Mps, convertire i bond conviene. Ecco perché. Rischio ondata di cause
Mps, per raccogliere i 5 miliardi di euro chiesti dalla Bce occorre che la riapertura della conversione di bond in azioni abbia successo
Crisi Mps, ultimo atto: sono tre le soluzioni che potenzialmente restano per chiudere la partita senese entro fine anno come richiesto dalla Bce, anche al momento sembrerebbe una sola la strada che verrà seguita. La prima e preferibile (ma meno agevole, come si è visto finora) opzione, come ricordano anche gli analisti di Credit Suisse, resta una ricapitalizzazione tramite il mercato. “E’ l’opzione preferibile, che potrebbe passare dall’estensione della conversione di bond subordinati detenuti dagli investitori retail (per 2 miliari di euro, ndr) in azioni, il coinvolgimento di investitori strategici (gli “anchor investor”) e un private placament” (col pool di banche che svolgerà unicamente la funzione di consorzio di collocamento ma non di garanzia, ossia senza il vincolo di sottoscrivere l’inoptato) scrivono gli esperti rosso crociati. Ma quante probabilità ha di riuscire?
Il debito subordinato ammonta a circa 4,3 miliardi se si considerano solo le 11 emissioni per le quali prima del referendum Mps aveva già offerto un concambio (raccogliendo adesioni per poco più di un miliardi), ovvero a 5,3 circa se l’offerta venisse estesa anche al Fresh 2008 emesso da Bank of New York Mellon Luxembourg ma comunque convertibile in azioni Mps. Se venisse semplicemente riaperta la precedente offerta senza mutare neppure una virgola e i bondholder privati (o anche istituzionali) aderissero in massa nelle casse di Mps entrerebbero esattamente 4,2 miliardi; a quel punto per gli 800 milioni di euro restanti potrebbero bastare 3-4 fondi hedge pronti a mettere fino a 250-300 milioni di euro l’uno per portare a casa il risultato anche senza coinvolgere nell’operazione il Fresh 2008 che pure la cordata di sei o più fondi capeggiata dalla londinese Attestor dovrebbe aver rastrellato sul mercato durante l’estate e sarebbe pronta a convertire se giungesse un’offerta vantaggiosa.
Per i bondholder retail il vantaggio di aderire alla riapertura dell’offerta volontaria consistere nel riuscire ad ottenere un premio rispetto alle quotazioni attuali dei bond in questione (i bond “lower tier 1” verrebbero riacquistati all’85% del loro valore, i “lower tier 2” al 100%, in entrambi i casi tra il 35% e il 60% sopra le attuali quotazioni), anziché correre il rischio, se sarà necessario ricorrere alla seconda opzione disponibile, la “ricapitalizzazione precauzionale”, di veder scattare una conversione obbligatoria con un premio inferiore o nullo rispetto alle quotazioni correnti (o peggio, a sconto rispetto alle stesse).