Medicina
Coronavirus, ecco come viola l'organismo: speranza nel farmaco anti diabete
Il Coronavirus utilizzerebbe come via secondaria il recettore Dpp4 che è recettivo a molti farmaci anti diabete
Coronavirus: uno studio americano afferma che il covid-19 aggredisce le cellule sfruttando il recettore Dpp4 che è sensibile ai farmaci anti diabete. Primo tassello per una cura delle forme lievi? - Salute e benessere
Mentre in Italia la curva dei contagi da Coronavirus sembra destinata a scendere (qui gli ultimi numeri su contagi e morti), la ricerca di una cura continua in tutto il mondo. Dagli USA arriva la scoperta di una nuova via d'ingresso da cui il covid-19 infetta le cellule. Si tratta di un recettore sensibile ad alcuni farmaci anti-diabete. Questo significa che si potrebbe sviluppare una cura per le forme più lievi della malattia.
Coronavirus, come aggrediscono la cellula: porta secondaria il recettore Dpp4 - Salute e benessere
Fino ad oggi si sapeva che il Coronavirus utilizzava principalmente il recettore Ace2, che si trova soprattutto nelle cellule del sistema respiratorio, per invadere l'organismo dell'uomo. Lo studio pubblicato su Diabets Research and Clinical Practice afferma che il SarsCoV2 si lega anche al recettore Dpp4 per scardinare le difese delle cellule. Su quest'ultimo agiscono diversi farmaci anti-diabete. "Esiste anche un meccanismo diverso, che potrebbe aprire una via terapeutica per chi ha la malattia Covid-19 in forma moderata", sono le parole di Gianluca Iacobellis, dell'Università di Miami, riportate da Tgcom24.
Coronavirus: farmaco anti diabete possibile cura per le forme lievi - Salute e benessere
Il recettore Dpp4 si trova sulle superficie di tutte le tipologie di cellule, da quelle dei bronchi a quelle del cuore, e già in passato era stato associato ad altre forme di Coronavirus come nel caso dell'epidemia di Sars nel 2002-2003. Ora i ricercatori dovranno testare l'efficiacia dei farmaci anti-diabete nel contenere l'infezione da Covid 19. Lo studio comunque è solo all'inizio ed è ancora presto per parlare di una cura in senso stretto.
Nel frattempo continua anche la ricerca di un vaccino. La maggior parte degli esperti concorda che non sarà pronto prima di un anno circa ma il successo della sperimentazione animale per il vaccino cerotto lascia ben sperare. C'è comunque un'elevata probabilità che dovremo affrontare una seconda ondata dell'epidemia dopo l'estate.