Economia
Innovazione: Italia dietro la lavagna, ma eccelle nella ricerca scientifica
Ambrosetti: il nostro Paese va male negli investimenti in ricerca e sviluppo e deve accelerare per sfruttare le opportunità tecnologiche
Italia bocciata in innovazione
Non si può dire che sia una grande sorpresa, ma leggerlo fa sempre male: l’Italia si posiziona al quintultimo posto su 22 Paesi avanzati per quanto concerne l’ecosistema dell’innovazione. È quanto emerge dal Rapporto 2022 “Super Smart Society: verso un futuro più sostenibile, resiliente e umano centrico”, realizzato dalla Innotech Community di The European House – Ambrosetti. Il che significa che parole d’ordine come robotica, bioeconomia, metaverso, digitalizzazione della PA, decarbonizzazione e transizione ecologica sono le sfide da cui partire per sfruttare le opportunità di una Super Smart Society e sviluppare nei prossimi anni una società sostenibile, resiliente e umano centrica. E, ulteriore smacco, Germania e Francia sono in netto vantaggio rispetto a noi.
Il risultato della survey Ambrosetti
Stando all’aggiornamento dell’Ambrosetti Innosystem Index (AII), nell’ecosistema dell’innovazione l’Italia si trova nelle retrovie, posizionandosi in quintultima posizione (al 18esimo posto con un punteggio di 3,3). Al primo posto emergono gli Stati Uniti, con un punteggio di 5,1 e al secondo posto, Israele, Germania e Austria con un punteggio di 4,6. Tra gli elementi fondamentali gli investimenti in ricerca e sviluppo. La Germania è avanti in Europa con 105,9 miliardi, più di quattro volte quelli dell’Italia (25,4 miliardi di Euro). Considerando il contesto mondiale e rapportando gli investimenti in R&S al pil, l’Italia non rientra nella top 15 mondiale, posizionandosi al di sotto della media UE27 (2,2%) con l’1,5% del PIL destinato alla ricerca.
Promossi in qualità della ricerca accademica
Bene per quanto riguarda l’efficienza e la qualità della ricerca accademica: l’Italia si conferma un’eccellenza con 1.594 citazioni ogni 100 ricercatori. D’altra parte risulta critica la capacità di tradurre l’eccellenza scientifica in valore economico e industriale attraverso la registrazione di brevetti (19° posto) e male anche per quanto riguarda il tasso di mobilità netta degli studenti, rispetto al quale si posiziona come ultimo Paese con un saldo netto positivo tra studenti in entrata e studenti in uscita.
L’AII 2022 ha misurato infine la capacità di un ecosistema di proteggere l’innovazione prodotta e di trasformare le idee innovative in nuove realtà di business. Considerando il numero di start-up rapportato per milione di abitanti di ciascun Paese, a livello Ue si registra il primato dell’Estonia con 865 start-up/milione di abitanti, mentre l’Italia si attesta nella seconda metà della classifica con 234 start-up/milione abitanti: un valore comunque superiore alla media dell’UE (190 start-up/milione di abitanti).
Al 31 dicembre 2021, l’Italia conta 14.077 start-up innovative iscritte al registro delle imprese, la maggior parte delle quali (75,7%) opera nei servizi alle imprese. I due poli più importanti del Paese si confermano Roma e Milano, dove sono localizzate rispettivamente il 18,7% e il 10,9% delle startup totali. Il Rapporto tiene conto infine dei dati che emergono dal Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione Europea: nel 2021 l’Italia è al di sotto della media UE di 5,18 punti. Nei prossimi anni, sarà quindi fondamentale avere una programmazione efficace e maggiori investimenti specialmente per quanto riguarda Human Capital, Connettività, Servizi pubblici digitali e Integrazione di tecnologie digitali.
De Molli: “Ci sono grandi opportunità da cogliere”
“Dal rapporto emerge un’Italia con alcuni importanti punti di forza, come la bioeconomia e la capacità dei nostri ricercatori di produrre eccellenza scientifica, ma allo stesso tempo frenata e con grandi opportunità da cogliere per quanto riguarda la capacità di costruire un solido ecosistema dell’innovazione, condizione essenziale per accelerare il cammino verso lo sviluppo sostenibile e la Super Smart Society”, spiega Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House - Ambrosetti. “Per fornire una bussola per la business community e i policy maker e guidare le future scelte strategiche del Paese in ambito innovazione, nel Rapporto avanziamo quattro proposte programmatiche. Innanzitutto, bisogna orientare le risorse del PNRR verso progetti in grado di massimizzare il potenziale di innovazione che già esiste nel Paese. In secondo luogo, creare un meccanismo virtuoso per tradurre il nostro primato di ricerca scientifica in innovazione concreta, affidando un ruolo chiave agli Uffici di Trasferimento Tecnologico. È necessario poi trasformare l’Italia in un ‘Paese per Unicorni’, promuovendo riforme a sostegno dell’imprenditorialità innovativa e dei finanziamenti di Venture Capital. Lanciare, infine, un New Deal delle competenze per preparare i cittadini e le aziende italiane di oggi e di domani a prosperare in una società digitale e sostenibile”.