Esteri

Elezioni Francia: la sovranista, il comunista, il polemista e… i candidati

Corsa all'Eliseo: undici candidati alla presidenza francese per strappare lo scettro a Macron

ANNE HIDALGO, LA CANDIDATA DEI SOCIALISTI

Originaria di una famiglia di spagnoli emigrati in Francia, militante del Partito socialista dal 1994, Anne Hidalgo e' stata prima consigliera ministeriale dal 1997 al 2001 nel governo di Lionel Jospin, poi vicesindaca di Parigi per tredici anni e, infine, dal 2014 alla guida della capitale francese. Nei sondaggi la candidata del Ps all'Eliseo e' data al 2 per cento per il primo turno. Nei mesi di campagna elettorale la sua candidatura e' stata giudicata debole anche da parte di molto membri della sinistra, tanto che a piu' riprese si e' parlato di una sostituzione lampo con un altro socialista, Francois Hollande, l'ex presidente della Repubblica che alla fine ha scelto di sostenere fino in fondo la sindaca di Parigi. In tema di lavoro, Hidalgo ha promesso ai francesi di aumentare il salario minimo del 15 per cento - ovvero 200 euro - mantenendo l'eta' pensionabile a 62 anni, di creare un'indennita' di disoccupazione universale accessibile anche ai giovani e di allungare il congedo parentale per i padri a 16 settimane, di cui sei obbligatorie.

Per quanto riguarda le politiche di genere, la candidata dei socialisti vuole creare un ministero dei diritti delle donne e dotarlo di oltre un miliardo di euro per la lotta alle violenze e alle discriminazioni di ogni tipo. Un altro grande tema della campagna elettorale e' stata la crisi energetica e la transizione verso le rinnovabili; esprimendosi su questo punto, nell'immediato Hidalgo ha detto di voler abbassare l'imposta sul valore aggiunto per gas ed elettricita', sul lungo periodo vorrebbe sfruttare il nucleare fino al 2050 come strumento verso la transizione, la quale sarebbe finanziata anche con la creazione di un'imposta climatica sulla fortuna.. In materia di politica internazionale, a un mese dallo scoppio della guerra in Ucraina, la sindaca di Parigi ha piu' volte sottolineato la necessita' di inviare materiale militare alla popolazione invasa per far fronte al conflitto, di sanzionare pesantemente la Russia anche con l'embargo sul gas e sul petrolio e di aumentare la spesa militare francese da qui fino al 2025.

NATHALIE ARTHAUD, LA CANDIDATA DI LOTTA OPERAIA

Il 10 aprile, al primo turno delle presidenziali francesi, ci sara' anche Nathalie Arthaud. 52 anni, docente di economia nella regione parigina e da 18 anni militante del partito Lotta operaia, per lei non e' la prima volta da candidata dell'estrema sinistra. La prima discesa in campo risale al 2012, quando ha riportato lo 0,56 per cento dei voti. Sempre nel 2012, e' stata oggetto di polemiche per aver comparato Gaza a "un campo di concentramento a cielo aperto" nel corso di un'intervista al sito EuroPalestine. Jonathan Hayoun, presidente dell'Unione degli studenti ebrei di Francia, aveva allora denunciato le sue parole, dichiarando che "lottare per i diritti dei palestinesi non e' cadere nell'oltraggio".

Il programma di Arthaud per la Francia si basa molto su alcune rivendicazioni riguardanti il mondo del lavoro e il potere d'acquisto dei cittadini; dalla diminuzione del monte settimanale di ore di lavoro all'aumento dello stipendio minimo a 2000 euro netti, passando per l'anticipo dell'eta' pensionabile a 60 anni e l'adeguamento dei salari ai prezzi per contrastare l'inflazione. Per far fronte alla crisi energetica internazionale, la candidata di Lotta operaia vuole azzerare le tasse sul carburante per i lavoratori, addossandole alle stesse imprese petrolifere, e sopprimere l'imposta sul valore aggiunto. Sulla questione ucraina, Arthaud ritiene che la Francia debba restare in una posizione neutrale. In questo senso, e' contraria all'invio di armi all'Ucraina e alle sanzioni economiche contro la Russia, perche' "sara' la popolazione a pagare questa misura".

 PHILIPPE POUTOU, L'ANTICAPITALISTA CHE PUNTA ALL'ELISEO

Figlio di un postino e di una madre casalinga, Philippe Poutou e' il candidato del Nuovo Partito Anticapitalista alle presidenziali francesi del prossimo aprile. Ha 55 anni e fino al 2019 ha lavorato come operaio nello stabilimento della Ford di Blanquefort, a sud ovest del paese, portando avanti allo stesso tempo la carriera politica. Poutou si e' gia' presentato alle elezioni presidenziali del 2012 e del 2017 con il suo partito, ottenendo rispettivamente 1,15 per cento e l'1,09 per cento dei voti. In materia di lavoro, il candidato dell'estrema sinistra propone di portare il salario minimo a 1800 euro netti, adeguando gli stipendi ai costi della vita, e di ridurre il monte di di lavoro settimanale a 32 ore spalmate su quattro giorni. Vorrebbe inoltre anticipare l'eta' pensionabile a 60 anni.

Per i giovani dai 16 ai 25 anni, l'ex operaio ha in mente di introdurre un reddito di autonomia, che permetta loro di cominciare a rendersi indipendenti economicamente dal nucleo familiare. In materia di crisi energetica, Poutou vorrebbe nazionalizzare le imprese piu' importanti del settore, come Edf e Total, e vorrebbe invertire la rotta della Francia fermando l'utilizzo del nucleare in dieci anni. Disarmo della polizia, specialmente delle unita' a contatto con la popolazione, regolarizzazione di tutti i migranti senza documenti e diritto di voto per gli stranieri residenti in Francia sono alcune delle sue richieste in tema di sicurezza e gestione dei flussi migratori. Capitolo tasse: Poutou vorrebbe rendere l'imposta sui redditi molto piu' progressiva aumentando il numero delle tranches e sopprimere l'imposta sul valore aggiunto, a partire da quella sui beni di prima necessita'. Dopo l'inizio della guerra in Ucraina, il candidato dell'estrema sinistra ha affermato inoltre che da presidente si batterebbe per lo stop all'estensione della Nato. E sempre in ambito militare, una proposta su cui insiste molto e' il ritiro immediato delle truppe militari francesi dall'Africa.

FABIEN ROUSSEL, COMUNISTA PER LA PRIMA VOLTA IN CAMPO

Le elezioni presidenziali francesi, che cominceranno con il primo turno del 10 aprile, hanno tra i candidati in corsa anche Fabien Roussel del Partito comunista francese. Cresciuto in una famiglia di militanti comunisti, Roussel ha lavorato come reporter televisivo prima di virare sulla politica nel 1997. Nel 2018 ha conquistato le redini del suo partito. Si tratta della sua prima discesa in campo per l'Eliseo; nei sondaggi sulle intenzioni di voto e' dato al 3,5 per cento al primo turno. Roussel vorrebbe aumentare il salario minimo - portandolo a 1500 euro netti - e ridurre le ore settimanali di lavoro fino a 32. La pensione, non inferiore a 1200 euro netti, scatterebbe a 60 anni. In materia di politiche giovanili, Roussel vuole creare un reddito per gli studenti di 850 euro, vuole eliminare la selezione nei percorsi universitari e allungare la giornata scolastica per eliminare i compiti a casa, considerati come una pratica influenzata troppo dalla diversa situazione familiare degli alunni.

In tema di tasse, Roussel chiede di ridurre l'imposta sul reddito aggiunto, di creare 15 scaglioni al posto degli attuali cinque per l'applicazione dell'imposta sul reddito e diristabilirebbe l'imposta di solidarieta' sul patrimonio per i piu' ricchi, triplicandola rispetto al passato. Alla voce energia, il candidato dei comunisti ha inserito nel suo programma la nazionalizzazione della compagnia dell'elettricita' Edf e quella del gas Engie. E se da una parte promette di portare la Francia alla neutralita' carbonica entro il 2050, dall'altra crede che la via per la transizione energetica sia un mix tra il nucleare e le rinnovabili. In seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, Roussel ha dichiarato inoltre di volere l'uscita della Francia dalla Nato e la firma di un trattato sull'interdizione delle armi nucleari. Per le politiche sulla parita' di genere, infine, l'ex giornalista vorrebbe creare un ministero dei diritti delle donne. Tra le sue proposte, a questo proposito, c'e' l'inserimento del diritto all'aborto in Costituzione.

YANNICK JADOT, IL CANDIDATO DEI VERDI FRANCESI

Da attivista di Greenpeace a capofila dei Verdi alle presidenziali francesi del prossimo aprile. Yannick Jadot, candidato con il partito Europe Ecologie-Les Verts, entra in politica nel 1999, per poi essere eletto deputato europeo nel 2008 e vincere le primarie francesi degli ecologisti nel 2016. Il suo programma elettorale si concentra molto sulle proposte in tema di clima e transizione energetica. Jadot vuole innanzitutto investire dieci miliardi all'anno per il rinnovamento termico degli edifici e vuole abbandonare in maniera progressiva il nucleare, spegnendo una decina di reattori entro il 2035, cosi' come vuole proibire la vendita di nuovi veicoli a motore termico nel 2030.

L'ex leader di Greenpeace Francia intende inoltre nazionalizzare d'Edf, la maggior azienda produttrice di energia del paese, vietare la plastica monouso entro il 2030, stanziare 4 miliardi all'anno per il rinnovamento delle ferrovie esistenti e proibire i voli quando la stessa distanza puo' essere coperta in treno in meno di quattro ore. Per finanziare la transizione ecologica Jadot ha pensato a un'imposta climatica sulla ricchezza, con cui tassare i patrimoni superiori a due milioni di euro in base all'impatto delle attivita' finanziarie e immobiliari dei singoli. E a livello europeo, l'ecologista chiede di mettere fine al Patto di stabilita' e crescita e di sostituirlo con un accordo tra gli stati basato su criteri ecologici. Sulla questione ucraina, il candidato dei Verdi si e' espresso chiedendo l'embargo su gas e petrolio russo e l'isolamento economico e diplomatico del paese di Vladimir Putin, dicendosi d'accordo ad inviare armi in Ucraina. In materia di lavoro, Jadot da presidente della Repubblica porterebbe il salario minimo a 1500 euro netti, sanzionerebbe i contratti a breve durata e istituirebbe un reddito di cittadinanza di circa 900 euro versato automaticamente a partire dai 18 anni. Tra le altre sue proposte, ci sono anche la modifica della durata del mandato presidenziale, che sarebbe riportato a sette anni non rinnovabili, e la legalizzazione della cannabis, con la vendita e la produzione affidate allo Stato e l'investimento dei proventi sulle politiche di sanita' pubblica.