Medicina
Cancro al seno, svolta: ecco come prevenire la recidiva che causa la morte
Le donne che si ammalano di cancro al seno e si curano possono avere delle cellule dormienti che si riattivano a distanza di anni ma si è scoperto...
Una ricerca pubblica su Nature Cancer rivela come prevenire la recidiva di cancro al seno. La speranza
Una scoperta davvero importante per le donne. Le pazienti con il tipo più comune di cancro al seno sono sottoposte per molti anni al rischio continuo di recidiva ma ai polmoni (si chiama anche cancro al seno secondario o metastatico). Accade con l’avanzare degli anni e può presentarsi anche a distanza di decenni.
Gli scienziati dell’Institute of Cancer Research di Londra hanno scoperto perché questo accada e come fermare la degenerazione che causa la morte.
Secondo l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, il cancro al seno nel 2020 si sarebbe attestato intorno a 1.979.022 di casi, con 620.676 decessi.
Il Globocan, il database online che fornisce statistiche globali sul cancro, stima che 5,8 milioni di donne moriranno di tumore del seno entro il 2025. Ogni anno spuntano 2,3 milioni di casi nel mondo e quasi l’80% dei decessi è nei Paesi a basso e medio reddito. Nel 95% dei Paesi il cancro al seno è la prima o la seconda causa di morte per cancro femminile. Con 4,4 milioni di donne che muoiono di cancro nel 2020, quasi un milione di bambini sono rimasti orfani, il 25% di queste morti era causato proprio dal cancro al seno.
La ricerca, finanziata da Breast Cancer Now, è stata pubblicata sulla rivista Nature Cancer e rivela il meccanismo che fa scattare la recidiva: i cambiamenti molecolari all'interno del polmone che si verificano durante l'invecchiamento delle donne.
L'Institute of Cancer Research di Londra ha scoperto che è la proteina denominata PDGF-C, presente nel polmone, a “risvegliare” le cellule dormienti che poi provocano il cancro al seno. Il livello di questa proteina aumenta in un polmone che invecchia, quando il tessuto cellulare è danneggiato o colpito, con l’effetto di poter far crescere il tumore secondario.
Le cellule tumorali possono sopravvivere in organi anche distanti e per decenni, restando in uno stato dormiente.
I ricercatori quindi hanno bloccato, nei topi sottoposti ad esperimento, l'attività della proteina PDGF-C con un farmaco denominato Imatinib, attualmente utilizzato per trattare i pazienti con leucemia mieloide cronica e trattato i topi prima e dopo lo sviluppo dei tumori. La riduzione del cancro nei topi è risultata davvero molto significativa da aprire uno scenario completamente nuovo nella cura farmacologica.