CasaPound ripara la scritta DUX e riporta in vita la pineta di Monte Giano
Volontari di CasaPound mettono a dimora mille pini per ripristinare la scritta realizzata in omaggio a Mussolini nel 1939 e distrutta dall'incendio del 2017
CasaPound l'aveva promesso. Dopo l'incendio dell'agosto 2017 - forse doloso - che aveva cancellato parte della scritta "DVX" sul Monte Giano, realizzata nel 1939 come omaggio a Benito Mussolini dagli allievi della Scuola Guardie Forestali di Città Ducale, la "Tartaruga Frecciata" si era impegnata a ripristinare la pineta distrutta sul monte che domina Antrodoco, nella provincia reatina, e domenica 4 febbraio la promessa è stata esaudita.
Duecento militanti e simpatizzanti di CPI provenienti da tutta Italia, financo da Udine e da Palermo, coordinati dai volontari della protezione civile che fanno capo all'organizzazione La Salamandra e all'associazione ecologista La Foresta che avanza (entrambe facenti capo a CasaPound), si sono dati appuntamento alle pendici del Monte Giano e hanno affrontato la lunga e faticosa scalata per raggiungere la pineta distrutta dalle fiamme. Graziati da una giornata di sole dopo le violenti piogge e le nevicate della notte precedente, i volontari di CasaPound hanno guadagnato la storica pineta e, sotto le direttive di agronomi, hanno rimpiantumato e messo a dimora, tra la neve e accanto agli alberi carbonizzati dall'incendio, mille pini austriaci, "analoghi a quelli andati distrutti" - si legge in una nota di CPI - "acquistati grazie alla raccolta fondi alla quale hanno partecipato tantissimi italiani".
Sì, decisamente, un'autentica "foresta che avanza" come nel Macbeth di William Shakespeare la colonna di volontari che, pini e vanghe in spalla, hanno partecipato all'iniziativa. Iniziativa che il vicepresidente di CasaPound, Andrea Antonini, commenta entusiasta: "Questa è CasaPound" dichiara, "e questi sono gli uomini e le donne che ne fanno parte: persone che si mettono in gioco in prima persona, che agiscono e risolvono i problemi, persone che amano la propria terra e che non hanno paura di rimboccarsi le maniche quando è necessario".
"Quello di oggi è però anche un atto simbolico" aggiunge Antonini. "Vogliamo che l'Italia, e il Lazio con essa, torni a essere quello che era una volta: un Paese coraggioso e capace di opere straordinarie, come fu quella scritta realizzata durante il fascismo, che ancora oggi rappresenta un presidio indefettibile per la sicurezza del territorio reatino. Un paese dove non ci sono territori che fagocitano tutte le risorse e periferie abbandonate a loro stesse, ma una comunità organica che lavora insieme per il bene di tutti".