Medicina
Alimentazione, i cibi-spazzatura aumentano il rischio di demenza. Ricerca
Secondo due studi, uno brasiliano e uno britannico, mangiare cibi altamente elaborati dell’industria alimentare può aumentare il rischio di demenza
Se più del 20% del tuo apporto calorico giornaliero è costituito da alimenti ultra processati il rischio è reale. Lo studio, presentato lunedì alla conferenza internazionale dell'Associazione Alzheimer del 2022 negli USA a San Diego, ha seguito i 10.000 brasiliani per 10 anni. Più della metà dei partecipanti erano donne, bianche o con istruzione universitaria. L'età media era di 51 anni. Il 20% dell’apporto calorico equivale, per sommi capi, a 400 calorie al giorno in una dieta da 2.000 calorie al giorno. Una porzione di patatine fritte e un normale cheeseburger da McDonald's permettono di arriva a un totale di 530 calorie assunte.
Donne e uomini analizzati che mangiavano i cibi più ultra processati avevano un tasso di declino cognitivo globale del 28% più veloce e un tasso di declino delle funzioni esecutive più veloce del 25% rispetto alle persone che ne mangiavano una quantità minore.
E’ stato notato però che se le persone si alimentano con molta frutta e verdura intera e non trasformata, cereali integrali, fonti sane di proteine, l'associazione tra cibi ultraelaborati e declino cognitivo scompare, ha spiegato il dottor americano David Katz, esperto di medicina preventiva ed ex direttore e fondatore dello Yale-Griffin Prevention Research Center.
“In Brasile, gli alimenti ultraprocessati costituiscono dal 25% al 30% dell'apporto calorico totale. Abbiamo McDonald's, Burger King e mangiamo molto cioccolato e pane bianco. Non è molto diverso, purtroppo, da molti altri paesi Occidentali”, ha affermato la coautrice della ricerca la dottoressa Claudia Suemoto, assistente professore nella divisione di Geriatria presso la Facoltà di Medicina dell'Università di San Paolo.
"Il cinquantotto percento delle calorie consumate dai cittadini degli Stati Uniti, il 56,8% delle calorie consumate dai cittadini britannici e il 48% delle calorie consumate dai canadesi provengono da alimenti ultraprocessati", ha affermato Suemoto. Ma si può invertire la tendenza. Noi italiani siamo i maestri del cibo di qualità, di quelli freschi e della cucina casalinga. Bisognerebbe maggiormente puntare sul nostro valore per costruire ambiti di mercato nuovi in grado di intervenire nel settore.
“Le persone devono sapere che dovrebbero cucinare di più e preparare il proprio cibo da zero. Lo so. Diciamo che non abbiamo tempo, ma in realtà non ci vuole molto tempo", ha detto Suemoto. "E ne vale la pena perché proteggerai il tuo cuore e proteggerai il tuo cervello dalla demenza o dal morbo di Alzheimer", ha aggiunto. "Questo è il messaggio da portare a casa: smetti di comprare cose che sono superelaborate".