Esteri
Germania al voto: da Merz a Weidel, i profili di chi si gioca un posto da cancelliere
La Spd punta sull’uscente Scholz, il Verde Habeck cerca una riconferma. Linke prova il colpaccio last minute con una doppia candidatura
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Germania al voto: da Merz a Weidel, i profili di chi si gioca un posto da cancelliere
Sarà una partita tra vecchie conoscenze (tante) e giovani promesse (poche) della politica tedesca. Alle elezioni del 23 febbraio, convocate in fretta e furia dopo la rottura della coalizione “semaforo” a novembre, i partiti politici della Germania arrivano senza essersi rinnovati particolarmente: i cristiano-democratici mandano avanti l’attuale leader Friedrich Merz, i socialdemocratici il cancelliere uscente Olaf Scholz, i Verdi sono trainati sempre da Robert Habeck e i liberali da Christian Lindner. Le vere novità sono rappresentate dall’ascesa delle altre formazioni, come Afd, Linke e Bsw, tutte guidate dai loro leader rimasti sostanzialmente in ombra fino ad ora.
Friedrich Merz, l’annunciato vincitore
Classe 1955, è stato europarlamentare e poi deputato al Bundestag a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi Duemila. Dopo un periodo di lontananza dalla politica in cui si è concentrato sul suo lavoro nel mondo della finanza, è tornato alla carica prima venendo rieletto in Parlamento nel 2021 e quindi conquistando la guida della Cdu nel 2022, succedendo ad Angela Merkel.
Le differenze rispetto alla ex cancelliera sono evidenti, specialmente sul tema dell’immigrazione, tanto che per molti la sua leadership rappresenta una svolta a destra del partito. È il favorito per la vittoria alle elezioni: la Cdu dovrebbe raccogliere il 29% dei consensi.
La ricetta che ha disegnato in campagna elettorale per rilanciare un paese in recessione economica da due anni si basa su un parziale disimpegno dalle politiche green adottate su impulso dell’Unione europea dal governo uscente. Sull’immigrazione, Merz è favorevole a una limitazione degli accessi, posizione che su questo punto lo rende vicino all’ultradestra di Afd.
Alice Weidel, isolata ma combattiva
Alterative for Deutschland punta le sue carte sulla co-presidente del partito, Alice Weidel. 46 anni, vive la strana contraddizione di essere leader di una formazione dichiaratamente contraria alle adozioni da parte di coppie omosessuali nonostante lei stessa sia lesbica e abbia due figli. Dopo un passato nella finanza, Weidel è riuscita a essere eletta al Bundestag nel 2017, divenendo capogruppo.
Nel 2022 ha assunto la carica di co-leader del partito, diventandone il portavoce e volto più in vista. Il punto forte della sua politica è, innanzitutto, l’immigrazione, cui è fortemente contraria tanto dall’essere fautrice della “remigrazione”, cioè del rimpatrio anche di coloro che hanno acquisito la cittadinanza tedesca da anni, compresi quelli nati in Germania. In secondo luogo, è nettamente contraria alle politiche energetiche a impronta green adottate dal paese negli ultimi anni. Ha un profilo meno esposto, invece, il co-leader Tino Chrupalla, in sella dal 2019.
Di professione imbianchino, classe 1975, ha iniziato a fare politica nella Cdu, uscendone perché in contrasto con le politiche migratorie di Angela Merkel. Dopo il boom elettorale alle elezioni in Sassonia, Turingia e Brandeburgo, i sondaggi accreditano Afd al 21%, secondo partito alle spalle della Cdu, ma intorno a lei tutti gli avversari fanno terra bruciata e quindi, a meno di colpi di scena, sarà costretta a sedersi nuovamente ai banchi dell’opposizione.
Screditato ma ostinato, Olaf Scholz non tira i remi in barca
I socialdemocratici della Spd, che secondo i sondaggi dovrebbero raccogliere appena il 16% dei voti dopo che nel 2021 avevano fatto il pieno con il 25,7%, puntano ancora su Olaf Scholz. 66 anni, il cancelliere uscente, però, non gode di un alto indice di gradimento: sotto di lui, la Germania è entrata in recessione e per molti la colpa è imputabile alle sue politiche economiche, improntate più che alla crescita al rispetto di obiettivi ecologici.
Nonostante questo, Scholz non si è fatto da parte dopo il collasso della coalizione “semaforo” (dai colori dei partiti membri: rosso la Spd, giallo i Liberali e i Verdi). Punti cardine della sua campagna elettorale sono stati il salario minimo e la riduzione dell’iva sugli alimenti. Negli ultimi mesi, sulla scia di un’opinione pubblica che sembra sempre più sensibile al tema, ha anche espresso posizioni non più così aperte sull’immigrazione.
Robert Habeck, il leader dei Verdi che spera in un posto che non c’è
Accreditati al 13%, i Verdi sono guidati da Robert Habeck. 55 anni, è entrato in politica 20 anni fa, quando nel 2004 divenne leader regionale del partito ecologista tedesco. Nel 2009 è arrivato al Bundestag e dal 2018 ha in mano le redini della formazione.
Nell’ultima legislatura è stato vicecancelliere e ministro dell’Economia e delle politiche climatiche, un mix di competenze che Merz non vuole replicare. Non solo, il leader della Cdu ha già fatto sapere che, in un suo governo, non ci sarà spazio per Habeck. Si tratta, comunque, di dichiarazioni pre-elettorali. I cristiano-democratici non possono governare da soli e potrebbero essere costretti a trattative anche con i Verdi.
Christian Lindner, il “falco” liberale che rischia di rimanere a terra
I Liberali (Fdp) candidano il loro presidente. Lindner, 46 anni, è alla testa del partito dal 2018: prima è stato segretario (2009) e poi vicepresidente (2013). Sotto di lui, i Liberali si sono ricompattati dopo il fiasco delle elezioni del 2013, quando sono rimasti fuori dal Bundestag per la prima volta dal 1949, e sono arrivati a un ottimo 10,7% nel 2017.
Nel 2021 sono entrati a far parte del governo, con Lindner alle Finanze. È stato proprio lui, tuttavia, a rompere la colazione “semaforo” e accelerare la strada verso le elezioni anticipate. Il suo partito, però, rischia di rimanere fuori dal Parlamento: i sondaggi lo danno al 4%, la soglia di sbarramento è al 5. In campagna elettorale ha provato a raccogliere i consensi dei liberisti economici più spinti, facendo pubbliche dichiarazioni di apprezzamento al presidente argentino Javier Milei e a Elon Musk.
La doppia candidatura di Linke per rilanciare l’estrema sinistra
Inusuale mossa del partito erede della Ddr, che arriva alle elezioni con due candidati cancelliere: i leader Jan van Aken e Heidi Reichinnek. Il primo è il presidente di Linke dal 2024 ed è stato deputato dal 2009 al 2017.
La seconda, 37 anni da compiere, è il nuovo volto del partito, particolarmente attiva sui social network grazie ai quali sta strappando molti consensi tra i giovani. Linke, che propone la patrimoniale, un aumento della spesa pubblica e una maggiore tassazione delle multinazionali presenti in Germania, viaggia intorno al 7%.
Sahra Wagenknecht, il volto “rossobruno” della politica tedesca
Ex Linke, la politica guida dal gennaio 2024 una formazione che ha il suo stesso nome, Bündnis (Alleanza) Sahra Wagenknecht. In autunno, alle elezioni regionali in Sassonia, Turingia e Brandeburgo ha sfondato la soglia del 10% e sogna di ripetersi al Bundestag, ma non sarà facile: secondo i sondaggi è proprio al 5%.
Le sue posizioni sono state etichettate come “rossobrune”, cioè che uniscono posizioni di estrema destra con istanze di estrema sinistra. In particolare, Wagenknecht è fortemente contraria all’immigrazione mentre si batte per contrastare la disuguaglianza sociale. È contraria alla Nato e vicino alla Russia nel conflitto con l’Ucraina e critica verso l’Unione europea, in particolare sulle politiche climatiche.