Economia

I Brics vogliono un posto al sole. L’Occidente vacilla: tensioni globali

di Marco Scotti

L’unica soluzione è applicare l’equilibrio di nash: ecco cos’è

L’intento, per nulla nascosto, è di costruire un contro-G7 che possa spostare il baricentro del globo dal mondo Occidentale a quello asiatico. Russia, Cina e India insieme raccolgono oltre tre miliardi di persone e se si aggiungono anche Brasile e Sudafrica si assomma poco meno della metà della popolazione globale. Le richieste per entrare nei Brics sono complessivamente 22, ma fanno molto riflettere quelle degli Emirati Arabi Uniti, dell’Arabia Saudita e dell’Iran. I primi due rappresentano due potenziali bombe a orologeria: la transizione elettrica e il progressivo abbandono dei combustibili fossili non potranno certo fare piacere a Paesi che poggiano le loro economie (molto floride per alcuni) proprio sul petrolio. E c’è da scommettere che verranno cercate contromisure anche pesanti per impedire la marginalizzazione degli Emirati e dell’Arabia. L’Iran poi rimane un’incognita: stato canaglia da punire? Nuova frontiera di scontro per l’atomica? Bisogna indagare e sorvegliare.

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Il terzo motivo d’interesse del forum dei Brics riguarda proprio questi Paesi che hanno iniziato a rallentare nella loro crescita economica. Nel 2022 il disavanzo tra l’incremento della ricchezza globale e quella dei Brics è stata appena dello 0,2%, mentre nei due decenni precedenti i Brics erano cresciuti del +4,7% e +3%, rispettivamente, di più che l'economia mondiale. Una frenata in parte dovuta al Covid, in parte anche a un fisiologico rallentamento perché la crescita infinita, appunto paradigma capitalista, è un miraggio.