Economia

Kunze-Concewitz, chi è il top manager che ha reso Campari una multinazionale

di Lorenzo Goj

Dopo 17 anni, il Ceo lascia la poltrona a Matteo Fantacchiotti. Ecco la storia del top manager all'interno del gruppo Campari, il ritratto

Le 27 acquisizioni, i record e il maxi-bonus all'uscita di 30 milioni di euro. Campari, il ritratto di Robert "Bob" Kunze-Concewitz

Diciassette anni “di amore” sono difficili da dimenticare. Soprattutto per una storia di successo come quella di “Bob Kunze-Concewitz, Amministratore delegato di Campari dal 2007.  Il top manager, il quale nel corso dell’anno passerà il testimone a Matteo Fantacchiotti ricevendo un maxi bonus di 30 milioni di euro che, sommandosi al suo compenso annuale, arriverà a sfiorare i 35 milioni di euro totali percepiti, lascerà un’eredità di traguardi aziendali difficilmente replicabile.

L'impatto del top manager austriaco (ma nato in Turchia)

Sotto la guida del manager austriaco (ma nato a Istanbul), l’azienda è cresciuta di circa tre volte in termini di vendite e utili netti. Quando si sedette per la prima volta sulla poltrona di Ceo del gruppo - all'epoca già tra i leader italiani del settore beverage – i conti che Kunze-Concewitz si trovò davanti non erano affatto scadenti: vendite nette per 932,4 milioni di euro, un totale di 117 milioni di utile netto e un indebitamento finanziario pari a 379 milioni di euro.

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In termini borsistici, invece, Campari si era quotata già da qualche anno, precisamente nel 2001. All’epoca dell’arrivo dell’austriaco, la capitalizzazione del gruppo era pari a poco più di 2 miliardi e 340 milioni di euro.

Risultati tutt’altro che simbolo di un’azienda sofferente. Ma in pochi mesi (si era insediato a maggio), il nuovo Ceo austriaco riuscì comunque a stupire dirigenti e consiglio di amministrazione portando a casa risultati ancora migliori, facendo crescere vendite (957 milioni), utile (125 milioni) e riuscendo ad alleggerire, invece, l’indebitamento (288 milioni). La capitalizzazione in Borsa, a oggi, 12 aprile 2024, sfiora gli 11,1 miliardi di euro.

Numeri, questi, che rappresentano circa un terzo dell’odierno risultato finanziario. Al 2023, ultimo anno pieno sotto la guida di Kunze-Concewitz, le vendite sono a passate a 2,91 miliardi di euro, mentre l’utile netto ha chiuso a 332 milioni secondo il bilancio del 2023 approvato dal Cda.

Da big italiana a multinazionale, i segreti della strategia

Dal 2007, il marchio di Campari ha vissuto un’espansione di grande importanza, fino a guadarsi il meritorio titolo di multinazionale. Per riassumere, la strategia del top manager per trasformare il brand in una vera e propria multinazionale è passata da ben 27 acquisizioni in poco più di 15 anni per un totale di 3 miliardi di euro di investimenti. A guidare il tutto, la volontà di diversificare la tipologia di prodotti e “conquistare” i mercati di tutto il mondo.

Le acquisizioni che hanno cambiato la storia di Campari

Per citarne alcuni, il Ceo, già abbastanza confidente per prendere scelte decisive per l’azienda, con un impegno finanziario di 433 milioni di euro nel 2009 completò l’acquisizione dell’americana Wild Turkey, detentrice dell’omonimo bourbon e del marchio American Honey, rafforzando ulteriormente la sua presenza nel mercato statunitense delle bevande alcoliche.

Successivamente, volendo puntare sui liquori di lusso, il gruppo scommise sulla Maison Grand Marnier, rinomata per il suo liquore all'arancia e altri prodotti premium, aumentando la sua presenza nel mercato dei liquori di primissimo livello.

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Successivamente, più avanti negli anni, Kunze-Concewitz capì che una nuova bevanda, dopo un’esplosione di popolarità, stava facendo girare la testa a tutto il mondo: il gin. Così, per circa 80 milioni di euro mise in portafoglio la londinese Bulldog Gin.

Ma non solo gin e bourbon di livello, Campari capì che non era abbastanza. Arrivo così l’arrivo di due nuovi acquisti: la Maison La Mauny e la Maison Trois Rivières, due rinomate distillerie di rum situate nelle Antille Francesi, ampliando così la sua presenza nel mercato dei rum premium.

Infine, impossibile non ricordare tra le “imprese” del condottiero del gruppo del beverage italiano l’acquisizione del 49% dell’e-commerce Tannico insieme al gruppo francese numero uno al mondo del lusso Lvmh. Tannico rappresenta il più importante ecosistema digitale del mondo del vino in Italia, con l’ambizioso obiettivo di diventare il leader europeo nel commercio online di bevande alcoliche.

Il passato di "Bob" Kunze-Concewitz

A oggi, Campari opera in più di 190 Paesi, con i principali Italia, Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Argentina, Brasile e Australia. E così, mentre Bob Kunze-Concewitz brinda con un buon Aperol alla brillante carriera in Campari, forse un po’ triste per la fine della sua avventura, chissà se il Ceo, da giovane, si sarebbe mai potuto immaginare un destino così prosperoso.

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Bob Kunze-Concewitz, di cittadinanza austriaca, nasce a Istanbul nel 1967. Da sempre grande studioso e appassionato di libri, perfettamente fluente in 5 lingue (inglese, tedesco, francese, italiano e turco), il suo percorso è improntato sin da subito da studi di stampo fortemente internazionale.

Dopo la maturità francese, si laurea con lode negli Stati Uniti presso l’Hamilton College e consegue un MBA (tra i titoli economici più prestigiosi dedicati alla gestione aziendale) alla Manchester Business School.

Dopo una prima esperienza in Procter & Gamble dove assume il ruolo di Global Corporate Marketing Director della divisione Prestige Products, Bob Kunze-Concewitz entra, così, nel Gruppo Campari nel 2005 come CMO e inizia a sviluppare nuove strategie di marketing per i molti marchi internazionali. Infine, dopo due anni assume la carica di Ceo. Ebbene, il resto è storia.