Politica
Elezioni, Europee e poi Emilia Romagna: continua la lunga gara elettorale
Marco Marturano
Prepariamoci a mesi di fuoco fino alle elezioni europee del 2019
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La comunicazione del cambiamento
2018/2019. Gli anni delle elezioni che cambiarono l'Italia
Archiviamo la prima intensissima metà di 2018 con il record di domeniche elettorali. Le elezioni politiche a marzo insieme alle elezioni regionali del Lazio, le elezioni regionali in molise, le elezioni regionali in trentino alto Adige, le elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia insieme al primo turno delle comunali friulane, i ballottaggi delle comunali friulane, i primi turni delle elezioni amministrative in.circa 800 comuni e infine la domenica dei ballottaggi delle stesse. Parliamo di 7 domeniche elettorali in meno di 4 mesi. Una vera abbuffata di votazioni che ha tendenzialmente raccontato di una cavalcata prima della lega e del movimento cinque stelle alle politiche e poi quasi esclusivamente del partito di Matteo salvini. Con una resistenza del centrosinistra civico più nel nord che nel centro Italia. Piu dove la lega non era presentabile come cambiamento ma come il potere consolidato o come l'esperienza rispetto a dove invece la lega con la leadership sostanziale assunta sul governo poteva passare come la forza anti sistema del cambiamento. E adesso?
Adesso ci sono in vista due sfide sulle quali si orienterà tutta la scena politica reale dei prossimi 18 mesi e sulle quali si giocheranno (come avvenuto da manuale nel mese prima del primo turno e nel ballottaggio) le vere intenzioni delle scelte politiche del governo salvini conte di maio. In primo luogo l'anno elettorale delle sette domeniche di votazioni vede il prossimo traguardo elettorale nella tarda primavera 2019, il 25 maggio, che può essere l' evento democratico veramente in grado di cambiare radicalmente Il senso della storia. Quel giorno si vota per le elezioni europee che più di sempre saranno tematizzate sullo scontro tra europeisti e antieuropeisti. Ma soprattutto nello stesso giorno si voterà per più di 4000 comuni su 8000. Ovvero si segna la rotta tra Europa e territori per una rimonta dei cinque stelle o del centrosinistra o di entrambi insieme. Oppure si conferma l'onda verde 2018. In quel giorno e nei ballottaggi di due settimane dopo la toscana sceglie per esempio cosa fare in due dei tre capoluoghi rimasti a guida centrosinistra in una delle regioni più rosse d'Italia, Firenze e Prato. E lo farà dopo che quella regione è passata in 4 anni da una maggioranza di centrosinistra in 10 capoluoghi su 10 a 6 capoluoghi a guida centrodestra e 1 a guida cinque stelle (Livorno, al quale si somma il sindaco m5s di Carrara). E poi si sceglie a bari, a cremona, a pavia, a perugia, a Matera, a Modena e in tanti tanti altri comuni rappresentativi di una storia o di un cambiamento di rotta già nel 2014. Quando il PD stravinceva le elezioni europee ma nei ballottaggi di due settimane dopo perdeva in comuni come Perugia, Padova, Matera, Livorno, cominciando a segnalare problemi che sarebbero poi emersi negli anni successivi. Ecco forse gli occhi e il lavoro di azione e comunicazione della politica di governo e di opposizione nei prossimi mesi forse si orienterà di più a preparare clima e competizione per quei 4000 comuni di quanto non si appassionerà solo della partita delle europee, che rimane una elezione più distante dalle passioni degli italiani di tutte le altre e soprattutto rispetto alla scelta del proprio sindaco.
E poi, rimanendo sul territorio più che sulla politica dei risiko europei, il secondo appuntamento storico del 2019 e dei prossimi 18 mesi è quello delle elezioni regionali dell'Emilia Romagna nell'autunno dell'anno prossimo. Elezioni per le quali l'attuale presidente della regione si è già reso disponibile alla ricandidatura e che quindi hanno già iniziato la campagna elettorale. La sfida vera di quell'elezione sarà quella di testare quanto il centrosinistra mantenga e reinventi la propria leadership in una delle regioni rosse italiane dopo i segnali già dati in direzione contraria nel Voto già delle regionali del 2014 quando l'astensione era il primo partito e il risultato dell'attuale presidente non superò (e di molto) neanche il 50%. Tendenza poi contraddetta da vittorie importanti di sindaci del centrosinistra anche al primo turno come Gnassi a Rimini nel 2016, ma confermata nelle elezioni amministrative di alcuni capoluoghi emiliani come Parma nel 2017 dove è stato riconfermato Pizzarotti o come Imola vinta dai cinque stelle poche settimane fa, nonché alle politiche del 4 marzo, dove in diversi collegi maggioritari il centrosinistra non ha vinto. Sarà una sfida vera e decisiva che verrà pochi mesi dopo quella dei tanti comuni che votano come detto in primavera e pochi mesi prima delle elezioni regionali della primavera 2020 dove votano diverse regioni. E tra queste regioni altre tre regioni rosse come toscana, marche e Umbria.
Prepariamoci a 18 mesi di fuoco fino alla sfida dell'Emilia Romagna e a cominciare da quella per Europa e comuni. In questi mesi assisteremo alla costruzione organizzata di un fronte europeo/locale per affrontare le elezioni europee e soprattutto quelle amministrative che sono lo spartiacque tra una egemonia assoluta del partito di Matteo salvini oppure la vittoria forse anche di un nuovo polo che ne mette insieme due al primo o al secondo turno delle.comunali.
prepararsi a queste sfide e' la prima grande priorità di chi oggi è all'opposizione e deve recuperare o ricostruire un rapporto sano e sensibile con i territori. E la priorità di chi oggi governa il paese e ha fatto la parte del leone in tanti comuni e regioni in questo 2018 e già nei due anni precedenti. Di certo non ci annoieremo.