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Economia
Tim, Kkr presenta l'offerta ufficiale. "Incognita" Sparkle: ecco perché
Giorgia Meloni Henry Kravis

Kkr manda l'offerta per Tim: ma c'è l'incognita Sparkle

Alla fine l'offerta, vincolante, di Kkr per la rete di Tim è arrivata. Nessuna grande sorpresa: come Affaritaliani.it aveva anticipato addirittura alla fine dello scorso anno, infatti, gli americani sono interessati a rilevare un asset che, una volta interamente trasformato dal rame alla fibra, potrà valere davvero un sacco di soldi. E tutti potranno vivere felici e contenti: il Mef, che grazie anche al Golden power si ritroverà proprietario del 20% di un'infrastruttura strategica; Kkr che potrà a quel punto (diciamo tra almeno cinque anni) ipotizzare un exit che massimizzi l'investimento. E il fondo F2i che dovrebbe detenere un altro 10% della rete. 

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Tim ha ricevuto da Kkr in data odierna l’offerta vincolante su NetCo, relativa alle attività di rete fissa di Tim, inclusa FiberCop. Lo comunica una nota del gruppo. Con riferimento alla partecipazione detenuta da Tim in Sparkle, si legge nella nota, Kkr ha formulato una nuova offerta non vincolante, in attesa di procedere alla trasmissione di un’offerta vincolante entro 4/8 settimane, al termine delle attività di due diligence in corso, richiedendo un periodo di esclusiva fino al prossimo 20 dicembre. L'offerta su NetCo scade l'8 novembre p.v., ferma restando la possibilità di discutere i termini di ulteriori estensioni sino al prossimo 20 dicembre. Non appena completata l’analisi, l’offerta vincolante verrà portata senza indugio all’esame del Consiglio di Amministrazione, conclude la nota.

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Dal punto di vista finanziario, l'impianto dell'operazione è quello che era stato annunciato: 10 miliardi a debito, 10 miliardi in Equity e 3 miliardi di "earn out" una volta che sarà avviata l'integrazione con Open Fiber. Eppure c'è qualcosa che non piace ai mercati, visto che il titolo di Tim, dopo un'iniziale "esultanza" è il peggiore a Piazza Affari e cede oltre il 4%. Perché? Prima di tutto c'è da capire quale sia il problema con Sparale, la società dei cavi che, inizialmente, doveva essere compresa nell'offerta di Kkr. Fonti accreditate riferiscono ad Affaritaliani.it che potrebbe essere il Mef che farà direttamente un'offerta per questo asset, trattandosi di una parte estremamente delicata dell'intera infrastruttura.

C'è poi da capire che cosa vorranno fare i francesi di Vivendi. I quali, dopo aver dichiarato che il prezzo giusto era di 31 miliardi - ma aver fatto trapelare che a 26 si sarebbe potuto chiudere - si ritrovano con due problemi non di poco conto. Il primo è capire che cosa comprenderà la nuova ServiceCo, cioè la parte di servizi che sarà il core business della nuova Tim dopo la cessione della rete. Un'azienda di telecomunicazioni che non ha la rete ma ne gestisce solo l'utilizzo può essere sicuramente più agile e snella, ma anche andare incontro a un calo di redditività. Si vedrà, insomma, sulla base di quanto verrà deliberato dal consiglio di amministrazione. Come detto, ne sono previsti due all'orizzonte. Il primo per analizzare i conti dei primi nove mesi dell'azienda, il secondo per capire quali contorni avrà la nuova società.

L'altro problema che attanaglia i francesi è l'assemblea che dovrà decidere definitivamente della cessione della rete. Si tratta di un cavillo legale con enormi ricadute sul business: per Vivendi deve essere straordinaria, per la società sarebbe addirittura sufficiente il board ma si preferisce comunque passare da una assemblea ordinaria. Tre "super esperti" come Piergaetano Marchetti, Giuseppe Portale e Andrea Zoppini, con tre diversi pareri, hanno dato ragione alla società. Ma sembra che Vivendi sia pronta alle carte bollate perché teme che l'assemblea ordinaria ratifichi senza colpo ferire un'offerta che viene ancora considerata bassa dai francesi. Ma la strada sembra ormai presa e, a meno di colpi di scena incredibili (ma che con Tim possono sempre succedere), dovrebbe portare a una conclusione definitiva entro il 20 dicembre di quest'anno. 

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