Esteri

Bilancio Ue, governo debole nel momento più importante

Vincenzo Caccioppoli

Mentre gli altri Stati europei stanno affilando le armi per l’atteso e cruciale appuntamento di domani al Consiglio Europeo straordinario, che dovrà decidere la politica di bilancio dei prossimi cinque anni della Comunità europea, in Italia Conte è alle prese con l’ennesima bega  della sua litigiosissima maggioranza. Secondo quelle che sono le prime bozze apparse nei giorni scorsi la situazione del nuovo bilancio comunitario rischia di penalizzare pesantemente proprio il nostro paese, sia per quanto riguarda la politica agricola e sia per i fondi per il Mezzogiorno.

“L'Italia si presenta a questo cruciale appuntamento del Consiglio europeo con un governo drammaticamente debole. Un Esecutivo debole per ragioni strutturali del nostro sistema Paese che da tempo non funziona e che la destra vuole cambiare. E debole anche per ragioni contingenti con un governo nato da manovre di palazzo, senza consenso popolare e litigioso al suo interno".  A dirlo è stato il senatore di Fratelli d'Italia, Giovanbattista Fazzolari, nel corso della dichiarazione di voto sulle comunicazioni del presidente del Consiglio in vista proprio del Consiglio europeo straordinario del 20 febbraio.

Che mai come adesso si preannuncia assai combattuto fra i contendenti proprio sul fronte dei fondi, alla luce anche che si tratta del primo Consiglio post Brexit. Con l'uscita del Regno Unito, infatti, verranno a mancare circa una sessantina di miliardi di contributi netti ed  inoltre questa uscita non può che rafforzare l'asse franco tedesco, proprio a scapito del nostro paese che sin trova ancora più isolato fra i due giganti. Difficile cercare in Spagna o qualche paese dell’ex blocco sovietico come Ungheria o Polonia, alleati del peso specifico della Gran Bretagna, che storicamente ha sempre assunto come sorta di ago della bilancia per depotenziare il ruolo sempre più preponderante di Francia e Germania.

Il nuovo Green Deal poi portato avanti dalla Von der Leyen, con grande enfasi, che aveva suscitato perplessità nelle opposizioni italiane di Fratelli d’Italia e Lega, rischia seriamente di partire già azzoppato proprio a causa della mancanza di fondi. La distanza fra le varie proposte pare piuttosto ampia, perché si parla comunque di qualcosa come 230 miliardi di euro circa di differenza, e il rischio che il bilancio venga comunque bocciato dal Parlamento è assai concreto. Ma quello che dovrebbe preoccupare parecchio il nostro esecutivo e il ministro dell’agricoltura è il fatto che secondo le prime bozze della nuova Pac ( politica agricola comune) all’agricoltura del nostro paese potrebbero venire a mancare ben 2,7 miliardi di euro.

La proposta del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel sul nuovo bilancio della Ue per il periodo 2021-2027 è “insufficiente” per arrivare a un’intesa. “Non abbastanza ambiziosa”, ha spiegato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. La questione balla tutta sui quei pochi decimali di percentuali rispetto al Pil, che però in soldoni rappresentano qualche centinaia di miliardi di euro. Nel compromesso che Michel mette sul tavolo per trovare una posizione negoziale del Consiglio, infatti, il Parlamento Europeo, spicca il taglio dei fondi di coesione, da 379,2 miliardi (Mff a 28 del 2014-20) a 323,2, e della politica agricola comune, da 410,3 a 329,3 miliardi. Secondo alcune indiscrezioni Berlino e Parigi avrebbero trovato, in queste ore, un accordo massima sul nuovo bilancio, che porteranno al Consiglio.

Se queste voci corrispondessero al vero, ciò confermerebbe per l’ennesima volta il ruolo sempre più marginale che il nostro paese sembra aver assunto all’interno della Unione Europea, al di là delle spacconerie di Conte e delle rassicurazioni del ministro dell’Economia Gualtieri. Si vedrà durante il Consiglio ma certo è che mai come ora le distanze appaiono ampie e difficili da colmare fra i diversi paesi in gioco. L'attuale bilancio 2014-2020 valeva infatti  l’1,16% del reddito nazionale lordo Ue a 27 (circa mille miliardi). Per il nuovo settennato la Commissione Ue propone l’1,11% del Rnl, mentre il Parlamento europeo (che deve dare il proprio consenso al testo) vorrebbe l’1,3% anche grazie a nuove risorse proprie.

Gli Stati soprannominati “frugali” (Germania, Austria, Svezia, Paesi Bassi e Danimarca) vorrebbero scendere all’1% del reddito nazionale lordo. Gli Stati a favore della coesione temono un taglio alle politiche regionali: chiedono un budget più ricco e ambizioso. Michel come detto ha proposto un compromesso al 1,074%, ma questa è una soluzione che chiaramente non può andare bene ad una paese come l’Italia, resta da vedere se la sua forza negoziale all’interno del consiglio riuscirà a spuntare qualcosa di meglio. Molto dipenderà anche se Parigi, come sembrava fino a qualche giorno fa, possa essere dalla parte italiana o meno in questa contesa.

Fratelli d’Italia con una sua risoluzione al Senato, approvata quasi all’unanimità,  ha chiesto a Conte di far sentire il proprio peso negoziale, se necessario anche con la minaccia di utilizzare il proprio diritto di veto, per porre modifiche nello specifico all’indice di prosperità sui fondi di coesione Ue, ora più sfavorevoli al sud. Questo perché  al sud andrebbero meno soldi con questa misura a causa del fatto che il reddito pro capite sarebbe inferiore a quello della media dell’Unione Europea.

Insomma si rischierebbe un doppio e serio colpo alle ambizioni del  nostro Mezzogiorno, da sempre grande beneficiario dei fondi di coesione europei, Tutto ciò a pochi giorni dalla presentazione da parte di Conte a Gioia Tauro del piano per il sud, che prevede 100 miliardi di investimenti in dieci anni. Beh se tutto questo non è solo una boutade elettorale, sarebbe davvero delittuoso dover cominciare un simile ambizioso piano senza una parte consistente di fondi europei.

vcaccioppoli@gmail.com