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Libri & Editori
Trame e curiosità sui cinque libri del Premio Strega Europeo

3)  La mia Ingeborg di Tore Renberg (Fazi)

"La mia Ingeborg ha tutto: storia, stile, ritmo. È un’anima nera come l’inferno". Se a dirlo è uno scrittore del calibro di Luca D’Andrea, non resta che gettarci a capofitto nella lettura di questo terzo romanzo candidato al Premio Strega Europeo. Pubblicato da Fazi e tradotto da Margherita Podestà Heir - consulente editoriale per numerose case editrici italiane e norvegesi -, reca la firma dello scrittore Tore Renberg. Il protagonista, l’anziano Tollak, ha perso ciò che di più caro aveva al mondo: la moglie Ingeborg. I suoi figli, che abitano in città lontane, passano di rado a trovarlo. A mitigare la straziante solitudine della sua casa ci pensa Oddo: da tutti considerato lo “scemo del villaggio”, ha l’età dei figli di Tollak ed è l’unico ad essergli rimasto accanto in quel periodo della vita in cui ormai l'unica consolazione consiste nel tener viva la memoria del passato. Ne sono riprova anche i tempi verbali impiegati dall’io narrante fin dall’incipit del romanzo: «avevo», «ero», «volevo». Un modus vivendi che può essere racchiuso nella presentazione che lo stesso protagonista fa di sé: «Sono Tollak di Ingeborg. Appartengo al passato. Lungi da me l’idea di trovare il mio posto da qualsiasi altra parte».

"La mia Ingeborg"
 

Eppure, di motivi per tornare ad abitare il tempo presente ce ne sarebbero parecchi. In primis, un vero e proprio vaso di Pandora da scoperchiare, contenente verità tenute nascoste per anni che Tollak, a un certo punto della narrazione, sente di dover condividere con i suoi figli. Li supplica quindi di tornare a casa - forse per l’ultima volta - e di aiutarlo a portare il peso dei suoi segreti. «Lo so che cosa è successo - ammette ad un certo punto del racconto - lo so che sono state le mie mani, e non quelle di qualcun altro, non ho nulla da dire in mia difesa».

A fare da filo conduttore della narrazione sono i sentimenti - contrastanti, a tratti brutali - che animano il protagonista: burbero, barricato dentro le quattro mura della sua fattoria, ormai vecchio e solo, ma con nel cuore le verità indicibili di una famiglia spezzata. Lo stile è scorrevole e al contempo incalzante, con un ritmo scandito dal susseguirsi di capitoli brevi, quasi fulminei. Renberg si prende le dovute pause al momento giusto, lasciando col fiato sospeso e con la curiosità di addentrarsi sempre di più nel tormentato mondo di Tollak. Questa è quindi una storia strutturata come nei migliori romanzi gialli, ma anche struggente e appassionata come qualunque racconto d’amore che si rispetti.






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