Manager, la ricetta "pepata" del grande vecchio Francesco Micheli
Network, giornali, cultura: così il "raider" è diventato un numero uno
Serve anche la cultura
“Voglio spezzare una lancia per la cultura”, sottolinea Micheli, “L'arricchimento per il bello, per la conoscenza, la letteratura, l’arte. I grandi imprenditori americani esplosi nell'800 hanno fatto collezioni formidabili che hanno poi donato ai musei e conservano la loro memoria per sempre”.
L'Italia è fatta di Pmi con un padrone: affidare la propria azienda, e quindi i propri sacrifici a un manager, un estraneo, è una cosa traumatica. In Italia come è andata?
"Non è andata bene in effetti. C'è una battuta: il fenotipo che fa si che il figlio abbia le skills di madre o padre ha una percentuale molto bassa. Siamo un Paese in cui la piccola e media industria è un asset importantissimo. Le grandi industrie sono scomparse o sono state vendute e quindi è un paese che si regge sulle Pmi, che però stanno attraversando un periodo particolare per la digitalizzazione e la transizione verde. Siamo indietro rispetto ad altri paesi. Le Pmi hanno problemi grossi di investimenti e quindi c'è bisogno di private equity bravi".
"Il problema è che il fondatore non accetta la figura del manager, preferisce mettere i figli a capo dell'azienda. Abbiamo un'enorme liquidità ma c'è questa presunzione degli imprenditori che non vogliono avere un intruso in azienda. La forza del paese, le Pmi, sono formidabili e per il nostro paese sono fondamentali ripeto, sono protagoniste, ma la difficoltà sta appunto nel decidere di prendere un manager".
Manager e politica
“Che rapporto deve avere il manager con la politica?”, chiede Perrino. L’importante, secondo Micheli, “è tenerne conto, sarebbe stupido il contrario. In America il lobbismo è una cosa seria, un lavoro, ma da noi è stato interpretato come chiedere favori. Oggi non ci sono più i grandi personaggi delle politica".
Ma il manager deve arruffianarsi i politici? “Deve stargli vicino. Il vero problema secondo me, che allunga i tempi, è la burocrazia. Le leggi sono scritte malissimo e le aziende buttano via il 10-15% di produttività per compilare le carte”.
La cessione del 41% di Ita a Lufthansa: "Un danno terribile"
"La cessione di Ita ai tedeschi di Lufthansa si traduce in un danno terribile per il nostro turismo", spiega Micheli. "La compagnia teutonica - continua - svilupperà linee che andranno a suo vantaggio. E pensare che si poteva vendere ad Air France anni fa, partendo da una posizione di forza. Invece ci ritroviamo a cedere l'ex-Alitalia dovendo pure piatire con i compratori. Questa è la dimostrazione di una classe dirigente non adatta a gestire queste operazioni".
Etica e affari si possono conciliare o è un'illusione?
“Oggi è importante aderire all'Esg. È fondamentale per le aziende per esempio. Però sono costi in più: da qui la necessità di aprirsi con fiducia ai private equity”.
Il manager deve fare il profitto? Scaroni diceva di sì, domanda Perrino. “Odio questa cosa del creare valore”, risponde Micheli.
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