Esteri
Guerra Ucraina, altro che pace. L'esperta: "Al massimo un cessate il fuoco, Putin non mollerà"
Carolina De Stefano, professoressa della Luiss e storica dell'Unione Sovietica: “Trump vuole isolare la Cina”
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Russia e Ucraina, “al massimo un cessate il fuoco”. L'esperta: “Putin non mollerà”
Pace tra Russia e Ucraina? “E' più adatto un cessate il fuoco con una presenza di eserciti al confine e una con l'obiettivo di Trump di creare un fronte per isolare Cina e Iran”.
Parla Carolina De Stefano, storica dell'Unione Sovietica
Carolina De Stefano, docente alla Luiss e storica di Unione Sovietica, di Russia contemporanea e di conflitti etnici nello spazio ex Urss, ha vissuto a Mosca, Washington, Varsavia e Parigi. Sull'ipotesi che Trump e Putin possano “accendere la pace” è scettica e l'esperienza geopolitica le suggerisce di guardare “al prezzo” che si dovrà pagare e agli obiettivi delle due superpotenze.
Professoressa, che tipo di pace si profila in Ucraina?
“Credo che adesso più che di pace si parli di cessate il fuoco. Se ci rendiamo conto che non ci sono confini ben definiti. Il problema delle relazioni russo-ucraine non può essere risolto da Trump o dagli Europei. Quello che sta profilando è che ci saranno delle forze al confine ben più numerose del primo conflitto ucraino. L'obiettivo di Putin è sempre stato quello di controllare il regime con un'influenza e lo possono fare controllando un quinto del territorio. E poi gli ucraini non riconosceranno l'annessione dei territori. Un po' come accaduto in Germania con la divisione tra est e Ovest”.
A che titolo Trump vuole intestarsi la pace?
“In primis è la cognizione del mondo che ha il presidente Trump che è molto diversa dal suo predecessore. Trump in maniera esplicita pensa come Putin e i due non vorrebbero spartirsi il mondo ma creare zone di influenza. Trump l'aveva detto e stra-annunciato che voleva disimpegnarsi in Europa perché ritiene che i soldi spesi per la Nato per difendere i confini Ue non sono ben giustificati rispetto alle priorità degli Usa. In questi accordi, però, manca una faccia e cioè che Trump, al di là della spartizione, crede sia prioritario creare un fronte anti Cina e anti Iran. Difficilmente farà concessioni senza avere nulla in cambio”.
Quindi, cosa chiederà a Putin?
“Una nuova stagione di dialogo a determinate condizioni. E' partito un processo negoziale e noi dobbiamo prendere tempo per vedere come andranno le cose. Pensare a Trump e Putin come amici penso sia sbagliato. Trump non ha amici e non ha alleati, e nella sua testa Putin è cosciente della potenzia nucleare russa ma anche del Pil basso. No, non sintetizzerei quanto sta accadendo in un'alleanza Putin-Trump”.
L'Europa sta tentando di rientrare per far fermare il conflitto dopo aver speso miliardi in armi e aver pagato un prezzo energetico della crisi che non ha precedenti. I due giganti uno di fronte all'altro suona come una beffa?
“La reazione europea e probabilmente inevitabile ma al momento scomposta. Idealmente bisognerebbe cercare di essere strategici. L'annessione della Crimea è del 2014 e tutti sapevano Putin cosa voleva fare. C'è fretta di esistere senza esser strategici scoprendo ora che la difesa va riorganizzata ma i tempi sono lunghi. C'è un però: il passato non aiuta Trump, con Putin e con la Corea non ha portato niente. C'è una crisi identitaria europea e la risposta del riarmo è in ritardo: in Europa c'era il sentore, che la guerra fosse al bivio”.