Economia

Concessioni balneari: nuove gare dal 2024, ma è scontro nella maggioranza

Per i pentastellati è esclusa qualsiasi proroga alle concessioni già in essere. Salvini: “Indennizzi per chi lavora nel settore”

Spiagge e concessioni, nessun rinvio oltre il 2024

Nuovo round della complessa vicenda che riguarda il rinnovo delle concessioni balneari. C’è una certezza: che non saranno rinnovate oltre il 31 dicembre 2023. E su questo il governo non è disposto a fare passi indietro, complice anche una sentenza del Consiglio di Stato del novembre scorso che anticipa di 10 anni la proroga delle concessioni balneari, con scadenza fissata al 31 dicembre 2023. Il premier Draghi è stato categorico sul punto: non ci saranno altri spostamenti. 

“Le concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative già in essere continuano ad essere efficaci sino al 31 dicembre 2023 - scrive l'Adunanza plenaria del Consiglio -, fermo restando che, oltre tale data, anche in assenza di una disciplina legislativa, esse cesseranno di produrre effetti, nonostante qualsiasi eventuale ulteriore proroga legislativa che dovesse nel frattempo intervenire”.

Le gare dal 2024

C’è però un problema per nulla trascurabile: da mesi ormai il Disegno di Legge Concorrenza, all’esame del Senato, si è arenato sull’articolo 2. Come riporta il Corriere della Sera, infatti, si cerca da settimane una disciplina per lo sfruttamento economico delle spiagge italiane. Ma è più facile a dire che a farsi, come dimostrano i 226 sub-emendamenti presentati all’emendamento del governo, approvato a febbraio. 

Indennizzi e bandi: le posizioni

I terreni dello scontro sono dunque tre: gli indennizzi da corrispondere a quei gestori che dal 1° gennaio 2024 perderanno la concessione o la dovranno rinegoziare a prezzi più elevati; la definizione dei criteri di accesso alle gare; la mappatura delle concessioni e la revisione dei canoni. Lega, Forza Italia e Pd chiedono garanzie – per dirla con Matteo Salvini – per “quelle aziende italiane che hanno prodotto valore attraverso investimenti fatti in tanti anni”. Per Francesco Boccia del Partito Democratico è fondamentale “dare certezze alle decine di migliaia di aziende balneari e centinaia di migliaia di lavoratori”. 

E su questo, come riporta il Corriere, il governo è pronto a trovare un accordo con indennizzi rinforzati, legati al riconoscimento del valore economico dell’azienda che non dovesse riottenere la concessione. Ma la Lega chiede anche dei “paletti” per i bandi di gara, con una garanzia per chi in spiaggia, spiega Salvini alla fine del suo incontro con il premier, “ci lavora da una vita: vogliamo tutelare chi da quelle spiagge ha la primaria fonte di reddito”. Da qui l’idea di concedere una sorta di prelazione a chi abbia avuto in precedenza una concessione balneare. Di segno opposto la visione dei Cinque Stelle che ribadiscono, per bocca del senatore Mario Turco, di rimanere “fermi all’emendamento del governo. Il problema va risolto il prima possibile”. 

Bernini (Fi), 'accordo possibile per tutelare italianità

“Sui balneari troveremo un accordo, come sul catasto, ricercando un equilibrio tra la necessità di indire le gare previste dalla Bolkenstein e la tutela delle aziende italiane, soprattutto le imprese familiari, che hanno fatto negli anni investimenti onerosi sulle spiagge. Bisogna assolutamente scongiurare il rischio di una colonizzazione selvaggia che stravolgerebbe un’industria che è diventata un fiore all’occhiello della nostra offerta turistica. Occorre anche un’attenta vigilanza per evitare speculazioni e infiltrazioni della criminalità internazionale nelle gare. Non si tratta di un arroccamento corporativo, ma della tutela di un’eccellenza nazionale”. Lo scrive in una nota Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.

 


 

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