Esteri
Medio Oriente, accordo Fatah-Hamas per il dopoguerra a Gaza. Israele alza il tiro: "Se crolla la tregua in Libano agiremo con più forza"
Hamas e Fatah hanno raggiunto un accordo sulla formazione di un comitato congiunto per amministrare Gaza dopo la guerra. Intanto si accende il fronte orientale in Siria tra forze filo Usa e quelle iraniane
Guerra in Medio Oriente, accordo Hamas-Fatah per il dopoguerra a Gaza. In Siria si accende il fronte orientale tra forze filo-Usa e forze filo-iraniane
Spiraglio di luce nel conflitto in Medio Oriente tra Israele e Gaza: Hamas e Fatah hanno raggiunto un accordo sulla formazione di un comitato congiunto per amministrare Gaza dopo la guerra. Lo scrive l'agenzia Afp che cita fonti informate. In Siria, intanto, si accende il fronte orientale dove sono presenti forze filo-Usa e forze filo-iraniane a sostegno di rispettivi clienti armati locali. Secondo fonti sul terreno, a conferma di quanto riferito dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, le forze filo-Usa guidate dal Pkk curdo e da tribù arabe cooptate dagli americani tentano di conquistare località a est del fiume Eufrate sotto controllo delle milizie filo-iraniane e di altri clan tribali vicini invece all'Iran. Gli scontri sono ancora in corso.
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Hamas e Fatah hanno raggiunto un accordo sulla formazione di un comitato congiunto per amministrare Gaza dopo la guerra. Lo hanno riferito alcune fonti all'Afp. Il movimento islamico palestinese Hamas e Fatah, il partito del presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, hanno concordato di formare un comitato responsabile dell'amministrazione della Striscia di Gaza dopo la guerra, ha appreso l'Afp dai negoziatori di entrambe le parti. Dopo i colloqui al Cairo sotto l'egida delle autorità egiziane, i due gruppi palestinesi hanno approvato un progetto di accordo che dovrà essere convalidato da un decreto presidenziale di Abbas, secondo un membro della squadra negoziale di Hamas e un altro di Fatah.
Secondo il testo del progetto visionato dall'Afp il comitato, composto da dieci a quindici personalità non affiliate all'uno o all'altro movimento, avrebbe autorità su tutte le questioni relative agli aiuti umanitari, all'istruzione, alla sanità, all'economia e alla ricostruzione.
Se il cessate il fuoco con Hezbollah dovesse crollare Israele amplierà i suoi attacchi e prenderà di mira lo stesso Stato libanese. È l'avvertimento lanciato dal ministro della Difesa di Israele, Israel Katz, durante una visita fatta ai soldati sul fronte settentrionale. Qualunque violazione dell'accordo sarà affrontata con "una risposta massima e tolleranza zero", ha detto Katz, parlando all'indomani di un'ondata di attacchi aerei lanciati da Israele sul Libano dopo che Hezbollah aveva sparato una raffica di proiettili come avvertimento per quelle che ha denunciato come precedenti violazioni israeliane.
L'accordo di cessate il fuoco entrato in vigore la scorsa settimana dà 60 giorni di tempo a Israele per ritirare le sue forze dal Libano e a Hezbollah per trasferire i suoi militanti a nord del fiume Litani. La zona cuscinetto sarà pattugliata dalle forze armate libanesi e dai peacekeeper Onu. Negli ultimi giorni Israele ha effettuato diversi attacchi in risposta a quelle che, a suo dire, sono state violazioni da parte di Hezbollah. Il presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, ha accusato Israele di aver violato la tregua più di 50 volte negli ultimi giorni, lanciando attacchi aerei, demolendo case vicino al confine e violando lo spazio aereo libanese. Berri, alleato di Hezbollah, ha contribuito a mediare il cessate il fuoco.
La tregua tra Israele ed Hezbollah in Libano "regge, deve reggere, è una tregua difficile da potersi mantenere ma bisogna fare tutto affinché continui questo cessate di fuoco, per arrivare al cessate di fuoco a Gaza, altro obiettivo importante". Lo afferma il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine dell'Assemblea generale di Alis".
"Ieri abbiamo parlato al vertice del Cairo per gli aiuti umanitari a Gaza, parlando anche della ricostruzione di Gaza il giorno dopo. Dobbiamo lavorare tanto anche per la Siria, visto che la situazione è estremamente complessa", aggiunge Tajani. "Noi stiamo intanto cercando di aiutare nel modo migliore i circa 300 italiani che vivono in quel paese, cercando di porli al riparo dagli attacchi aeree dei russi. Non ci sono da parte degli ribelli attacchi contro la popolazione civile. Questa già è una garanzia", aggiunge il vicepremier. "Continueremo a insistere - conclude - per proteggere i nostri concittadini ma anche per arrivare a cessare il fuoco e a una de-escalation in questa area complicata del Medio Oriente".
Nel contesto dell'inasprimento del conflitto siriano si è riacceso nelle ultime ore il fronte orientale dove sono presenti forze filo-Usa e forze filo-iraniane a sostegno di rispettivi clienti armati locali. Secondo fonti sul terreno, a conferma di quanto riferito dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, le forze filo-Usa guidate dal Pkk curdo e da tribù arabe cooptate dagli americani tentano di conquistare sette località a est del fiume Eufrate sotto controllo delle milizie filo-iraniane e di altri clan tribali vicini invece all'Iran. Gli scontri sono ancora in corso.
Migliaia di civili curdi sono arrivati oggi nella Siria orientale dopo esser stati costretti a lasciare la zona a nord di Aleppo sotto i colpi dell'offensiva di jihadisti filo-turchi. Lo riferiscono attivisti e operatori umanitari a Raqqa, dove poco fa è arrivato il primo convoglio di mezzi, inclusi trattori agricoli, con a bordo centinaia di famiglie di sfollati provenienti dalla zona di Tell Rifaat, a nord di Aleppo. Per il momento le forze filo-turche hanno lasciato libero un corridoio a sud-est di Aleppo per far defluire il flusso di civili in fuga. Questo corridoio collega la zona di Aleppo con la regione di Tabqa e di Raqqa, a est del fiume Eufrate, sotto controllo delle forze curdo-siriane, espressione dell'ala locale del Pkk.
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