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Economia
John Elkann pronto a vendere i suoi giornali: ecco che cosa ha in mente
John Elkann

Exor e il nuovo polo del lusso

Ma c’è molto di più. Da tempo Exor sta iniziando una progressiva dismissione di asset ritenuti non strategici. È il caso di Marelli o di PartnerRe, che hanno permesso ai soci di incassare lucrose plusvalenze. In molti ritengono che la famiglia Agnelli stia iniziando a guardarsi intorno anche per capire che cosa fare della propria partecipazione in Stellantis. Attualmente Exor è il primo azionista dell’azienda nata dalla fusione tra Fca e Psa. Ma i pesi sono sbilanciati verso i francesi: il ceo Carlo Tavares è espressione di Psa e il board si compone di undici membri di cui sei sono di emanazione francese. Senza contare che lo stato, attraverso una quota in Psa, è un azionista di peso ed è quindi naturale che faccia sentire il suo peso specifico. Il tutto senza contare le vicissitudini di casa Juve. 

Elkann ha un sogno neanche troppo nascosto: fare di Exor una sorta di LVMH (o Kering) e competere nel mercato del lusso. Il motivo non è neanche difficile da comprendere. Il segmento è stato il primo a ripartire dopo la pandemia, sostanzialmente non conosce crisi perché si rivolge a una platea di top spender che non temono aumenti dei prezzi, malattie, guerre o crisi economiche. Secondo Deloitte Il fatturato generato nel 2021 dalle vendite dei beni di lusso dei primi 100 gruppi mondiali è stato pari a 305 miliardi di dollari, 53 miliardi in più del 2020 e 24 miliardi oltre i livelli pre pandemia Covid,rispetto a cui la crescita è dell'8,5%. A tassi di cambio costanti, i primi 100 player hanno complessivamente visto una crescita del 21,5% con un profit margin del 12,2%. 

Non è dunque difficile capire perché la holding della famiglia Agnelli detiene già una partecipazione in Louboutin, mitologico marchio di calzature francese: ha investito 541 milioni a marzo per una quota del 24% e la possibilità di collocare due membri (su sette) del cda; e ne ha una anche in Shang Xia, griffe cinese che conta tra gli azionisti anche Hermes, per il cui 77% ha investito 80 milioni. 

Tornando ai media: l’impressione è che Elkann si aspettasse, da un lato, che la “presa” di alcuni prodotti fosse decisamente maggiore sull’opinione pubblica. Dall’altro ha anche capito che si tratta di un business poco futuribile da cui è meglio uscire rapidamente, per potersi concentrare su altro. Curioso, però, che abbia scelto di smantellare – in via ufficiale – le testate locali, che rimangono quelle con la maggior platea di “aficionados”. La riconversione del gruppo Exor è ormai avviata. 

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