Economia
Credit Suisse, la Bce si interroga sui tassi: si rischia l'effetto domino
La Banca centrale potrebbe decidere per un restringimento di "soli" 25 punti e non di 50 per evitare l'effetto cascata
In realtà quella di Credit Suisse è una lunga storia fatta di scandali e passi falsi che non vengono cancellati dai rassicuranti dati di fine 2022, quando la banca vantava un Cet1 ratio alla rassicurante soglia del 14,1% e un Liquidity coverage ratio medio 1 del 144%, che poi è addirittura migliorato fino a sfiorare il 150%.
La Bce, intanto, ha subito drizzato le antenne, provando a verificare l’esposizione di tutto il settore bancario europeo nei confronti di Credit Suisse. L’istituto elvetico dichiara 12 miliardi di euro di debiti bancari nel bilancio 2022, ma almeno sul fronte italiano pare che le partite siano limitate. Certo, preoccupa il calo dei titoli del settore del credito nostrano, pari al 15% in tre giorni, anche se arrivato dopo un lungo periodo di vacche grasse (il 37% in più nell’ultimo semestre). In tutti i casi, gli enti bancari del Bel Paese appaiono al momento ben corazzati sul fronte dei liquidity coverage ratio.
Ma il vero dilemma per Francoforte è un altro e riguarda i tassi di interesse. Bisogna continuare a fare la guerra senza quartiere all’inflazione o serve fare attenzione alla stabilità finanziaria? Il sistema bancario dell’area euro è più forte da quando nel 2014 è stato creato il Single supervisory mechanism (Meccanismo di vigilanza unico), ma ancora manca un vero mercato unico dei capitali e soprattutto un sistema europeo di assicurazione dei depositi.