Economia

Cuneo fiscale, Confindustria delusa da Meloni: "Taglio di almeno 4 punti"

Per il leader degli industriali, "le risorse per un taglio deciso al cuneo contributivo e per una seria riforma dell'occupabilità ci sono"

Confindustria delusa, Bonomi: "Avremmo auspicato una scelta forte e coraggiosa" 

Per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi serve un taglio "deciso" del cuneo fiscale con un effetto "significativo" di oltre quattro punti. Per fare ciò le risorse ci sono: "basterebbe rimodulare qualche punto percentuale di allocazione degli oltre mille miliardi di spesa pubblica superati in questo 2022, per trovare le risorse senza creare deficit aggiuntivo", spiega Bonomi. Il numero uno degli industriali, in audizione alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, torna così a insistere sulla necessità di un intervento corposo sul cuneo fiscale con cui "mettere subito nelle tasche dei lavoratori molto più reddito disponibile di quanto non avvenga con la logica dei microtagli e dei micro-sussidi su bollette, carburante e affitti". E invece, prosegue Bonomi, "troppe volte nei decenni alle nostre spalle piccoli tagli di 1 o 2 punti non hanno avuto alcun effetto. E oggi che l’inflazione è a doppia cifra e la bolletta energetica è altissima, sarebbe la via migliore per aumentare i salari.

Taglio del cuneo fiscale, la proposta degli industriali 

Ma quale sarebbe nel concreto la proposta sul taglio del cuneo fiscale da parte degli industriali. Lo ricorda Bonomi, serve "un taglio dei contributi di 16 miliardi sui lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro, due terzi a beneficio dei lavoratori e un terzo dei datori di lavoro". In questo modo, spiega, "il lavoratore che guadagna 35 mila euro avrebbe un beneficio di 1.223 euro e il cuneo scenderebbe al 42,5%, avvicinandosi a quello medio dell'eurozona (42%)". In questa prospettiva, dichiara, "dalla manovra ci attendiamo quantomeno un intervento sul costo del lavoro in termini di taglio delle contribuzioni per la Cuaf (la Cassa Unica Assegni Familiari), che gravano sui datori di lavoro per circa 2 miliardi di euro all'anno. Tale contribuzione, infatti, ha perso ogni ragion d'essere dal momento che, ad oggi, l'assegno unico e universale per i figli a carico è una prestazione che va a beneficio della generalità delle famiglie e, dunque, è interamente finanziata tramite la fiscalità generale".

Flat tax e pensioni, Bonomi: "Misure non prioritarie" 

Bonomi, a margine dell'intervento sul cuneo, ha infatti sottolineato che "le risorse mancate per gli investimenti delle imprese si devono anche al fatto che una parte di quelle a disposizione, al netto degli interventi sull’energia, vengono impiegate per obiettivi a nostro avviso non prioritari in questa fase di emergenza e, comunque, discutibili nel merito. Ci riferiamo alle misure sulle cosiddette flat tax e a quelle in tema di prepensionamenti".