Politica

Galloni: gli Stati Generali per svendere l’Italia. Pronti gli squali europei

di Antonio Amorosi

Una guerra civile tra poveri dietro l’angolo. Le ricette? Svendere lo Stato, Eni, Finmeccanica, l’acqua pubblica e i servizi essenziali. L’economista Galloni

Cosa bolle in pentola agli Stati generali dell’economia di Giuseppe Conte?

Ben poco di buono fa presagire lo scenario che ci offre il professor Nino Galloni, economista postkeynesiano, profondo conoscitore della macchina dello Stato. In sostanza, gli attuali gruppi dirigenti svenderanno i gioielli di famiglia per sopravvivere al loro destino altrimenti in discesa. E fare prestiti con l’Ue privatizzando e usando male i risparmi degli Italiani non sembra poi un’idea così nuova.

Nel tempo ogni gruppo politico è passato e si è rosicato un pezzo dell’Italia. Il governo attuale non sembra avere idee per contrastare la crisi economica post Coronavirus.

 

Per evitare una patrimoniale feroce, non resta che svendere l’Italia ai colossi europei, privatizzando pezzi dello lo Stato, gli enti locali, l’acqua pubblica, le imprese strategiche come Eni e Finmeccanica. Ma alla fine i soldi continueranno a mancare, alle persone e alle imprese.

Un milione di Italiani non ha ancora neanche visto la cassa integrazione e molte imprese non ripartono con il rischio di licenziamento di massa. Se gli italiani riceveranno mai soldi dalla Ue saranno sempre meno di quanto versato, troppo tardi e soprattutto in cambio di piani di “riforma” lacrime e sangue. La strategia di chi governa è prendere tempo e concentrarsi sul condizionare i media con nuove promesse e nuovi annunci. Gli Stati generali sembrano far parte di questo percorso.

 

Ne abbiamo parlato con l’economista postkeynesiano Antonino Galloni, conoscitore del sistema e della macchina dello Stato e allievo di Federico Caffé, uno dei principali diffusori della dottrina keynesiana in Italia. Galloni è stato funzionario di ruolo al ministero del Bilancio e della Programmazione Economica e direttore generale a quello del Lavoro, rappresentandoci anche all’OCSE. Docente presso l’ Università degli Studi di Roma, la Cattolica di Milano, la Luiss di Roma, le Università di Napoli, Modena e, in gioventù, ricercatore presso l'Università di Berkeley è autore di numerosi saggi a tema economico e con altri esperti è autore di un Piano di Salvezza Nazionale assieme con altri economisti e giuristi. E’ figlio di Giovanni Galloni, ministro della pubblica istruzione alla fine degli anni ‘80, esponente di punta della Democrazia Cristiana e vicepresidente del CSM.

 

Domani avranno inizio gli Stati generali dell’economia di Conte. Confermati i nomi della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dell’Europarlamento David Sassoli e la presidente della BCE Christine Lagarde. Non sembra che gli strumenti europei siano adeguati alle esigenze degli italiani e a quelle delle imprese che si fanno sempre più complicate...

“Qualche giorno fa il vicepresidente della Commissione Europea ha chiarito alcuni punti fondamentali: l’Italia avrà dei soldi non prima di un anno, spalmati su ulteriori 4 anni, a fondo perduto, per un ammontare inferiore a quanto l’Italia stessa versa all’UE e, per il resto, la parte più consistente, a debito; ma il tutto è condizionato ad una politica di ‘riforme’. Quest’ultimo è dunque l’aspetto più importante: leggasi condizionalità. Andiamo incontro a un taglio delle pensioni? A un ridimensionamento della pubblica amministrazione? Sicuramente vedo un processo di privatizzazioni di pezzi dello Stato”.

 

E’ apparso sulla scena anche il piano Colao. Che ne pensa?       

“Hanno fatto subito eco a questo scenario Colao con la sua choc economy, traduzione dall’inglese di ‘economia sciocca’, che prevede, per affrontare la tematica del debito e rispondere alle richieste della Commissione Europea: vendita dell’Eni, vendita di Finmeccanica, vendita delle altre quote statali di aziende floride, totale privatizzazione dell’acqua, svendita del patrimonio degli enti locali e dello Stato, messa a reddito delle riserve auree della Banca d’Italia. Questa, dunque, è la prima zuppa che bolle in pentola”.

 

Perché ce ne sono altre?

“E’ di pochissimo tempo dopo la proposta del Movimento 5 Stelle che insinua due emendamenti nella legge governativa di Recovery, capaci di recepire sostanzialmente, un punto fondamentale del Piano di Sviluppo Nazionale, il cosiddetto PSN proposto da me e altri economisti, che circola da qualche mese e ha raccolto decine di migliaia di firme: orientare i risparmiatori italiani a investire la propria liquidità verso una struttura pubblica che garantisca loro un rendimento in linea con quello dei titoli di Stato, ma il pieno mantenimento della liquidità. Esercitando tale diritto, si perderebbe solo il rendimento precedente, in cambio c’è l’impegno a non tassare o espropriare depositi e conti correnti degli Italiani. Questa è la seconda zuppa. La cosa importante da capire è che queste prime due zuppe sono tra loro del tutto incompatibili e che il futuro dell’Italia si gioca su questa scelta. Ma ci sarebbe anche una terza zuppa”.

 

Quindi gli italiani anche dopo la tragedia del Coronavirus rischiano davvero tasse a gogo, l’espropriazione dei depositi e conti correnti? E cos’è questa terza zuppa di cui parla?

“Sì. La terza zuppa è un misto di aumento delle tasse, patrimoniali più o meno feroci, sforbiciata ai depositi sopra i 100.000 euro, riduzione delle pensioni e degli stipendi pubblici, escluse le forze dell’ordine, sempre più necessarie a difendere il sistema dai cittadini”.

 

E’ un quadro inquietante...

“Torna l’argomento della prima zuppa, quella di Colao e dell’UE: se non volete una patrimoniale su flussi e consistenze private, accettate le cosiddette ‘riforme’ cioè una patrimoniale pubblica ovvero la privatizzazione di tutto ciò che restava in mano allo Stato ed agli enti locali. Se non volete le privatizzazioni, ecco l’eventuale terza zuppa da nostalgici di sinistra: si adotteranno tasse ai privati e la riduzione dei redditi delle persone. Un bel passo avanti verso la guerra civile tra poveri”.

 

E i 5 Stelle? Anche loro si muoveranno su questa strada?

“Nel governo albergano due anime incompatibili? O tre? Dipende se per governo intendiamo tutte le forze che vanno dalla maggioranza parlamentare agli assetti amministrativi ordinari e suppletivi, cosiddetto deep State e task force di Colao: in questo caso non si capisce cosa succederà o se c’è consapevolezza delle enormi contraddizioni appena descritte; nel caso in cui, invece, si intenda per governo solo la compagine ministeriale ed il suo supporto parlamentare, forse, sempre con un po’ di consapevolezza, si può comprendere quale dovrebbe essere la strada da intraprendere. La proposta del movimento, invece, assieme all’altra misura intelligente del governo, il credito d’imposta del 110% sui lavori immobiliari di tipo riqualificazione ecologica, che, anch’essa, si avvicina a qualche idea del PSN in tema di moneta o ‘quasi-moneta’ da affiancare all’euro, sembrerebbe la strada migliore: ma è incompatibile con le patrimoniali, in senso lato, ovvero richiede un ben diverso rapporto con l’UE”.

 

La convincono le misure dell’opposizione?

“L’opposizione parlamentare ha questa posizione: niente patrimoniali, taglio della burocrazia, drastica riduzione delle tasse; ma pare che il gettito si ridurrà, in mancanza di interventi, almeno del 30%, Francia e Germania hanno già anticipato tale fenomeno, mentre l’Italia aspetta l’UE. In realtà, si tratta di un programma non sufficiente perché si affida troppo al mercato. Tagliare le tasse va bene, ma questo taglio funziona se si introduce una moneta parallela, non a debito. Diversamente, nemmeno le imprese possono reggere e veder difeso il proprio fatturato. Le opposizioni sbagliano quando negano l’importanza della parte pubblica dell’economia. L’unica riforma possibile non è la riduzione delle norme e degli addetti del comparto, ma il capovolgimento dell’attuale sistema. Oggi, infatti, il cittadino viene richiamato con penalizzazioni, al rispetto delle norme che sono necessarie, invece dovrebbero essere i funzionari i responsabili degli adempimenti normativi, ovverossia, bisogna aiutare i privati a rispettare le norme stesse. Oggi potremmo accettare una filiera alimentare senza regole? No. Però basterebbe che l’amministrazione collaborasse diversamente con i produttori per aiutarli a rispettarle, invece di lasciar fare per poter comminare multe e sanzioni”.

 

Ma non ci sarebbero altre strade?

“Certo, che ci sono e le ho indicate nelle numerose interviste che ho rilasciato. La destra e la sinistra attingono diversamente alle tre zuppe descritte, aggiungendo dettagli alle due tipologie di patrimoniali contro lo Stato o contro i privati, eccetera. Un avvicinamento vantaggioso per i privati alla dinamica del debito pubblico che, a vedere le ultime aste dei titoli, pare già iniziato poderosamente sarebbe l’introduzione di una qualche moneta o quasi moneta, anche fiscale ‘parallela’; l’accoglimento delle richieste internazionali di ‘riforme’ potrebbe attuarsi puntando sulla inversione dei compiti dell’amministrazione prima accennata e un intenso impegno negli investimenti e nelle attività ambientali. Ecco la migliore delle zuppe possibili per avere una prospettiva non così nera, come l’attuale situazione di incertezza farebbe presagire”.