Economia
Reti in rame e fibra, niente switch off anticipato. Gasparri riprova a chiedere soldi per gli investimenti in tlc ad Amazon &Co
Resta l'obiettivo prescritto dalla Ue che vede il passaggio a partire dal 2028, per l'80% degli utenti, con conclusione al 2030 per il restante 20%
Niente switch off anticipato, Gasparri riprova a chiedere soldi per gli investimenti in tlc ad Amazon &Co
Niente switch off anticipato dalle reti in rame a quelle in fibra. E dunque resta l'obiettivo prescritto dalla Ue che vede il passaggio a partire dal 2028, per l'80% degli utenti, con conclusione al 2030 per il restante 20%. In pratica quanto detto dall'associazione degli Internet provider è stato accolto anche se lo switch off avrebbe rappresentato un segnale molto forte. Il problema è che l'abbandono della rete in rame, sia Adsl che Fttc, ossia tutta in rame o dal cabinet all'abitazione, richiede un attento monitoraggio e rischierebbe di indebolire la concorrenza all'ingrosso e al dettaglio.
Infatti alcuni operatori potrebbero praticare tariffe interessanti per far passare i loro clienti alla fibra (ftth) al fine di mantenerli. Un altro scenario, ancora peggiore, potrebbe essere rappresentato dalla sostituzione delle reti in rame per la telefonia fissa e Internet con accessi a banda ultrlarga wireless come l'Fwa che usa diverse tecnologie tra cui anche le reti mobili 5G. Per questi motivi quindi si è preferito soprassedere alla misura per restare nel percorso già deciso dall'ue. C'è però un altro emendamento riproposto dal senatore Maurizio Gasparri, che è stato per un lungo periodo ministro delle telecomunicazioni. La norma è congeniata per costringere ii cosidetti gatekeepers, ossia le grandi società statunitensi che fanno business miliardari legati sopratutto all'uso dei dati sulle reti mobili, dove le tariffe di abbonamento sono drasticamente scese con amplissimi pacchetti di dati per navigare in rete, a versare un contributo agli operatori Tlc per la realizzazione di nuove reti fisse in fibra e mobili in 5G.
Ovviamente i sei gatekeepers designati dalla Ue nel Digital Market Act, ossia Alphabet (Google), Amazon, Apple, Bytedance (Tik Tok) Meta (facebook e Istagram) e Microsoft, hanno alzato un muro verso la proposta che era già stata dichiarata inamissibile lo scorso ottobre ma che è, da sempre, chiesta, anche a livello europeo, da tutti gli operatori specie dall'ad di Tim Pietro Labriola. “Al fine di rispettare il principio di equa concorrenza - è scritto nella proposta di Gasparri- e supportare la condivisione degli investimenti nell’implementazione delle reti di comunicazione elettronica, agli operatori di rete, è riconosciuto il diritto a ricevere una contribuzione per l’utilizzo delle stesse da parte di piattaforme online e motori di ricerca online di dimensioni molto grandi".
Ma quanto dovrebbero pagare? In questo caso l'ndividuazione dei criteri di riferimento per la determinazione dell'ammontare della contribuzione ancora non è chiara ma sarebbe affidata all'Agc Inoltre secondo l'emendamento "i soggetti utilizzatori devono comunicare a ciascun operatore di rete le previsioni di traffico, sia su rete mobile sia su rete fissa, che intendono sviluppare nell’anno espresse in Terabyte inviati e ricevuti da e verso la rete dell’operatore di comunicazioni elettroniche. I soggetti utilizzatori potranno rivedere ogni semestre, con un trimestre di anticipo, le previsioni di traffico qualora quelle fornite dovessero risultare sottostimate anche a causa dell’evoluzione dei servizi e della tecnologia”. Difficile che l'emendamento passi ma, non c'è dubbio, sarebbe un forte aiuto per gli operatori che si sfidano a colpi di tariffe sempre più basse.