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Politica
Ballottaggi, seggi aperti in 101 Comuni. Affluenza in calo al 27,89%

Urne aperte da Firenze a Bari. Tutto quello che c'è da sapere sui ballottaggi

Parte il secondo turno di votazione per le elezioni amministrative: urne aperte in circa un centinaio i Comuni italiani coinvolti nel ballottaggio in programma il 23 e il 24 di giugno. Si vota fino alle 23 e domani dalle 7 alle 15 di lunedì 24 giugno, solo nei centri con più di 15mila abitanti e in cui nessun candidato ha ottenuto più del 50% dei voti al primo turno. Di seguito le sfide più importanti e le partite ancora aperte.

Per il secondo turno delle elezioni amministrative alle 19 ha votato il 27,89% degli aventi diritto, in calo rispetto al primo turno di circa 7 punti. È quanto emerge dai dati del Viminale pubblicati sul portale Eligendo e che si riferiscono a tutte le 3.586 sezioni relative al voto in 102 comuni. Nelle stesse sezioni alle 12 di domenica 9 giugno, nel primo turno, la percentuale dei votanti era stata del 34,79%

Cremona e i comuni lombardi 

Sono 13 comuni che torneranno alle urne. Oltre a Cremona, unico capoluogo, ci sono: in provincia di Milano, Cusano Milanino, Lainate, Novate Milanese, Paderno Dugnano, Peschiera Borromeo, Settimo Milanese, Trezzano sul Naviglio; Malnate e Samarate in provincia di Varese; Romano di Lombardia nel bergamasco, Porto Mantovano e infine Chiari, in provincia di Brescia. A Cremona, già governata dal centrosinistra col sindaco Gianluca Galimberti, si scontrano Alessandro Portesani per il centrodestra, che al primo turno ha ottenuto il 43,2%, e il vicesindaco uscente di centrosinistra Andrea Virgilio (41,9%).

Al ballottaggio va anche Paderno Dugnano, il più grande tra questi comuni. I candidati in corsa sono Carlo Boffi per il centrodestra con il 47,5% dei voti e Anna Varisco, che si e' fermata al 43,6%. A Peschiera Borromeo invece corrono Andrea Coden (39,4%) per il centrosinistra e Mario Orfeo che ha raccolto il 27,1% delle preferenze. A Chiari, unico comune del bresciano che torna alle urne, gli sfidanti sono Gabriele Zotti di centrodestra e Domenico Codoni di centrosinistra. I ballottaggi si terranno dalle 7.00 alle 23.00 di domenica 23 giugno e dalle 7.00 alle 15.00 di lunedì 24 giugno. Lo spoglio inizierà subito dopo la chiusura delle urne e dovrebbe concludersi entro lunedì sera.

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Firenze

La sfida sarà tra la candidata sindaca della coalizione di centrosinistra, Sara Funaro, che si presenta al secondo turno con un vantaggio di 10 punti percentuali, contro il candidato civico sostenuto dal centrodestra, Eike Schmidt. Per Funaro, nipote del sindaco dell'alluvione del 1966 Piero Bargellini, è la grande occasione per diventare la prima sindaca di donna a Palazzo Vecchio. L'assessora uscente Pd al Welfare, forte del 43% di consensi ottenuti al primo turno, potrà contare questa volta anche sugli endorsement dei candidati di Italia Viva e Movimento 5 Stelle, Stefania Saccardi (7,3% di voti) e Lorenzo Masi (3,3%). Se i renziani, infatti, non hanno dato indicazione di voto è stata la vicepresidente regionale Saccardi a esprimere la sua preferenza a Funaro dopo le pressioni arrivate dal mondo dem con cui governa in Regione Toscana.

Stesso discorso per Masi che dopo l'accordo sfumato al primo turno con i dem si è schierata a favore di Funaro, anche in vista della nascita di un 'campo largo' in Toscana dove fino a oggi i pentastellati sono spesso stati all'opposizione. La candidata di Firenze democratica, Cecilia Del Re (6,2%), invece che ha lasciato il Pd dopo le mancate primarie in inverno non si è schierata annunciando però l'intenzione di rimanere all'opposizione in Consiglio comunale in ogni caso. Sulla stessa linea anche il candidato della sinistra radicale, Dimitrij Palagi, che al primo turno ha incassato il 5,4% di consensi.Dall'altro lato, a sperare in un ribaltone, c'è l'ex direttore degli Uffizi attualmente alla guida del Real Museo e Bosco di Capodimonte, Eike Schmidt che a inizio giugno si era fermato al 32,8% di voti e ha chiuso negli ultimi giorni un apparentamento ufficiale con Francesca Marrazza della lista civica RiBella Firenze (0,5%).

Perugia

Sarà una sfida tutta al femminile quella per la poltrona a sindaco di Perugia. Sono al ballottaggio, infatti, Margherita Scoccia, candidata del centrodestra e civici (Fratelli d'Italia, Fare Perugia - Forza Italia con Romizi, Lega, Perugia civica, Progetto Perugia, Udc, Futuro Giovani, Perugia Amica), e Vittoria Ferdinandi, sostenuta dal campo largo del centrosinistra e da alcune liste civiche (Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Perugia Pensa che comprende anche Azione, Orchestra per la Vittoria, Anima Perugia, Perugia per la sanità pubblica). Margherita Scoccia, assessore all'Urbanistica uscente, nel primo turno ha totalizzato il 48,29%, mentre Vittoria Ferdinandi si è fermata al 49,01%, migliorando il risultato del centrosinistra alle ultime consultazioni di circa il 20%. Al primo turno, i candidati a sindaco erano cinque. Oltre a Scoccia e Ferdinandi, si erano candidati Massimo Monni con la lista Perugia Merita, espressione dell'elettorato moderato, Davide Baiocco, ex calciatore di Perugia e Juventus, sostenuto dalle liste Forza Perugia e Alternativa riformista-Italexit, e Leonardo Caponi, ex senatore e candidato per Pci - Perugia contro guerra e neoliberismo.

In un voto estremamente polarizzato sulle due candidate, gli altri concorrenti hanno raccolto pochi voti. Nessun apparentamento ufficiale con una o l'altra delle candidate al ballottaggio. Massimo Monni ha annunciato che sosterrà Ferdinandi, pur lasciando liberi i suoi ex candidati e i sostenitori di scegliere secondo coscienza. Voto per Ferdinandi è stato manifestato anche da Caponi. Nessuna indicazione specifica da Baiocco. Italia Viva e Tempi Nuovi, che al primo turno sostenevano Monni, hanno espresso il loro sostegno alla candidata del centrosinistra. Margherita Scoccia, architetto, nell'ultimo mandato ha ricoperto il ruolo di assessore all'Urbanistica. Vittoria Ferdinandi, psicologa, lavora nel terzo settore, è tra gli ideatori per progetto Numero Zero, ristorante inclusivo che dà lavoro a persone con disabilità psichiche. Per questo, è stata insignita del titolo di Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica nel 2020. Al di là dell'esito del ballottaggio, Perugia eleggerà lunedì la sua prima sindaca.

Vibo Valentia

Si tratta dell'unico capoluogo di provincia chiamato al voto in Calabria e la sfida è tra il dirigente della Regione Calabria, Roberto Cosentino, che corre per il centrodestra, e Vincenzo Romeo - già primo presidente della Provincia di Vibo Valentia - che corre per il centrosinistra. In particolare, Roberto Cosentino è sostenuto da Forza Italia, Fratelli d'Italia, il movimento "Indipendenza" e tre liste civiche, ed ha ottenuto al primo turno il 38,4% dei consensi pari a 7.058 voti. Sei in totale le liste a suo sostegno: "Andiamo oltre" con 1.344 voti pari al 7.41%; Forza Italia con 1739 voti, 9.59%; Forza Vibo con 1.528 voti, 8.43%; Fratelli d'Italia che ha ottenuto 1.499 voti pari al 8.27%; Indipendenza con 506 voti pari al 2.79%; Vibo unica: 981 voti, 5.41%. Vincenzo Romeo al primo turno ha invece ottenuto il 31,9% dei consensi pari a 5.863 voti. È sostenuto dal Pd e dal Movimento Cinque Stelle, oltre che dall'alleanza Verdi-Sinistra italiana. In totale sono quattro le liste a sostegno di Romeo che al primo turno hanno ottenuto il seguente risultato: Partito democratico 1798 voti pari al 9.91%; Movimento Cinque Stelle 871 voti, 4.80%; Progressisti per Vibo 626 voti, 3.45%; Centro Studi Progetto Vibo 1.672 voti, 9.22%. Ago della bilancia per decidere il nuovo sindaco potrebbe rivelarsi l'orientamento del 'terzo polo', aggregatosi attorno al candidato centrista Francesco Muzzopappa che si è fermato al primo turno al 28.5%, pari a 5.299 voti. Staccata Marcella Murabito di Rifondazione comunista con lo 0,81% pari a 148 voti.

Nessuno dei due candidati a sindaco interessati al ballottaggio - Cosentino e Romeo - ha stretto un apparentamento ufficiale con l'area di centro. Al primo turno è stato il voto disgiunto in favore di Vincenzo Romeo a permettere al centrosinistra di andare al ballottaggio al posto del terzo polo. L'appello dei due aspiranti primi cittadini è quindi rivolto al popolo dell'astensione e, soprattutto, al polo moderato che al primo turno ha visto correre con Muzzopappa cinque liste tra cui quelle di Azione e di Noi Moderati, partiti che a livello nazionale guardano al centrodestra. Decisivi potrebbero rivelarsi anche i voti della lista "Cuore vibonese" (la più votata in citta' con 1.943 voti, pari al 10,71% dei consensi), che fa capo all'ex consigliere regionale Vito Pitaro, schierata al primo turno con il candidato centrista Muzzopappa.Il centrodestra amministra Vibo Valentia da oltre 15 anni, con sindaci come Nicola D'Agostino, Elio Costa (due volte sindaco) e l'uscente Maria Limardo, quest'ultima espressione di Forza Italia ma non ricandidata. Il centrosinistra era invece riuscita a strappare la guida della città dal 2005 al 2010 con il sindaco Franco Sammarco, succeduto ad altre due giunte di centrodestra guidate da Alfredo D'Agostino (padre di Nicola) e Elio Costa.

Monserrato

In Sardegna c'è solo un Comune, dei 27 chiamati al voto l'8 e il 9 giugno scorso, che torna ai seggi per il ballottaggio il 23 e il 24 giugno. A Monserrato, centro di quasi 19 mila abitanti (17.267 gli elettori) della Città metropolitana di Cagliari, si ripropone la sfida di cinque anni fa tra il sindaco uscente Tomaso Locci, 49 anni, stavolta sostenuto da tre liste civiche, e l'oncologa radioterapista Valentina Picciau, 48 anni, sua ex alleata nel 2016, che al secondo turno si presenta col Campo largo ricompattato. Nel 2019 si impose Locci, che due settimane fa al primo turno ha raccolto il 40,20% dei consensi, contro il 21,58% della rivale che aveva l'appoggio di tre liste civiche e del M5S. Il Pd, invece, sosteneva Efisio Sanna, rimasto fuori dal ballottaggio col 18,76%, dietro al candidato del centrodestra Alberto Corda (19,46%), che non ha dato indicazioni di voto ai suoi elettori. Dopo il risultato del primo turno, Sanna ha dichiarato l'apparentamento con Picciau, candidata che i dem avevano già sostenuto cinque anni fa, e che avrà l'appoggio anche delle altre due liste (Cultura è Libertà e Adesso Sardegna) schierate col candidato Pd al primo turno. Negli ultimi giorni i toni della campagna elettorale si sono alzati, con un reciproco scambio di accuse fra i due avversari, un tempo alleati. Nel 2016, quando Locci fu eletto per la prima volta, Picciau entrò in consiglio comunale coi Riformatori sardi (partito che tradizionalmente schierato col centrodestra) e dell'assemblea civica è stata vicepresidente. Nel 2018 il consiglio comunale fu sciolto per la mancata approvazione del bilancio entro i termini di legge e Monserrato fu commissariata. Locci si era dimesso dopo che due consiglieri dei Riformatori avevano lasciato la sua maggioranza: fra loro proprio Valentina Picciau.

Sul sostegno ricevuto da Sanna e dal Pd, criticato da Locci, Picciau ha chiarito: "Questo apparentamento rappresenta un ricompattamento delle parti politiche rappresentanti il centrosinistra, sono apertamente dichiarate e regolarmente registrate secondo la nostra legge elettorale che infatti prevede questa possibilità legale, alla luce del sole e del tutto naturale. L'allearsi mostra in modo evidente ai nostri cittadini, che coloro che sono stati chiaramente più votati proporzionalmente alle preferenze ottenute dalle singole liste, possano entrare in consiglio comunale, così come è stato deciso dal voto popolare", sostiene la candidata del Campo largo. "Ricordiamo pure che le forze politiche a lui avversarie possono essere considerate anche parte di un elettorato che non gradisce l'attuale sindaco in carica e sono sempre un buon 60%, e che merita rispetto". Locci, in corsa per il suo terzo mandato, è stato fortemente critico sull'apparentamento che ha consentito al Campo largo di ricompattarsi. "Rappresenta un tradimento nei confronti degli elettori e una mancanza di rispetto per le loro scelte", ha detto il sindaco uscente.

"La candidata, alleatasi con la parte che è stata bocciata in modo evidente dai nostri cittadini, rischia di far rientrare dalla finestra coloro che sono stati chiaramente respinti dal voto popolare. Dopo aver tradito nel 2018 il proprio partito e i cittadini che l'avevano sostenuta, commissariando il comune e barattando cio' con l'opposizione per la propria candidatura a sindaco nelle successive elezioni e perdendole di larga misura, la signora candidata bis prosegue in stile da traditrice anche stavolta, perpetuando l'inciucio col candidato sindaco Sanna e tradendo cosi' in primis i cittadini, che l'hanno sostenuta come alternativa a tutte le altre coalizioni in lizza". "Ma, non paga di ciò, tradisce anche i suoi stessi candidati, che vedrebbero un numero di eletti in consiglio comunale notevolmente inferiore in favore delle due liste del Pd e della civica Adesso Monserrato, entrate con l'inciucio in coalizione", attacca Locci. "Ma i giochi interni al campo largo, dove il Pd anche a Monserrato fagocita i 5 Stelle, a noi non interessano ma fanno però emergere la modalità di governo della città che questo gruppo porterebbe avanti: guerre intestine e perseguimento di velleità personali che bloccherebbero lo sviluppo da noi impostato e farebbero ripiombare Monserrato nelle condizioni purtroppo già in passato vissute". Nel 2019 la vittoria di Locci su Picciau al ballottaggio fu schiacciante: 67,51% contro il 32,4% della rivale, che negli ultimi cinque anni è stata consigliera di opposizione.

Avellino

In ballo c'è il futuro della città, ma si è discusso molto del presente e del recente passato. Spesso i programmi sono rimasti sullo sfondo, soppiantati dagli strascichi delle inchieste giudiziarie, da attacchi personali e scaramucce politiche. Sono trascorse cosi' le due settimane che hanno separato Avellino dal primo turno delle Comunali fino alla vigilia del ballottaggio. Un clima che non sorprende più di tanto, visto quanto accaduto negli ultimi mesi e anni nella città irpina, unico capoluogo della Campania chiamato alle urne in questa tornata elettorale. Dei sette candidati in lizza ai nastri di partenza, i due più votati sono stati Antonio Gengaro con il 36,98% e Laura Nargi, che si è fermata al 32,49% con le sue tre civiche.

Il primo è il frontman del campo largo a guida Pd-M5s, anche se lui preferisce definirlo 'fronte progressista'. Ma la sostanza non cambia, tanto che negli ultimi giorni sono arrivati a tirargli la volata Elly Schlein e Giuseppe Conte, mentre oggi sarà la volta del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. La seconda ha più volte rimarcato il suo carattere civico, tanto da smentire qualsiasi accordo con partiti di centrodestra, a cominciare dalla Lega. Ma il convitato di pietra di questa campagna elettorale si chiama Gianluca Festa, ultimo sindaco eletto ad Avellino, che si è dimesso lo scorso aprile sotto il peso dell'inchiesta che, al momento, lo ha portato agli arresti domiciliari. Nargi è stata la sua vice e anche lei risulta attualmente indagata. Un'occasione politica invitante per il centrosinistra, che ha battuto forte su questi temi durante tutta la campagna elettorale. Non a caso Conte, nel comizio tenuto ieri in piazza Libertà, ci ha tenuto a sottolineare che "quando si amministra in maniera trasparente, non c'e' bisogno di far sparire i pc", alludendo alle immagini degli inquirenti che riprendono Festa mentre porta via il computer dal suo ufficio.

Di contro, Nargi ha provato in tutti i modi a spostare l'attenzione su altri fronti, evitando anche il confronto pubblico in piazza con Gengaro senza garanzie che l'argomento giudiziario non sarebbe stato toccato. La partita di domenica e lunedi' prossimi si giochera' molto intorno a questi aspetti e alle scelte che faranno gli elettori che, al primo turno, si sono astenuti (affluenza al 65%, in linea con l'ultimo precedente) o hanno scelto gli altri nomi in gara. E' immaginabile che gli elettori del centrodestra che decideranno di andare a votare, sceglieranno Nargi pur di non portare consensi al centrosinistra, anche se il candidato di FdI, Modestino Iandoli, ha lasciato liberta' di voto.

Anche gli elettori del giornalista Rai Rino Genovese, che ha totalizzato quasi il 22% al primo turno con le sue cinque civiche, potrebbero spostarsi su Nargi. I sostenitori di Gennaro Romei (Udc) e Vittorio Boccieri (Progetto Avellino Futura), invece, potrebbero schierarsi con Gengaro, anche se i due non hanno dato indicazioni.

Comunali in Puglia, fari su Lecce e Bari 

Sono otto i Comuni pugliesi che oggi e domani tornano al voto per i ballottaggi e la scelta dei nuovi sindaci, fari puntati sui due capoluoghi Bari e Lecce. Oggi seggi aperti dalle 7 alle 23, mentre lunedì dalle 7 alle 15. A seguire prenderà il via lo spoglio delle schede. A Bari sfida è tra il candidato del centrosinistra Vito Leccese e quello del centrodestra, Fabio Romito: il primo ha sfiorato la vittoria al primo turno con il 48,02% dei voti (73.735 preferenze); il suo avversario invece si è fermato a 29,12% (44.709 preferenze). Leccese era sostenuto al primo turno da 7 liste, tra queste Pd e Verdi, alle quali si aggiungono adesso le 6 di Michele Laforgia, candidato di M5s e SI. Romito ha potuto contare sul sostegno di nove liste, tra cui Fratelli d'Italia, Forza Italia, Udc, Noi Moderati. Assente il simbolo della Lega nonostante Romito sia un iscritto al Carroccio. Al primo turno (quando si votava anche per le Europee) l'affluenza è stata del 58,17%, per un totale di 145.985 voti su 278.609 residenti aventi diritto. A Lecce scontro tra Adriana Poli Bortone per il centrodestra (10 liste a sostegno), che ha mancato la vittoria al primo turno per 24 voti, tanti erano quelli che servivano per ottenere il 50% + 1, e il sindaco uscente Carlo Salvemini (9 liste) del centrosinistra. Per il risultato definitivo i due candidati hanno dovuto attendere il termine delle procedure di verifica da parte della Commissione elettorale per un accertamento su alcune incongruenze dei verbali depositati relative a quattro sezioni. Poli Bortone ha ottenuto il 49,95% dei consensi (24.749 preferenze), Carlo Salvemini il 46,73% (23.430 voti). Dei 78.042 elettori totali, al primo turno a Lecce si è recato alle urne il 68,53%. Gli altri sei Comuni al ballottaggio sono Putignano e Santeramo in Colle nel Barese; Copertino in Salento; Manfredonia, San Giovanni Rotondo e San Severo nel Foggiano

Caltanissetta e Gela

Nel capoluogo nisseno il campo progressista si sfalda. Il M5s ha già reso noto che non ha fatto apparentamenti con nessuna forza politica. Gli elettori Cinquestelle domenica e lunedì' "saranno liberi di votare secondo coscienza", ha spiegato il coordinatore regionale per la Sicilia Nuccio Di Paola, per il quale "nella fase che ha preceduto il primo turno il Pd ha non ha raccolto i nostri ripetuti inviti, sbagliando nettamente i suo calcoli". Quei voti saranno comunque determinanti perché a dividere i candidati sono pochi punti percentuali. A sfidarsi sono gli avvocati Walter Tesauro di 61 anni e Annalisa Petitto, di 46. Al primo turno Tesauro, schierato dal centrodestra, ha ottenuto il 34,42%, sostenuto tra gli altri, da Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega-Udc, Democrazia cristiana. Dall'altra parte Annalisa Petitto che parte dal 30,82%: nel tempo costruito la sua candidatura con la casacca del civismo. Già dirigente provinciale del Partito democratico l'avvocata è riuscita a convincere i suoi ex compagni di partito a candidarsi in una delle sette liste civiche evitando quindi il simbolo del Pd.

Si vota anche a Gela dove al ballottaggio vanno Grazia Cosentino, 60 anni, con il 32,87%; e Terenziano Di Stefano 43 anni, con il 29,26%. La candidatura di Cosentino, sostenuta dal centrodestra è nata da un'intesa politica all'interno del centrodestra con annesso il partito di Italia viva. Per la prima donna candidato a sindaco di Gela nessun apparentamento politico per il secondo turno elettorale. Lo sfidante è Terenziano Di Stefano. Il suo nome è venuto fuori da una discussione tra partiti a vocazione di centrosinistra - con l'obiettivo di trovare un nominativo su cui convergere.






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