Economia
Istat, giù le stime di crescita: pesano guerra e inflazione
Per l'Istituto il Pil in Italia continuerà a crescere sia nel 2022 del 2,8% sia nel 2023 dell'1,9% seppur in rallentamento
Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento. L'attuale scenario fornisce un aggiornamento delle stime per il 2022 diffuse a dicembre scorso, elaborate dunque prima dell'inizio del conflitto.
A influenzare le stime il ridimensionamento del commercio mondiale (da +6,4% a +4,9%), un deprezzamento del tasso di cambio dell'euro rispetto al dollaro (da 1,18 a 1,04) e un rialzo delle quotazioni del petrolio (da 70,4 dollari al barile a 101,4).
Tra i principali blocchi alla crescita c'è la corsa dell'inflazione, che dovrebbe proseguire nei prossimi mesi per poi attenuarsi, anche se con tempi e intensità ancora incerti. A trainarla al momento sono le voci energetiche, che in Italia segnano +42,2% a maggio, rispetto a 45,2% del primo trimestre. In media nel 2022 il tasso di variazione del deflatore della spesa delle famiglie è previsto in crescita (+5,8%, +1,7% nel 2021) mentre il deflatore del Pil segnerà un incremento più contenuto (+3,4%, +0,5% nel 2021).
Se le pressioni al rialzo dei prezzi delle materie prime si riveleranno più contenute e con una stabilizzazione delle quotazioni del petrolio e del cambio, il prossimo anno l'inflazione potrebbe subire una parziale decelerazione. Nel 2023, il deflatore della spesa per consumi delle famiglie e quello del Pil sono previsti in crescita rispettivamente del 2,6% e 2,0% in media d'anno.