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ANBI: urgente riaprire il confronto sul riutilizzo delle acque reflue per tutelare l'agricoltura

Vincenzi (ANBI): "Se i costi della depurazione sono già coperti dalle tariffe imposte dai gestori degli impianti, perché deve essere l’agricoltura a sobbarcarsi ulteriori oneri per produrre cibo sano?”

di Marcello Antelmi

ANBI si mobilita per una nuova concertazione sull’uso delle acque reflue: salvaguardare agricoltura, ambiente e sostenibilità economica

ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) si mobilita a livello europeo e nazionale, sollecitando il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ad aprire un nuovo tavolo di concertazione sul controverso regolamento per il riutilizzo delle acque reflue affinate. In una fase in cui la gestione delle risorse idriche è cruciale per la sostenibilità ambientale e alimentare, ANBI lancia un monito: i costi dell’affinamento non possono gravare sull’agricoltura, già in difficoltà, mettendo a rischio la qualità del cibo e dell’ambiente.

La bozza di Decreto del Presidente della Repubblica (D.P.R.) proposta dal Ministero dell’Ambiente contiene elementi ostativi che rischiano di penalizzare i Consorzi di bonifica e l’intero comparto agricolo”, ha affermato Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI. “Se i costi della depurazione sono già coperti dalle tariffe imposte dai gestori degli impianti, perché deve essere l’agricoltura a sobbarcarsi ulteriori oneri per produrre cibo sano?”.

Vincenzi denuncia che il testo, pur avendo accolto alcune osservazioni emerse nei tavoli tecnici, rischia di aggravare economicamente le attività agricole, aumentando i conflitti tra i Consorzi di bonifica, i gestori degli impianti di trattamento e il Servizio Idrico Integrato. Da qui, la richiesta di un’ulteriore fase di concertazione con il coinvolgimento di enti regolatori come Arera, istituzioni governative, rappresentanti del mondo agricolo e produttivo. La proposta normativa attuale stabilisce che le acque reflue affinate vengano consegnate dai gestori degli impianti ai distributori irrigui, come i Consorzi di bonifica, senza costi aggiuntivi, salvo la necessità di ulteriori trattamenti. Tuttavia, secondo ANBI, ciò introduce un’onerosa responsabilità per i Consorzi.

La normativa europea prevede che le acque reflue siano già idonee al riutilizzo alla fine del processo di depurazione. ANBI sottolinea come gli ulteriori trattamenti richiesti sarebbero per lo più già soddisfatti dall’applicazione della Direttiva Europea sul trattamento delle acque urbane, adottata lo scorso ottobre, con obblighi di adeguamento entro il 2035. Vincenzi evidenzia che, scaricando sui Consorzi i costi per l’adeguamento, si creerebbero squilibri di mercato e gravi ripercussioni per le imprese agricole nelle aree idricamente svantaggiate.

La certificazione dell’idoneità dell’acqua depurata è indispensabile”, ha insistito Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI. “Senza tale garanzia, si rischia di compromettere la qualità dell’agroecosistema, costringendo i produttori a compromessi tra la tutela del capitale agrario e l’accesso a risorse primarie come l’acqua”.

La bozza di D.P.R. assegna ai Consorzi di bonifica un ruolo cruciale nel sistema di riuso delle acque, imponendo nuovi obblighi di monitoraggio, trasmissione di dati e adeguamento delle reti di adduzione. Tali costi si sommano a quelli già sostenuti dal settore agricolo, aggravando ulteriormente comparti come la zootecnia, già alle prese con normative stringenti sui nitrati e sugli effluenti. “Il rischio”, ha avvertito Gargano, “è che settori chiave della filiera alimentare, come carne e latticini, subiscano un aumento dei costi di produzione, con riflessi negativi sulla certificazione di qualità e sulla competitività”.

ANBI ha già espresso le sue preoccupazioni a Bruxelles tramite Irrigants d’Europe e sollecita l’intervento di COPA-COGECA presso la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea. L’obiettivo è allineare il D.P.R. alle normative comunitarie, evitando che gli extra costi per l’agricoltura diventino un ulteriore ostacolo alla sostenibilità del settore primario.

L’agricoltura è il cuore della nostra sicurezza alimentare e della gestione del territorio”, ha concluso Vincenzi. “Caricare il comparto di ulteriori oneri economici non è solo iniquo, ma mina le basi stesse di un’agricoltura sostenibile e competitiva”. ANBI ribadisce la necessità di una concertazione trasparente e inclusiva per garantire una gestione equa ed efficace delle risorse idriche, salvaguardando non solo gli interessi economici, ma anche la salute pubblica e l’ambiente.