Economia
Follia Ue: ci chiede di ridurre il debito ma vuole che spendiamo in armi
Tra il 2 e il 3% del Pil dovrà essere valorizzato per rispettare i neo-reintrodotti paramenti debito-Pil o per la quota Nato
Banca centrale europea e tassi
Uno degli elementi che ha fatto sperare, almeno per qualche mese, che la austerity europea fosse cosa del passato è stata la scelta della Banca Centrale Europea (Bce) di divenire compratrice di bond dei singoli stati. Di fatto un’operazione che ha dato respiro a tutti quegli stati, Italia compresa, che avevano un po’ di debito sovrano in vendita. È stata un’operazione di grande respiro internazionale che, almeno per un po’, ha fatto intravedere una visione europea finanziaria volta a incentivare la crescita tramite la condivisione del debito dei singoli stati.
Quell’esperimento è terminato. A marzo Christine Lagarde, presidente della Bce, ha fatto presente che, stante la fine del programma di acquisti di bond europei, la sua banca non avrebbe alzato subito i tassi. Lagarde è stata di parola: i tassi sono stati aumentati, e continuano ad essere aumentati, a partire dal dicembre 2022; in parallelo con le operazioni della Fed americana. Inutile dire che un aumento del costo del denaro ha avuto un effetto a cascata: le banche centrali di ogni stato europeo si sono adeguate andando a stringere i cordoni della borsa alle singole banche retail.
Ricordiamoci che abbiamo appena vissuto un momento di crisi finanziaria industriale, causata dal supporto finanziario bellico all’Ucraina e la guerra economica alla Russia (storico fornitore di materie prime a prezzi economici ai membri UE). Aumentare il costo del denaro sta implicando un raffreddamento del settore immobiliare (mutui e simili) e un rallentamento del settore manufatturiero (già colpito dai prezzi delle materie prime). La Germania in questi giorni registra una recessione e l’Italia, pur con un outlook positivo, ha appena confermato una rallentamento della crescita.