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Innocenzi: "La carne cellulare? È buona, il ministro Lollobrigida la assaggi"
La giornalista di Report racconta ad Affari l'esperienza di mangiare carne a base cellulare e quello che c'è dietro la forte resistenza italiana
Era buona?
“La carne che ho assaggiato io era di pollo fritto. Ed era totalmente indistinguibile da un petto di pollo tradizionale. Il sapore era buono davvero. Soprattutto, mi ha stupito la pelle presente, identica a quella di un pollo del supermercato. Forse la consistenza è l’unica cosa non ancora perfettamente bilanciata”.
Lei, come sostiene, non mangia carne da ormai dieci anni. Come mai allora ha voluto provare quella a base cellulare?
“Non ho smesso di mangiare carne perché non mi piaceva, ma per non alimentare più il massacro animale e il ‘mostro’ degli allevamenti intensivi. Questo nuovo tipo di carne non va a toccare nessuna di queste due criticità. Mangiandola, infatti, non si uccide nessuno. La carne a base cellulare, oltre a essere estremamente più sostenibile a livello economico e ambientale, è un’ottima alternativa per tutti coloro che non mangiano carne per il mio stesso motivo”.
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Ma, dunque, se ci sono tutti questi lati positivi, perché c’è ancora così tanta diffidenza?
“A far emerge per primo in Italia questa nuova concezione di cibo è stata Coldiretti che, essendo l’associazione di riferimento per gli agricoltori, deve, appunto, tutelare i loro interessi. Da qui, dunque, la campagna mediatica che ha portato grande diffidenza verso questa promettente alternativa. E senza fare di tutta l’erba un fascio, questo significa tutelare anche gli interessi degli allevamenti intensivi”.