L'euro? Ha finito la sua corsa. Draghi pronto a frenare il rally
La corsa dell'euro per il momento è terminata, c'è spazio per una discesa sino a 1,13 sul dollaro prima che la valuta unica torni a recuperare terreno
La prossima riunione della Banca centrale europea (Bce) incombe, la tensione tra Corea del Nord e Stati Uniti resta elevata, ma l'euro ha smesso da un paio di sedute di avanzare. Così anche se in molti economisti vanno ripetendo che vi è spazio per un'ulteriore crescita della valuta unica contro il biglietto verde, sino in area 1,30-1,35, la sensazione che si respira nelle sale cambi è che nei prossimi giorni l'euro tirerà il fiato dopo aver toccato i massimi dal gennaio 2015 sopra quota 1,20 la scorsa settimana.
Già oggi il cambio è scivolato sotto la soglia di 1,19, toccando un minimo di 1,1868 prima di recuperare leggermente terreno, ma visto che da inizio anno il guadagno contro la valuta statunitense sfiora ancora il 13%, di spazio per scendere pare essercene in abbondanza. Secondo gli analisti di ING, inoltre, la Bce potrebbe tentare "di porre un freno al rialzo della moneta unica" ed è pertanto probabile "che Draghi adotti un atteggiamento bilanciato in maniera cauta, fornendo i primi segnali chiari dell'arrivo del tapering, ma adottando anche un tono da colomba per calmare il mercato valutario".
Fa eco agli uomini di ING anche Jaco Rouw, Senior portfolio manager, global fixed income di NN Investment Partners. Secondo l'esperto non è scontato che i dati deboli relativi all'inflazione statunitense e l'incertezza politica spingano il dollaro al ribasso in futuro, anzi "questi due sviluppi, a nostro avviso, sono ormai in gran parte attesi. Infatti, guardando al nostro differenziale di tassi preferito, il tasso reale a 10 anni, sembra che l'euro/dollaro abbia già attraversato la fase di overshooting" (deprezzamento del cambio di breve periodo che porta le valutazioni al di sotto del valore di equilibrio di lungo periodo, ndr). Una prospettiva, nota l'esperto, sostenuta dall'ampiezza di posizioni "corte" sul dollaro.
"Nonostante i possibili effetti "gregge" dei mercati, che abbracciano il tema di un dollaro debole, lo spazio per un ulteriore indebolimento del biglietto verde sembra limitato", conclude Rouw.
Anche Pierre Olivier Beffy, chief economist di Exane Bnp Paribas, pare condividere l'opinione del collega: "Il tantrum dell'euro - spiega - dovrebbe presto giungere al termine. Per la fine dell'anno, ci attendiamo un cambio euro/dollaro a 1,13".
Se Beffy ha ragione, l'euro si porterebbe circa di un 5% al di sotto dei livelli attuali, ovvero un 20% al di sotto dell'obiettivo di lungo periodo indicato dall'Economist (1,36 contro dolaro) come livello di equilibrio in base al potere d'acquisto delle due valute, prendendo a riferimento il prezzo di un panino di McDonald's nei diversi paesi (cosidetto "Big Mac index").
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