Economia
Ast, il "grande vecchio" dell'acciaio su Terni. Anche Arvedi studia l'acquisto
JP Morgan incaricata da Thyssen per la vendita. Il 1° produttore a proprietà italiana del Paese ha partecipato alla fase di scambio di documenti con i tedeschi
Anche Arvedi si muove sull’Ast di Terni messa in vendita dai tedeschi di ThyssenKrupp. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, oltre al gruppo Marcegaglia che ha più volte esplicitato il proprio interesse per uno dei tre grandi poli della filiera italiana dell’acciaio (gli altri due sono Taranto e Piombino), anche il gruppo cremonese, primo produttore siderurgico a proprietà italiana a livello nazionale fondato dall'83enne Giovanni Arvedi, uno dei grandi nomi del vecchio capitalismo tricolore, sta studiando il dossier, partecipando alla fase di pre-data room per vendita dell’asset. Una fase gestita dalla grande banca d’affari JP Morgan, in cui il colosso tedesco fornisce documenti (scambio non completo) ai potenziali acquirenti e che è iniziata a metà aprile e che potrebbe durare da un minimo di un mese a un massimo di due. Dunque fino a metà maggio-metà giugno, a seconda del numero dei gruppi interessati.
Dopodiché partirà la vera data room con l’analisi completa di tutti i dati societari e la presentazione delle offerte non vincolanti, fase che durerà tutta l’estate al termine della quale verrà stilata una short list di soggetti che verranno invitati a formulare le proprie offerte vincolanti. L’aggiudicazione dovrebbe avvenire fra ottobre e novembre, prima comunque della fine dell’anno, perché ThyssenKrupp vuole deconsolidare l’Ast antecedentemente alla complilazione del nuovo bilancio.
A quanto risulta, a bussare alla porta della banca statunitense per guardare i conti del gruppo che nell’anno della pandemia ha chiuso con un passivo di quasi 157 milioni di euro, sono stati gli spagnoli di Acerinox, il colosso con base in Lussemburgo Aperam Steel, i sudcoreani di Posco, i cinesi di Baosteel, gli americani di United States Steel e i finlandesi di Outokumpu, vecchia conoscenza dei tedeschi che prima dello stop dell’Antitrust comunitario avevano provato nel 2012 a vendere l’Ast proprio al gruppo di Helsinki. Una presenza affollata, perché è tipico infatti in procedure come l’attuale nel settore siderurgico osservare i concorrenti, ancora non soggetti ad obblighi prima del bando di vendita, correre a prendere visione dei bilanci per capire la situazione dei diretti competitor.
Thyssen ha annunciato di voler vendere l’Ast quasi un anno fa e ora i circa 2.300 dipendenti del gruppo ternano, che nel weekend del primo maggio hanno partecipato alla grande manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil proprio nel sito umbro per celebrare la ricorrenza e mettere l'intero comparto della siderurgia italiana al centro dell'agenda sindacale nazionale, attendono di capire i loro destini. Su cui, come annunciato dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, pende anche il golden power dello Stato.
@andreadeugeni