Economia
Energia, Cingolani accelera sullo stop: "Dal 2023 indipendenti dal gas russo"
Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani dal palco del festival Green & blu ribadisce l'impegno sul fronte diversificazione energetica
Energia e transizione green, Cingolani: "Rispetteremo la promessa del 55% di decarbonizzazione rispetto al 1990 globale"
Nel giorno in cui approda in plenaria a Strasburgo il pacchetto Fit for 55 per l’azione climatica e all'indomani della giornata mondiale dell'ambiente 2022, il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ribadisce l'impegno italiano sul fronte diversificazione energetica, aprendo alla possibilità di uno stop alla dipendanza dal gas russo, già a partire dal prossimo anno.
"Per il secondo semestre del 2024 possiamo dire che non prenderemo più gas russo", ha ribadito il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani intervistato dal direttore di Repubblica Maurizio Molinari al festival Green & blu del gruppo Gedi ricordando che "sono stati siglati accordi con sei stati africani per circa 25 miliardi di metri cubi che rimpiazzano i 29-30 russi". Le forniture ci saranno "in parte quest'anno, 18 miliardi l'anno prossimo per arrivare a circa 25 dal 2024".
Nel ricordare che saremo indipendenti dalle forniture di gas russo "nell'arco di 30 mesi, mantenendo la rotta di decarbonizzazione al 55%, cosa non scontata e che in questo momento credo solo l'Italia in Europa puo' dire di essere in grado di fare", Cingolani ha spiegato che "queste nuove forniture che sono diversificate consistono in circa metà gas che viene immesso direttamente nei nostri gasdotti, che vanno da sud a nord, e un'altra metà di gas liquefatto che viene portato per nave".
"Per utilizzare questo gas liquefatto che va trasformato in gas a sua volta porteremo al 100% della capacità gli attuali tre rigassificatori italiani che lavorano al 60%, perchè d'estate lavorano di meno, e installeremo due rigassificatori nuovi però galleggianti, quindi reversibili".
"E' importante, ha fatto notare il ministro, che rimpiazziamo 30 miliardi di metri cubi con 25 miliardi di metri cubi, gli altri 5 sono risparmiati sin d'ora grazie all'aumento delle rinnovabili che in questo momento stanno salendo molto rapidamente e a una politica di risparmio assolutamente non draconiana che è sempre giusto fare".
Al G7 di Berlino, dei ministri dell'energia, dell'ambiente e del clima, l'indicazione condivisa da tutti è di accelerare il percorso sulla decarbonizzazione" che secondo gli accordi più recenti di Parigi che prevede "la promessa del 55% di decarbonizzazione rispetto al 1990 globale, in realtà dove si può lavorare molto è sull'energia elettrica che ora è in larghissima misura prodotta bruciando gas e carbone in molti paesi".
Energia, Cingolani: "Puntare non solo sulle rinnovabili, ma anche su idroelettrico e geotermico"
Precisa che "uno dei frutti bassi pendenti da raccogliere di cercare di aumentare fortemente le rinnovabili, non solo solare ed eolico ma aggiornare gli idroelettrici, ci sono geotermico, biomasse, carburanti sintetici, si può fare moltissmo comunque imperativo è togliersi dai piedi il carbone con cui si fanno funzionare le vecchie turbine e quantomeno sostituirlo con il gas da subito, cosa che l'Italia ha già fatto da molto tempo".
"La vera sfida della transizione ecologica è che deve essere anche giusta e il problema è come misurare la giustizia. Andare troppo veloci, e si potrebbe in certi casi, faremmo un massacro sociale; andare troppo piano sarebbe un massacro ecologico, persino piu' pericoloso perche' globale. Questa è una maratona, non è una gara di cento metri. Il Pnrr ci da' 5 anni, e ricordiamoci che la transizione si misura al 2050 con net zero.
Energia, Cingolani: "Pnrr opportunità da sfruttare al meglio"
Cingolani ha spiegato che i cinque anni del Pnrr "sono come il motore che fa partire un missile, deve dare la giusta accelerazione e la giusta traiettoria. Speriamo di fare un buon lavoro. Dopo però, per gli altri cinque sesti del percorso, questo missile dovrà andare con le sue forze e il suo pilota e trovare la rotta giusta e variarla, se necessario, in funzione degli imprevisti", come ora è stata la guerra, "o delle nuove tecnologie.
"Dobbiamo metterci in condizione di poter guidare questa macchina complessa, la transizione, nei 25 anni che vengono dopo il Pnrr. Questa e' la vera sfida, li' vedremo se avremo lavorato bene senza aver fatto massacro sociale".
"Ci sono alcuni gruppi che prendono delle posizioni tecnicamente indifendibili, di recente è circolata una ipotesi secondo cui è possibile installare 60 Gigawatt di potenza rinnovabile in tre anni, in prevalenza solare ed eolico, perche' su altre fonti gli stessi rinnovabilisti ci dicono che ci vuole piu' tempo per l'installazione. Possiamo anche fare un'accelerazione, si voleva un commissionario con pieni poteri che saltasse tutte le regole autorizzative, ma non basta mettere l'impianto, ci vuole un adeguamento a livello di accumulazione e di rete".
Energia, il pacchetto clima Fit for 55 approda in plenaria al Pe di Bruxelles
Inoltre, nella gioranta di oggi il Fit for 55 per l’azione climatica è approdato in plenaria a Strasburgo. Gli eurodeputati discuteranno martedì la loro posizione negoziale su otto proposte del maxi piano Ue (presentato il luglio dell’anno scorso) per ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Nel dettaglio, le proposte in esame riguardano la riforma dell’Ets, il sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Ue, compresa la revisione dell’Ets per il trasporto aereo e la compensazione e riduzione delle emissioni di carbonio del trasporto aereo internazionale (Corsia). Viene prevista l’eliminazione più rapida delle quote gratuite per le industrie e l’inclusione, in un secondo momento, dei cittadini nel sistema Ets 2 che riguarderà gli edifici commerciali e il trasporto. Su questo punto gli europarlamentari sono ancora molto scettici e non è detto che si riesca a trovare la maggioranza.
La quarta proposta riguarda il Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere Ue, una carbon tax per disincentivare le imprese dell’Ue dall’eludere l’Ets con la delocalizzazione extra Ue. La quinta proposta riguarda le emissioni di gas a effetto serra in altri settori, ossia la cosiddetta condivisione degli sforzi che stabilisce riduzioni annuali vincolanti delle emissioni per gli Stati membri e che attualmente regola circa il 60% delle emissioni. L’obiettivo obbligatorio di taglio delle emissioni è stato portato dal 30 al 40% entro il 2030 con target nazionali che vanno dal 10 al 50%. L’obiettivo italiano passerebbe dal taglio del 33% al 43,7%.
E ancora: la sesta proposta riguarda gli standard di emissioni di Co2 per auto e furgoni. In particolare, gli eurodeputati appoggiano l’obiettivo di zero emissioni per auto e furgoni dal 2035; propongono di rimuovere il meccanismo di incentivazione per i veicoli a emissioni zero e basse, in quanto non più utile al suo scopo originale; di ridurre gradualmente il tetto per l'ecoinnovazione, in linea con gli obiettivi più severi proposti (il limite esistente di 7 g di CO2/km dovrebbe rimanere fino al 2024, seguito da 5 g dal 2025, 4 g dal 2027 e 2 g fino alla fine del 2034) e prevedono una relazione della Commissione, entro la fine del 2023, che dettaglia la necessità di finanziamenti mirati per garantire una giusta transizione nel settore automobilistico, per mitigare l'occupazione negativa e altri impatti economici.
Infine le due ultime proposte riguardano l’uso del suolo e il fondo sociale per il clima, a sostegno delle persone più colpite dalla povertà energetica e di mobilità per aiutare a far fronte ai maggiori costi dovuti alla transizione energetica.