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Osservatorio ANBI: crescono le preoccupazioni per l'arrivo del ciclone Boris

Osservatorio ANBI Risorse Idriche: il clima della Penisola continua la corsa all'instabilità. Preoccupazioni per il ciclone Boris 

Sono giorni di grande preoccupazione lungo tutta la Penisola per l’inversione di rotta del ciclone Boris che, dopo aver devastato l’Europa continentale (alluvioni in 8 Stati e 21 vittime) ha raggiunto le coste italiane: il timore, evidenzia l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, è che le correnti gelide, che accompagnano il fenomeno meteo, entrando in contatto con temperature marine ancora alte (sull’Adriatico, 25 gradi), possano generare eventi atmosferici, devastanti come quelli già registrati nelle zone centro-orientali del Vecchio Continente: a Miedzylesie, in Polonia, mm. 172 di pioggia in 21 ore; sulla Slovenia, punte pluviometriche di mm. 190; sull’Austria, cumulate d’acqua che a Sieghartskirchen-Henzig hanno sfiorato i 240 millimetri. 

Le conseguenze sull’Italia sono evidenti: sull’Appennino emiliano-romagnolo si registrano cumulate di pioggia fino ad oltre 350 millimetri (sulla città di Faenza mm. 185 nelle 48 ore); il livello dei fiumi è rapidamente salito provocando numerose tracimazioni: Sillaro + m. 7,42 a Portonovo, Santerno + m. 9,16 a San Bernardino, Tiepido + m. 7 a Fossalta.

Su Torremaggiore nella pugliese Capitanata, dove l’irrigazione è stata sospesa per mancanza di riserve idriche, un nubifragio ha riversato, in soli 30 minuti, 65 millimetri d’acqua, superando mm. 84 dopo 1 ora e mezza e provocando la morte di un cittadino; l’incredibile è che è piovuto solo su quel comune perché, a soli 7 chilometri di distanza, su San Severo, in 36 ore la cumulata pluviometrica è stata di appena 1 millimetro.

Questa estrema parcellizzazione delle piogge fa sì che la Capitanata continui a veder ridurre le proprie esangui risorse idriche, nonostante i disastrosi rovesci, a dimostrazione che questi fenomeni violenti e localizzati su terreni inariditi non giovano nemmeno alla ricarica degli acquiferi”, commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

Di positivo c’è solo da segnalare il leggero aumento dei volumi dell’invaso Capacciotti, che recupera in una settimana poco più di 1 milione e mezzo di metri cubi d’acqua; per il resto, la residua risorsa ancora trattenuta nei bacini è poco più del 13% della capacità complessiva.

Oltre alla provincia di Foggia, anche il Salento ha potuto saggiare la furia di Boris con piogge torrenziali, che hanno messo in ginocchio alcuni comuni del “tacco d’Italia”: Porto Cesareo, mm. 127 in 5 ore; Salice Salentino, mm. 142, vale a dire un quantitativo d’acqua pari a quasi il 70% di quanto è piovuto su quelle zone dall’inizio di quest’anno ad Agosto.

Altra regione ritenuta a rischio per il passaggio del ciclone Boris sono le Marche, che fino a ieri vedevano abbassarsi i livelli dei fiumi, che in larga parte restavano addirittura inferiori a quelli del recente, siccitoso passato: su tutti la Potenza e l’Esino. Intanto Civitanova Marche è stata allagata da un nubifragio (mm. 67 in 2 ore); si conta che i bacini artificiali, dove albergano tuttora oltre 38 milioni di metri cubi d’acqua, riescano ad assolvere alla funzione di calmierare eventuali piene.

Anche l’Abruzzo è già stato colpito pesantemente dalla perturbazione in atto sulla Penisola; l’auspicio è che le eccezionali cumulate registrate su alcune località della costa pescarese e teatina (Pescara: mm. 95,8 d’acqua in 5 ore; Francavilla: mm. 81,8 in 4 ore; Ortona, mm. 67 in 2 ore e mezza), oltre agli inevitabili danni e disagi per la popolazione, contribuiscano a rivitalizzare corpi idrici, devastati da una delle annate più siccitose della storia recente.

Aldilà delle polemiche sugli errori del passato e sulle farraginosità attuali, in attesa dei necessari finanziamenti per ridurre il rischio idrogeologico e dei tempi necessari a realizzare le opere, il succedersi delle emergenze dimostra che c’è necessità di un’urgente, diffusa coscienza di prevenzione civile: bisogna imparare a non essere solo in balia degli eventi, ma a ridurne il danno. Dobbiamo far sì che il discrimine fra un evento meteo estremo ed una tragedia non sia solo il caso, ma la nostra capacità di gestirlo a tutti i livelli”: ad affermarlo è il Direttore Generale di ANBI, Massimo Gargano, analizzando l’andamento di fenomeni meteo sempre più violenti in un Mediterraneo, ormai definito un laboratorio della crisi climatica.

In Umbria non sono servite le piogge di Settembre a dare respiro ad un lago Trasimeno ormai quasi asciutto: l’altezza delle acque non riesce a risalire da – m. 1,56, che è inferiore di ben 36 centimetri al limite minimo, sotto cui non dovrebbe mai scendere, pena la vita dell’ecosistema. Restano sostanzialmente stabili le portate dei fiumi Chiascio, Paglia e Topino.

Nel Lazio cresce il fiume Tevere a Roma, la cui portata (mc/s 139) è ora in linea con la media del periodo; in calo, invece, Aniene e Velino, mentre stabile è la Fiora. A fronte di un ulteriore abbassamento del livello del lago di Bracciano, la cui altezza idrometrica è ora di - m. 1,30 ,si registra, dopo un lunghissimo periodo di costante calo, un’inversione di tendenza per quanto riguarda il livello dello specchio lacustre di Castelgandolfo, che finalmente recupera 7 centimetri, attestandosi a m. 2,14; resta invariata l’altezza del lago di Nemi che, a differenza dell’altro bacino dei Castelli Romani, sembra non aver tratto alcun beneficio dalle piogge delle settimane scorse (è ancora 40 centimetri più basso dello scorso anno).

In Campania, nubifragi si sono registrati sulla Costiera Amalfitana e sull’entroterra salernitano (ad Agerola, mm. 50 in un’ora così come a Nocera Superiore ed in altri comuni della zona). Tra i fiumi si segnala una crescita repentina del Sarno, il cui livello è salito di m. 1,10 in un’ora per poi tornare alle altezze consuete.

Scendendo più a Sud, si continua a parlare di crisi idrica con i volumi dei bacini lucani sempre più in profondo rosso con ulteriore riduzione di circa 7 milioni di metri cubi nella risorsa idrica stoccata. Nel grande invaso di monte Cotugno rimangono 74 milioni di metri cubi d’acqua a fronte di una capacità di mln. mc. 482. In totale, nei bacini della Basilicata, la risorsa rimanente è inferiore ai 153 milioni di metri cubi, cioè oltre mln. 175 meno dell’anno scorso.

In Calabria aumenta la portata del fiume Coscile, mentre si riduce quella del Lao e dell’Ancinale, che però mantiene flussi straordinariamente abbondanti (oltre 223 metri cubi al secondo). Sardegna e Sicilia sperano nelle piogge settembrine per allentare una crisi idrica senza precedenti. Per quanto riguarda il Nord Italia, in Valle d’Aosta si riducono vistosamente le portate della Dora Baltea (- mc/s 20), così come quelle del torrente Lys.

In Piemonte tornano al di sotto dei valori medi di Settembre le portate dei corsi d’acqua Tanaro, Stura di Lanzo e Toce mentre, nonostante una decisa riduzione, i livelli della Stura di Demonte restano al di sopra della media.

Le perturbazioni di inizio Settembre hanno rimpinguato ulteriormente le riserve idriche della Lombardia, che ora si attestano in 1544 milioni di metri cubi stoccati con un surplus di quasi il 10% sulla media. Fatta eccezione per il lago di Como, gli altri bacini regolati hanno percentuali di riempimento, superiori alla media del periodo (Maggiore al 72,7%; Sebino al 59,3%; Benaco al 73,6%).

In Veneto tornano a crescere i flussi d’acqua nei fiumi: Adige a +88% sulla media, Bacchiglione con portata quasi triplicata rispetto a quella solita del periodo, mentre circa doppia è quella di Livenza e Brenta. Sempre a Nord-Est, il Friuli Venezia Giulia è stato vittima di una serie di nubifragi con cumulate fino a mm. 88 in 3 ore (a Cormons).

È decrescente la portata del fiume Po a monte, addirittura dimezzata in alcuni tratti, mentre a Pontelagoscuro, nel Ferrarese, è invece abbondantemente sopra la media. Infine, dopo la crescita dovuta alle abbondanti piogge, in Liguria si abbassano i livelli dei fiumi con Entella e Magra, che tornano sotto alla media del periodo.






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