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Cyber attacchi, Italia sempre più vittima: Pa e strutture sanitarie nel mirino

A livello globale e regionale, spiegano gli analisti del Dis, sia al Qaeda che Daesh “hanno proseguito nella riorganizzazione dei rispettivi assetti che, in entrambi i casi, ha portato a una decentralizzazione delle strutture di comando e controllo". In Europa, la dinamica degli attacchi di matrice jihadista conferma “la perdurante esposizione alla minaccia posta da quanti si mobilitano autonomamente per contribuire al jihad globale". A preoccupare, in prospettiva, sono soprattutto i giovani homegrown che, soli davanti ai loro pc, “consumano propaganda, reperiscono ‘guide’ per l’auto-addestramento con finalità offensive e intessono rapporti con correligionari di analogo orientamento".

Sul fronte italiano, il rischio più concreto continua ad essere legato ai foreign fighters “intenzionati a rientrare sul territorio nazionale, sia pure in stato di arresto o sotto falso nome, sfruttando anche circuiti criminali dediti all’immigrazione irregolare". Il nostro Paese ha sempre un ruolo di primo piano nella galassia mediatica jihadista: si ripetono le minacce "a simboli nazionali, come la bandiera e il Colosseo, e a luoghi o personaggi simbolo della cristianità, quali piazza San Pietro e il Pontefice". E viene ribadita ad ogni occasione utile la promessa di “conquistare Roma".

Sul fronte dell’eversione interna, i pericoli maggiori restano quelli incarnati dalle frange anarco-insurrezionaliste, pronte “a mobilitarsi su un doppio livello, che prevede un attivismo tanto di caratura ‘movimentista’ inteso a infiltrare le manifestazioni, quanto di più marcata valenza terroristica con il compimento della tipica ‘azione diretta distruttiva’ contro diversi target, correlati ad altrettante varie campagne di lotta".

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