Esteri

Migranti, crisi bancaria e Ucraina. I nodi che agitano il Consiglio Ue

di Redazione

Economia e affari esteri sono i temi più caldi

"Intanto vogliamo che sia un Patto prima di crescita poi di stabilità", spiegano alcuni diplomatici anti-frugali. Il messaggio, approvato anche dall'Italia, è che è difficile parlare di competitività senza parlare della governance economica. Le strade percorribili sono essenzialmente due: l'esclusione dal conteggio del debito degli investimenti strategici, dal green al digitale alla difesa; e l'estensione dei piani di rientro del debito da quattro a sette anni.

La questione ucraina

"È difficile raggiungere il 2% del Pil per la spesa militare, come viene chiesto, con regole che non permettono la spesa", evidenziano le fonti europee. Questi elementi vedono la contrarietà di un ristretto gruppo di Paesi, guidato da Germania e Austria, che insiste sulla stabilita' dei conti e vorrebbe parametri stringenti, seppur con piani di rientro dal debito differenziati. La spesa militare, nelle conclusioni, rientrerà sotto il paragrafo Ucraina: i leader approveranno il via libera, deciso lunedì dai ministri degli Esteri e della Difesa, per la fornitura di un milione di munizioni 155 mm all'Ucraina entro un anno. Si tratta di un piano da almeno due miliardi di euro che prevede anche l'acquisto congiunto. 

Finora diciotto Paesi hanno firmato per aderire all'acquisto comune di munizioni da fornire a Kiev. L'Italia non ha formalmente firmato (lunedì il ministro Guido Crosetto non ha partecipato al Consiglio) ma sta provvedendo in queste ore. Ha optato invece per un'astensione costruttiva (senza quindi porre il veto) l'Ungheria.

Un primo segnale di quanto sarà difficile convincere Budapest a dare il proprio benestare ad aumentare di 3,5 miliardi di euro il Fondo europeo per la pace (il forziere che finora ha finanziato la fornitura di armi a Kiev per 3,6 miliardi euro). L'Ungheria, tuttavia, non sara' l'unico osservato speciale del summit. Molti occhi saranno puntati sulla Germania e sulla sua decisione di bloccare lo stop alla vendita di auto a benzina o diesel dal 2035. E' in corso una trattativa tra la Commissione e Berlino su una deroga per gli e-fuel, i carburanti sintetici. L'Italia - anch'essa contraria al provvedimento - vorrebbe inserire nella deroga anche i biocarburanti: "Senza quelli l'Italia non potrà votare a favore", assicurano fonti diplomatiche.