Esteri

Asia epicentro del multilateralismo. RCEP fiore all'occhiello del 2020 ASEAN

di Lorenzo Lamperti

Firmato il più grande accordo di libero commercio della storia durante l'ultimo summit ASEAN a presidenza vietnamita. Un successo non solo per la Cina

"Il più grande accordo di libero commercio della storia". Così è stato definito il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), l'eredità lasciata dalla 37esima edizione del summit ASEAN, l'ultimo presieduto dal Vietnam. Alla fine del summit, infatti, il martelletto simbolo della presidenza dell'associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico è stato idealmente passato al Brunei, di turno per il 2021. Non un anno semplice, quello capitato in sorte al Vietnam, tra pandemia da Covid-19, l'accelerazione sulla contesa tra Stati Uniti e Cina e il tentativo di "arruolamento" di Washington sul dossier del Mar Cinese Meridionale.

ASEAN, LA PRESIDENZA DI HANOI

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Il Vietnam, però, se l'è cavata in modo brillante. Sul fronte interno ha contenuto, anzi prevenuto, la pandemia e si è rilanciato per primo sul fronte economico. Elementi che gli hanno consentito di aumentare il proprio soft power sul fronte esterno, così come il proprio ruolo all'interno dell'area ASEAN. Ora, in chiusura di mandato, arriva la cosiddetta ciliegina che potrebbe però essere considerata una vera e propria torta. La firma del RCEP arriva infatti dopo lunghi anni di negoziati e riunisce i 10 membri dell'ASEAN più Cina, Giappone, Corea del sud, Australia e Nuova Zelanda

OLTRE LE FRIZIONI

L'area dell'Asia-Pacifico, nonostante le differenze e le frizioni come quelle Tokyo-Seul o Pechino-Canberra, dimostra di poter diventare il nuovo epicentro del multilateralismo, soprattutto dopo la ritirata più ideale che pratica degli Stati Uniti di Donald Trump e dell'America First. Non a caso, tra le prime azioni del presidente uscente americano c'era stata quella di ritirarsi dalla "fregatura" del TPP. Adesso, a poche ore dalla certificazione che Joe Biden ha vinto le elezioni 2020, l'Asia firma un accordo dalla portata storica.

RCEP, SUCCESSO NON SOLO CINESE

Sui media, soprattutto occidentali, l'accordo viene presentato come un successo soprattutto per la Cina. In effetti, un'Asia più integrata a livello commerciale non può certo fare a meno del ruolo di Pechino, che può aggiungere un altro argomento alla sua aspirazione di presentarsi come nuovo campione del multilateralismo, all'interno delle organizzazioni internazionali (complici anche le ritirate trumpiane da Oms e accordi sul clima di Parigi). A ben vedere, però, si tratta di un successo per tutta l'area. A partire dal Giappone, che riesce a far pesare la sua arte diplomatica mettendo disinnescando la guerra commerciale in atto tra Cina e Australia. Per passare poi alla stessa area ASEAN.

CHE COS'E' IL RCEP

Il RCEP copre circa il 30 per cento della popolazione mondiale (2,2 miliardi di consumatori) e, secondo gli analisti, aggiungerà quasi 200 miliardi di dollari di Pil all'economia globale entro il 2030. Altro segnale, come abbiamo scritto più volte su Affaritaliani, che l'Asia si sta muovendo per "fare da sola". Questo non significa che chiuda la porta alla cooperazione globale, anzi tutt'altro. Significa che, con ritrovate ambizioni, si muove per poter fare a meno di alleati e partner improvvisamente meno prevedibili e affidabili, come nel caso degli Usa. La presa di Washington resta forte a livello difensivo e militare, ma le esigenze dei paesi asiatici, dalle potenze medie al Sud-Est, non combaciano con quelle di Washington: sì alla competizione strategica con la Cina, no allo scontro o alla necessità di scelta in grado di pregiudicare opportunità commerciali e stabilità regionale. Il RCEP è un ulteriore mattone verso la costruzione di quel "secolo asiatico" che in molti prevedono.

GLI ALTRI TEMI DEL SUMMIT ASEAN

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Al summit ASEAN si è parlato comunque anche di altro, dal contrasto alla pandemia di coronavirus all'aumento della cooperazione e dell'integrazione regionali. Particolare accento alla collaborazione in materia sanitaria e ambientale. C'è poi stata la prima edizione di un summit al femminile, con la partecipazione di donne con incarichi politici in area ASEAN e non. 

L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015, un fatto importante che si inserisce in un contesto cruciale per l’Italia, l’Europa e i paesi parte dell’Asean. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 16 ottobre.

Tra i nodi più complicati da sciogliere, come sempre, quello del Mar Cinese Meridionale. Il primo ministro del Vietnam (il paese più deciso a difendere le proprie posizioni a riguardo) Nguyen Xuan Phuc ha fatto riferimento, nella sua dichiarazione conclusiva, alla Convenzione delle Nazioni Unite del 1982. Pungolo alla Cina, su un tema nel quale comunque l'area ASEAN non è mai riuscita ad adottare una linea univoca. Sull'argomento è intervenuto anche il primo ministro giapponese Suga Yoshihide, il quale, dopo aver annunciato di voler estendere a 2,5 miliardi di dollari il sostegno allo sviluppo dei paesi ASEAN, ha affermato che "le attività costanti e ripetute di Pechino violano la sovranità del Giappone e non accennano a diminuire. Per questo chiedo che venga garantito l'ordine marittimo basato sullo stato di diritto".  

ASPETTANDO BIDEN

Come scritto nelle pillole asiatiche di sabato, Biden ha rassicurato Suga nel corso della loro prima telefonata, dicendo che il trattato di sicurezza che lega gli Usa al Giappone comprende anche le isole Senkaku, contese con la Cina che le chiama Diaoyu. Anche gli altri paesi dell'area aspettano di vedere le mosse della futura amministrazione americana, come per esempio le Filippine che hanno rinviato di sei mesi la decisione sul rinnovo o meno dell'accordo difensivo con Washington.

Nel frattempo, però, l'Asia mostra ancora al mondo che la ripartenza post Covid passa da qui.