Economia
Borse in rosso dopo il vertice turco e la Bce: Milano affonda a -4,2%
Altra seduta "rossa" per i listini europei dopo il nulla di fatto del vertice turco e la Bce. Preoccupa anche l'inflazione. Sale lo spread a 164 punti
La Borsa di Mosca rimane chiusa per il nono giorno di fila. Eni stoppa le forniture di petrolio
All'indomani di un rally che ha visto le Borse europee in rialzo di oltre sei punti (per Milano è stata la terza giornata migliore dal 2018), gli indici del Vecchio Continente chiudono la giornata in rosso. Lo stallo sui negoziati in Turchia tra Russia e Ucraina, l'inflazione americana al galoppo e la Bce che a sorpresa per contrastarla ha deciso di accelerare l'uscita dai piani di acquisto di asset mandano di nuovo al tappeto i listini europei. Ciò testimonia, spiega l'agenzia di stampa economica Radiocor, che la volatilità dei mercati non sembra conoscere tregua.
In attesa di novità dal vertice Ue di Versailles, infatti, nelle sale operative l'esito del meeting della Bce viene definito "molto più" da falco rispetto alle previsioni della vigilia, visto che i tassi restano invariati ma ora si ipotizza l'uscita anticipata dal Qe nel terzo trimestre (pur mantenendo ampia flessibilita'), mentre a febbraio la Bce aveva deciso una riduzione degli acquisti piu' lenta, spiega Radiocor. Una Christine Lagarde meno accomodante del previsto ha fatto registrare sul mercato obbligazionario un secco rialzo dei rendimenti dei bond dei Paesi europei, con lo spread BTp-Bund che ha chiuso sui 164 punti, dopo aver superato a tratti i 173 punti (dai 147 di ieri).
Il passo in avanti nella normalizzazione (ma 'graduale') della politica monetaria ha contribuito a fiaccare ancora di piu' i listini - piegando i comparti auto, tech e banche - gia' indeboliti dal flop nel dialogo tra i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina. Nel frattempo si registrano nuove fughe da Mosca, con la banca d'affari Goldman Sachs che ha deciso di lasciare il Paese. In questo clima di tensioni, geopolitiche e finanziarie, a Milano il Ftse Mib ha chiuso con una perdita del 4,2% con quasi tutti i titoli principali in territorio negativo.
Tra le poche eccezioni Tim (+3,3%) alle prese con un eventuale risposta del cda all'opa del fondo Kkr, e Leonardo (+1,5%) in vista di un incremento delle spese per la difesa annunciate da molti Paesi Ue. In fondo al listino tonfi generalizzati per Azimut (-11%) dopo i conti, Iveco (-7,7%) e le principali banche, da UniCredit a Intesa Sanpaolo, su cui pesa anche il faro acceso dalla Bce a livello continentale per valutare le conseguenze del conflitto ucraino sulla liquidita'.
Sul mercato valutario, l'euro guadagna leggermente terreno e passa di mano a 1,1006 dollari (da 1,0993 ieri in chiusura) e a 127,68 yen (127,31). Prosegue, infine, il rally del petrolio ma senza la volatilita' dei giorni scorsi: il Wti di aprile e' scambiato a fine seduta a 110,2 dollari (+1,3%) e il Brent di maggio a 113,1 dollari (+1,8%), mentre il gas naturale cala a 128 euro al megawattora (-18 per cento).
STOP FORNITURE RUSSE PER L'ENI/ Eni "ha sospeso la stipula di nuovi contratti relativi all'approvvigionamento di greggio o prodotti petroliferi dalla Russia". E' quanto afferma la societa', aggiungendo che "in ogni caso Eni operera' nel pieno rispetto di quanto stabilito dalle istituzioni europee e nazionali". |
Rimasta chiusa anche oggi la Borsa di Mosca (al nono giorno di stop dall'avvio della guerra in Ucraina), secondo quanto riferisce Cnn citando la Banca centrale russa.