Economia
John Elkann pronto a vendere i suoi giornali: ecco che cosa ha in mente
Exor ha avviato una strategia di riconversione e vuole puntare sul lusso, il segmento che garantisce i margini migliori
La nuova strategia di Exor
Che cosa è cambiato? Davvero un imprenditore come Elkann, con un cognome così “pesante”, ha pensato che potesse impedire l’inevitabile calo delle copie vendute? Perché ormai Repubblica è stabilmente sotto le 100mila copie e ogni mese si gioca il secondo posto dietro al Corriere con l’agguerrito Sole 24 Ore. Dunque: davvero Elkann non aveva qualcuno che gli spiegasse che cosa stava succedendo nel nostro Paese? Anche perché con il vento politico progressivamente mutato fino a conferire il 30% dei voti a Fratelli d’Italia, il tono e il pubblico di Repubblica rischiava di diventare sempre più marginale. Non sarà piuttosto che Elkann, che da tempo ha avviato una profonda riconversione delle partecipazioni del gruppo, avesse bisogno di “accomodare” alcune voci che potevano essergli ostili come L’Espresso e, appunto, Repubblica?
La storia d’altronde è piuttosto nota. Exor e Cnh Industrial sono stati quotati anche alla Borsa di Milano prima di migrare verso l’Olanda. Ma la famiglia Agnelli-Elkann, che di Exor rimane il fulcro, non è esattamente una famiglia qualsiasi e, dal Dopoguerra in poi, ha legato indissolubilmente il suo nome a quello del nostro Paese. Gli incentivi realizzati dal governo Prodi alla fine degli anni ’90 furono fatti per permettere alla Fiat di rimanere in piedi. E il legame a doppio filo è rimasto, tant’è che Fca – prima di trasformarsi in Stellantis – ha beneficiato di oltre 6 miliardi di euro di aiuti durante la pandemia. Insomma, non si può pensare che si muova in totale autonomia.
Né, però, si può immaginare che vicende così importanti per il nostro Paese non diventino oggetto di parecchie critiche. Ed è quindi meglio riuscire ad avere una parte della stampa – tradizionalmente avversa – dalla propria parte. Per quanto riguarda i conti, d’altronde, la situazione è molto complessa: nei primi 6 mesi di quest’anno, Exor racconta che Gedi ha avuto perdite dalle attività operative per 22 milioni di euro, il doppio rispetto al passivo di 12 mesi prima. Il fatturato semestrale è sceso di altri 10 milioni dai 248 del 2021 ai 238 di giugno scorso.