Economia

Automotive, l'allarme dei sindacati: "Giorgetti ci convochi o sciopero"

di Andrea Deugeni

Dopo l'insoddisfazione per il mancato ingresso pubblico in Stellantis,cresce l'insofferenza per la crisi del settore stretto fra l'ex Fca e la "guerra dei chip"

Un’insofferenza maturata per l’inattivismo dello Stato, durante la gestione Patuanelli del Ministero dello Sviluppo economico, nel riassetto dell’azionariato di Stellantis, mentre il socio pubblico francese che, quando si tratta di tutelare l’occupazione e gli interessi transalpini, non si è fatto pregare due volte per fare entrare il braccio finanziario Bpi nel libro soci del nuovo colosso dell’auto italo-francese. Insofferenza che ora il forte calo della domanda di approvvigionamenti da parte di Stellantis e i problemi di fornitura di semiconduttori nell’indotto hanno portato al limite della sopportazione. 

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Nell'era Draghi, l'insoddisfazione dei sindacati dei metalmeccanici ora ha un destinatario ben preciso: Giancarlo Giorgetti, il nuovo titolare dell’ex dicastero dell’Industria. Fim, Fiom e Uilm hanno preso carta e penna per scrivere al Mise e chiedere l'apertura di un tavolo ad hoc per il settore automotive, visto che “la sola politica degli incentivi non è sufficiente a sostenerne il rilancio”.

Un tavolo (che pure Patuanelli aveva avviato senza arrivare a risultati) “non più rinviabile”, perché le grandi trasformazioni in atto e la crisi del mercato richiedono un intervento urgente e specifico per l'individuazione di un piano strategico che governi la transizione, ponga obiettivi e individui investimenti per il rilancio del settore e la tutela dell'occupazione. Secondo le sigle, la situazione sta diventando sempre più insostenibile, in ballo c'è il futuro di un settore strategico come quello dell’automotive, composto da oltre 2.200 aziende che occupano quasi duecentomila lavoratori. Un settore che la cui crisi rappresenterebbe un costo troppo elevato per il sistema economico nazionale.

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Sono mesi che, fanno sapere Fim, Fiom e Uilm, gli oltre 100 tavoli di crisi aziendali non vengono convocati dal Mise, nonostante le numerose richieste unitarie delle organizzazioni a Giorgetti. “Al Ministro - spiegano le sigle - dal suo insediamento, sono state inviate diverse sollecitazioni per la convocazione di incontri urgenti, a partire da Blutec dove il progetto di reindustrializzazione di Termini Imerese rischia di scomparire ancora prima dipartire se non vengono individuate con urgenza modalità e risorse per garantire la continuità occupazionale per gli oltre 700 lavoratori più l’indotto”. Dunque, i sindacati pretendono “risposte concrete in assenza delle quali si mobiliteranno con le lavoratrici e i lavoratori”.

Nel giorno in cui il leader Volkswagen ha annunciato la volontà di costruire sei fabbriche di batterie per le auto elettriche entro il 2030, nel mirino delle sigle c’è anche il Ministero della Transizione ecologica di Enrico Giovannini, vista la portata complessiva delle sfide portate in dote dalla trasformazione della mobilità. Secondo i sindacati, c’è ancora poco tempo per intervenire con una politica industriale ad hoc per l’automotive, a partire da Stellantis fino ad arrivare soprattutto alla sopravvivenza della filiera tricolore di fornitori.

Oltre al calo della domanda da parte del nuovo colosso dell’auto partecipato dagli Agnelli, Fiom, Fim e Uilm sanno che la macchina di riorganizzazione degli approvvigionamenti da parte di Stellantis si sta mettendo in moto e presto le scelte di Carlos Tavares potrebbero mettere in crisi l’intero sistema (qualche allarme è già arrivato lo scorso anno dai produttori piemontesi).

(Segue: i ritardi delle forniture per la guerra dei chip)