Economia
Autostrade,il nuovo piano è un'autoaccusa: 20 anni di investimenti al lumicino
I 5,4 mld di investimenti valgono oltre 3 volte quelli effettuati negli ultimi 4 anni. Fino al 2023 promette di investire il 70% di quanto speso dal 1997
Ci voleva lo spettro della revoca della lucrosa concessione autostradale per indurre i Benetton ad aprire il portafoglio. In fondo business is business e quando si tratta di quattrini (e la revoca eventuale ne farebbe perdere molti) allora meglio non temporeggiare. Neppure i 43 morti nel crollo del Ponte Morandi, occorso ormai un anno e mezzo fa, avevano messo tanta sollecitudine alla famiglia trevigiana. Ci voleva lo spauracchio della fine del business più redditizio dell’impero della famiglia veneta. Il nuovo piano industriale di Autostrade per l’Italia 2020-2023, approvato dalla società ieri a ridosso della pronuncia del Governo su un’eventuale fine della concessione, promette infatti una valanga di investimenti e di spese di manutenzione.
Un piano che è mea culpa (tardivo)
Di fatto diventa l’ammissione più esplicita dello strutturale sottodimensionamento degli interventi per la cura e l’efficienza della rete lungo tutti i 20 anni della gestione Benetton. Quasi un autogol. Ma pur di salvare la ricca rendita di posizione ecco i Benetton prodursi in un mirabolante piano di investimenti. Vediamoli: Autostrade promette per i 4 anni dal 2020 al 2023 di effettuare interventi complessivi per 7,5 miliardi. Di questi 5,4 miliardi in investimenti e 1,6 miliardi in manutenzione. Ebbene ecco il miracolo. I 5,4 miliardi di investimenti valgono oltre 3 volte quelli effettuati nei 4 anni appena trascorsi pari a solo 2,1 miliardi. Con un incremento record del 157% in 4 anni.
Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia
Per la manutenzione, sempre secondo il piano approvato ieri dal Cda di Autostrade, sono previsti 1,6 miliardi (sempre in 4 anni) con un aumento del 40% sui 4 anni appena passati. Un cambio di passo evidentissimo. Tanti soldi ora per opere e sicurezza: e prima? Segno però che fino a ieri Autostrade lesinava sulle opere. Non c’erano i soldi? Non c’erano sufficienti flussi di cassa? Al contrario Autostrade è il business più ricco per eccellenza dell’impero che sta sotto Edizione.
Basti scorrere i bilanci passati per rendersi conto dell’allocazione delle risorse. Di fatto Autostrade per gli investimenti spendeva una media di 500 milioni l’anno. Nel 2018 ha speso 593 milioni e 556 milioni nel 2017. Da quando ha la concessione quindi dal '97, e fanno più di 20 anni, Autostrade ha programmato 15 miliardi di investimenti, realizzando fino al 2018 poco più di 11 miliardi. Come si vede una media di mezzo miliardo l’anno. Tanti, pochi?
Mezzo miliardo all’anno per gli investimenti, meno dei dividendi staccati
Qualche numero aiuta a capire. Quei 500 milioni e poco più valgono il 12% dei ricavi totali annui del gruppo. E valgono nei fatti un po’ più della metà dei profitti netti. Autostrade solo negli ultimi 10 anni ha portato a casa utili netti per oltre 8 miliardi. E questo ovviamente dopo aver spesato ogni costo compreso investimenti e manutenzione. Autostrade è una gallina dalle uova d’oro strutturalmente. Tolti i costi incassa stabilmente come margine industriale 50 euro ogni 100 euro di ricavi. Paga gli interessi sul debito e gli ammortamenti e riesce a fare profitti netti per 20 euro medi ogni 100 euro incassati dai pedaggi.
Balza agli occhi anche la munifica politica dei dividendi. Che superano di gran lunga sia gli oneri sul debito che i costi d’investimento. Nel 2018 Autostrade ha staccato un dividendo per 525 milioni; e per 764 milioni nel 2017. Non solo ma sempre nel 2017, l’anno prima del crollo di Genova, la società ha staccato un assegno da 1,1 miliardi a favore della controllante Atlantia. L’anno prima della tragedia sono uscite dalle casse della società autostradale ben 1,8 miliardi solo in dividendi e riserve distribuite. Un valore pari a 4 volte gli investimenti di un anno.
Vista così Autostrade era una magnifica macchina da soldi. E più tieni bassi i costi per la tenuta della rete, più tieni alti dividendi e utili. Bastava modulare molto bene la fisarmonica dei costi per garantire rendite esplosive ai soci di Autostrade, di cui Edizione ha il 30%. Ora il nuovo piano promette di sanare la questione. La mole di soldi complessivi messi a disposizione per tenere efficiente e sicura la rete vale 1,9 miliardi l’anno.
In 4 anni Autostrade promette di investire il 70% di quanto ha speso nell’arco di vent’anni. Il tutto senza danneggiare più di tanto i conti, dato che quella spesa vale la metà dei ricavi totali annui. Certo occorrerà dimenticarsi, se quella spesa sarà reale, il tasso di redditività netta del 20% sui ricavi. E i dividendi dimagriranno. Ma tutto sommato si torna al mondo reale, non a quello drogato dalle alte tariffe garantite, dalle spese tenute al minimo indispensabile per accrescere oltre misura profitti e dividendi. Sarebbe solo la fine più che giustificata di un Bengodi ventennale immeritato per la famiglia di Ponzano Veneto.