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Politica
Berlusconi vs De Benedetti, il fil rouge del trentennio stravinto da Silvio

Chi ha vinto, infine? Con obiettività va detto che De Benedetti, centometrista ben visto e risparmiato dalla magistratura grazie al furbo posizionamento politico suo e dei suoi giornali, era vincente nelle singole battaglie. Berlusconi è spesso finito sotto subendo un pressing giudiziario asfissiante (condanne, multe, decine di processi mediaticamente amplificati con cura e metodo, sputtanamento sistematico e delegittimazione morale politica) culminato con il risarcimento monstre da 494 milioni del luglio 2013. Ma alla fine si è sempre rialzato, come Ercolino sempre in piedi. E alla lunga ha vinto lui. Perché ha unito in se' (in spregio dei sottili, delicati equilibri costituzionali) il potere mediatico con quello finanziario e politico. In un cocktal micidiale risultato imbattibile.

E ora, a fine corsa, il Cavaliere esce di scena con gli onori dell'uomo di Stato, i funerali solenni nel Duomo di Milano e il lutto nazionale, davanti a mezzo mondo e a tanti capi di governo, lasciando ai suoi uomini e alle sue donne aziende floride e un patrimonio di ben 8 miliardi.

De Benedetti irrancidisce e rosica solitario in Svizzera, dove ha portato la sua residenza e la sua ormai scarna denuncia dei redditi, dopo essersi liberato di quello che è stato il più grande gruppo editoriale italiano deperito tra le sue mani sotto i colpi della rivoluzione digitale, sbolognato ai figli ingrati che hanno pensato bene di rifilarlo velocemente agli Agnelli-Elkann. E se non fosse per l'amica Gruber che periodicamente lo rivitalizza intervistandolo come imprenditore illuminato e inspired, non gli resterebbe che qualche passeggiata nei boschi di St Moritz. Sic transit gloria mundi.

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