Politica

Draghi al Quirinale vuol dire elezioni. L'altra ipotesi Casini: voto nel 2023

Di Alberto Maggi

Il no ufficiale di Italia Viva a Berlusconi presidente della Repubblica cambia gli scenari

Quirinale e durata della legislatura sono strettamente legati

La dichiarazione chiara e inequivocabile di Ettore Rosato ad Affaritaliani.it ("Italia Viva non vota Silvio Berlusconi perché serve un presidente della Repubblica con ampio consenso") cambia radicalmente lo scenario in vista dell'elezione del nuovo Capo dello Stato. Fino a questa mattina i retroscena davano quasi per certo che almeno due terzi o addirittura tre quarti dei renziani potessero votare per l'ex Cavaliere, ma le parole di Rosato sono forti e precise e soprattutto non lasciano vie d'uscita.

Senza il supporto dei renziani, la strada del leader di Forza Italia verso il Colle più alto della Capitale - considerando anche i possibili franchi tiratori nel Centrodestra -, appare davvero in salita. Una missione quasi impossibile. A questo punto, se davvero l'ipotesi Berlusconi tramonta e, come ha affermato ad Affaritaliani.it Ignazio La Russa, quella di Gianni Letta non è mai esistita, restano in piedi sostanzialmente due soluzioni. Legate strettamente alla sopravvivenza della legislatura e, quindi, alle possibili elezioni anticipate nella primavera del 2022 (8-9 maggio resta la data principale).

La prima è quella quasi scontata di Mario Draghi Capo dello Stato, visto che durante la conferenza stampa di fine anno, la settimana scorsa, si è di fatto dichiarato disponibile. Anche se non mancano dubbi e perplessità, SuperMario avrebbe il sostegno (almeno ufficiale) di tutta la maggioranza di governo e, forse, anche di Fratelli d'Italia. E la possibilità che gli inevitabili franchi tiratori lo impallinino è bassa (anche se non esclusa). Il problema è che Draghi al Quirinale porta con sé al 99% - stando a quanto spiegano fonti di tutte le forze politiche - il ritorno alle urne.

Appare infatti quasi impossibile trovare un premier tecnico (i nomi sono sempre gli stessi: Cartabia, Colao o Franco) in grado di tenere insieme Speranza e Salvini, Berlusconi e Conte. Ovvero una maggioranza così ampia e così eterogenea che solo l'autorevolezza di Draghi è in grado di non far collassare. E, come noto, ad avere paura delle elezioni anticipate sono in tanti, primo fra tutti Renzi e i vari centristi, ma anche tantissimi parlamentari sparsi in tutti i partiti di maggioranza.

Ecco perché, secondo diverse fonti qualificate, proprio in queste ore sta tornando alla ribalta la candidatura di Pierferdinando Casini. Non a caso l'ex presidente della Camera, in passato nel Centrodestra poi eletto con il Centrosinistra nel 2018 al Senato, da mesi non parla di politica interna (guarda caso, e non è un caso) e, dettaglio molto importante, è un cattolico ex democristiano con ottimi rapporti Oltretevere. Non solo, Casini gode anche di relazioni internazionali, in particolare con Germania e Francia.

L'ex leader dell'Udc, a differenza di Giuliano Amato, Marta Cartabia e Paola Severino, potrebbe ottenere il sostegno di tutta la maggioranza di governo e, forse, perfino anche di Fratelli d'Italia. In definitiva bisogna vedere se i leader politici vogliono votare nel 2022 o arrivare alla fine della legislatura. Il voto a primavera porta dritto Draghi al Quirinale, le elezioni nel 2023 spingono Casini come successore di Sergio Mattarella.