Politica
Draghi, solito 'bla, bla, bla'. L'Italia non è quella che racconta il premier

Il presidente del Consiglio Draghi all'Assemblea Anci a Parma
Governo, Draghi racconta un Paese che va benissimo. La realtà, purtroppo, è un'altra
Chiacchiere. Chiacchiere. Chiacchiere. Il presidente del Consiglio Mario Draghi - baby pensionato Inpdap a 59 anni che allunga e di molto l'età lavorativa per i cittadini 'normali' che non hanno un passato da banchiere - riceve l'ennesima standing ovation, questa volta da parte dei sindaci prima per il suo intervento all'Assemblea Anci a Parma. Tante promesse, tante parole come "stiamo facendo, abbiamo stanziato" e il solito can can mediatico del main stream di giornaloni e tv compiacenti che lodano il presidente del Consiglio che finalmente sta risollevando l'Italia.
Guarda caso l'Unione europea, oggi che a Palazzo Chigi c'è un suo amico-alleato, segnala una crescita boom del Pil italiano pari al 6,2% e superiore alla media dell'Unione europea. Tutto bene? Tutto fantastico? Non proprio. Sul fronte della manovra economica, che ovviamente arriva in Parlamento in ritardo e blindata silenziando le Camere e umiliando la democrazia, abbiamo una riduzione delle tasse a dir poco ridicola e irrisoria - nessuna svolta tanto attesa da lavoratori autonomi e dipendenti -. Sulle liberalizzazioni il governo meraviglioso e stupendo di Draghi è riuscito a far infuriare molte categorie, ultima in ordine di tempo i tassisti che hanno annunciato uno sciopero generale per il 24 novembre.
Non solo, restando in campo economico, le modifiche al reddito di cittadinanza sono minime e marginali e guarda caso è proprio di oggi la notizia dell'ennesimo scandalo di furbetti. Un insulto a chi soffre davvero e soprattutto ai disabili e alle loro famiglie che dallo Stato hanno una miseria. Sulle pensioni Draghi ha trovato un compromesso con Quota 102 per l'anno prossimo per poi rimandare la riforma al 2023, e cioè al suo successore. Bravissimo, la vecchia regola del rinvio.
Non parliamo poi del tanto atteso assegno universale unico, quello della ministra renziana Bonetti, che avrebbe dovuto portare all'Italia in linea con i Paesi più evoluti sul tema del sostegno alle famiglie, ai figli e alla natalità, che, stando alle prime simulazioni, porta in molti casi a una perdita per i lavoratori rispetto alla situazione attuale (a meno che non abbiano tre o più figli) o a un guadagno esiguo. Il tutto con uno schiaffo assurdo e incomprensibile come il mancato intervento specifico a favore delle tante famiglie monogenitoriali (madri o padri vedovi) che avrebbero bisogno da uno Stato egoista un'attenzione particolare.