Esteri
Netanyahu, il mondo si schiera. Biden con Bibi, Francia e UK ambigue. Il silenzio di Cina e Russia
La decisione della Corte penale internazionale ha compattato la politica in Israele e Palestina, mentre ha diviso Stati Uniti ed Europa. Chi sostiene Netanyahu e chi la Cpi
Netanyahu, il mondo si schiera. Biden con Bibi, Francia e UK ambigue. Il silenzio di Cina e Russia
Una valanga di reazioni dal mondo verso l’Aia. La notizia del mandato di arresto richiesto dalla Corte penale internazionale nei confronti del primo ministro israeliano, accusato di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani insieme con l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e alcuni leader di Hamas, ha diviso la politica mondiale. Le cancellerie della terra si sono divise tra il sostegno a Netanyahu e quello alla Corte dell’Aia. La politica israeliana si è compattata, così come Biden e Trump che per una volta hanno espresso la stessa opinione. Cina e Russia non hanno commentato, mentre dall’Europa arriva un coro di voci discordanti.
Anche l’opposizione in Israele sta con l’odiato Netanyahu
In Israele, la reazione del governo guidato dallo stesso Netanyahu è stata un misto tra sorpresa e sdegno. Il premier accusato dall’Aia ha parlato di “decisione assurda e antisemita da parte della Corte”, mentre il suo ministro per la nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha proposto di rispondere estendendo la sovranità israeliana sulla Cisgiordania. La decisione della Cpi ha spinto molte voci solitamente critiche a difesa della sovranità nazionale, pur con differenze nel tono e nelle implicazioni delle dichiarazioni. Il presidente Isaac Herzog ha parlato di un “giorno buio per la giustizia”. Yair Lapid, ex primo ministro e leader del partito Yesh Atid, ha definito la decisione della Cpi "grave che dannosa per Israele. Le dispute politiche non devono mai sfociare in attacchi alle istituzioni dello Stato di Israele". Benny Gantz, ex ministro della Difesa e leader del partito Unità Nazionale, ha adottato una posizione simile, condannando il mandato come un "tentativo di minare la sicurezza e la sovranità di Israele".
Dalla Palestina: “Una speranza per Gaza”
I rappresentanti palestinesi hanno accolto con favore il mandato, considerandolo un primo passo verso la responsabilità internazionale. Il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha accolto con favore il mandato, definendolo "una vittoria per le vittime e un passo cruciale verso la giustizia internazionale". Husam Zomlot, ambasciatore palestinese nel Regno Unito, ha descritto la decisione come una vittoria per l’ordine internazionale e le organizzazioni per i diritti umani palestinesi hanno definito il mandato “una luce di speranza per le vittime di Gaza”. Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina, ha definito il mandato un “momento di euforia” per le vittime dei conflitti a Gaza, lodando il lavoro delle organizzazioni per i diritti umani. Anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha ribadito il rispetto per l’indipendenza della Cpi, evitando però di entrare nel merito delle implicazioni politiche della decisione.
Biden e Trump al fianco di Netanyahu
Gli Stati Uniti – che, come Israele, non hanno firmato lo Statuto di Roma con cui nel 2001 è stata istituita la Cpi - si sono opposti fermamente al mandato di arresto. Il presidente in carica Joe Biden ha definito la decisione “scandalosa” e ha riaffermato il supporto incondizionato a Israele, dichiarando: “Non c’è equivalenza tra Israele e Hamas”. Secondo alcuni analisti, Trump potrebbe addirittura valutare sanzioni contro la Corte. "Netanyahu è un grande patriota e un leader incredibile che ha sempre lavorato per la sicurezza e la prosperità di Israele. Questo mandato della Corte penale internazionale è solo l’ennesimo attacco politico contro chi difende i propri confini e combatte il terrorismo", ha dichiarato ha dichiarato il prossimo inquilino della Casa Bianca dalla residenza di Mar-a-Lago. Di altro avviso è la deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez: “Questa decisione rappresenta un passo cruciale per riaffermare che nessuno è al di sopra della legge, nemmeno i leader politici”.
Il fragile equilibrismo diplomatico dell’Europa
Le reazioni delle cancellerie europee sono state varie. L’Alto rappresentante Josep Borrell ha invitato gli Stati membri a rispettare la decisione della Cpi. Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha offerto un sostegno esplicito a Netanyahu, invitandolo in Ungheria per garantire che il mandato non avrà effetto. La Francia e il Regno Unito hanno dichiarato il loro rispetto per la Cpi, ma non hanno confermato se arresteranno Netanyahu in caso di visita.
Il silenzio di Cina e Russia
Lo Statuto di Roma del 2001 è stato firmato nel 2001 da 124 Paesi, tra i quali – oltre a Israele e Usa – non figurano neanche Cina e Russia. Dal 2023 pende un mandato di arresto internazionale anche su Vladimir Putin, che ha colto l’occasione per esprimere la sua freddezza nei confronti della Cpi: “i leader eletti devono rispondere al proprio popolo, non a tribunali internazionali che ignorano le complessità dei conflitti regionali". La Cina ha adottato un distanziamento più prudente: “"Il conflitto israelo-palestinese richiede soluzioni politiche che garantiscano il rispetto reciproco e una coesistenza pacifica, non azioni che potrebbero aggravare le tensioni" ha dichiarato Xi Jinping.