Economia

Gdf sequestra beni per 8,5 milioni all'ex presidente del Siena calcio

I reati contestati per il crac del Siena. Video

La Guardia di Finanza di Siena ha sequestrato beni per oltre 8,5 milioni di euro all'ex presidente della A.C. Siena, Massimo Mezzaroma, all'esito delle indagini concluse nei confronti della squadra di calcio senese, condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Siena, sotto l'egida della locale Procura della Repubblica. Ravvisate ipotesi di reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale mediante distrazioni di denaro; bancarotta fraudolenta mediante false comunicazioni sociali; bancarotta fraudolenta per pagamenti preferenziali. Al presidente della societa' ora in fallimento, sono stati contestati altresi' reati fiscali per dichiarazione fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed omessi versamenti di imposte, nonche' il reato di accesso abusivo al credito.

La Guardia di Finanza ha eseguito in questi giorni, le notifiche degli avvisi di conclusione delle indagini nei confronti di undici indagati, contestualmente all'esecuzione delle procedure di sequestro di beni immobili e disponibilita' finanziarie. I sequestri sono stati disposti dal Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica di Siena, per le ipotesi di reati tributari emerse nel corso delle attivita' ispettive eseguite dalla Gdf nei confronti della societa' calcistica: in particolare, mascherando da cessione di ramo d'azienda la cessione di un bene immateriale, venivano fraudolentemente sottratti all'imposizione fiscale elementi attivi assoggettabili ad Iva, per oltre 20 milioni di euro.

Le misure cautelari reali sono state applicate alle disponibilita' finanziarie rinvenute sui conti correnti, nella forma per equivalente, su immobili ubicati a Roma, e sulle quote di partecipazione da questi detenute su alcune societa' del gruppo. La societa' calcistica a distanza di alcuni mesi dalla mancata iscrizione al campionato, dopo aver tentato la strada del concordato preventivo, rigettato dal Tribunale di Siena per mancanza di garanzie, era stata dichiarata fallita. Nel frattempo erano gia' partite le indagini, disposte e coordinate dalla Procura della Repubblica di Siena e delegate al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Siena, per le ipotesi, poi confermate, di reati fallimentari, tra cui bancarotta preferenziale e fraudolenta per distrazione e ricorso abusivo al credito.

A insospettire gli inquirenti era stata un'operazione di cessione del marchio 'Ac Siena' ad una nuova societa', con sede a Roma, creata appositamente per quell'operazione e di fatto mai operante. La societa' acquirente, neocostituita, ha attinto le disponibilita' finanziarie per l'oneroso investimento dalla Banca Monte dei Paschi di Siena che a fronte della sola garanzia dello stesso marchio (sopravvalutato in 25 mln a fronte di un valore effettivo, stimato da perizia giurata, tutt'al piu' 4/5 mln) ha erogato alla nuova societa' un prestito di 22 mln. Contestualmente alla cessione del marchio, la societa' acquirente ha stipulato un contratto di affitto del marchio stesso, con la Ac Siena che, quindi, per utilizzare il proprio marchio si ritrovava a pagare un canone mensile, di valore pari alla rata del mutuo che la newco doveva restituire alla Banca Mps finanziante l'operazione.

Sulla base di cio' si e' contestata l'esecuzione dell'operazione perche' finalizzata a consentire alla societa' calcistica Ac Siena un finanziamento che altrimenti non avrebbe potuto ottenere, a causa del grave stato di dissesto economico in cui versava: il bilancio 2010-2011 riportava gia' perdite per oltre 20 mln. Negli anni successivi la societa' non e' intervenuta con operazioni di ricapitalizzazione, perseverando nella prosecuzione dell'attivita' sportiva, nonostante le gravi difficolta' finanziarie, mascherate nei bilanci, fatti apparire solidi agli stakeholders e riuscendo cosi' a rientrare nei parametri gestionali imposti dalla Lega Calcio per l'iscrizione ai campionati professionistici, fino al campionato 2013-2014. Tra i vari artifizi contabili escogitati, anche l'indebita iscrizione nel bilancio al 30 giugno 2013, degli introiti relativi al c.d. 'Paracadute finanziario', vale a dire l'indennizzo previsto dalla Lega calcio di serie A per le societa' retrocesse dal campionato di serie A a quello di serie B.