Politica

Gli italiani innamorati di Meloni l'hanno votata. E ora se la tengano

Di Paolo Diodati

Tra chi l'ha votata, già tanti, pentiti, dicono “Ma prima del voto diceva tutt'altro, come facevamo a pensare che fosse un trasformista tale...”

Inaspettata ed eccellente considerazione finale, un altro endorsement pro Giorgia, umoristico-dissacratore: “In Italia si risolverebbe l’annoso problema del debito pubblico se si potesse mettere un’imposta sul trasformismo. Questa tassa non c’è perché noi, inclusi i nostri media, abbiamo la memoria corta e pretendiamo poco dai politici che eleggiamo”. Bravo Mario: trenta e lode! Anche per la modestia nel mettersi tra gli italiani dalla memoria corta.

Belpietro e Giordano continueranno a tappare la bocca a ogni critico, col solito argomento imbattibile: gli altri sono peggiori del Meloni. Certo, se per altri ci si limita a guardare Giuseppe Conte e la Schlein, due che hanno clamorosamente sbagliato mestiere. Per garantirsi il voto dei disperati immigrati, continuerebbero a spendere quasi 8 miliardi l'anno per il reddito di cittadinanza: un'idea da paese di Bengodi che non vede o non ha pietà per i cittadini autoctoni in difficoltà.

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Qual è il ritorno di tutto questo girare per il mondo del nostro Meloni? Ora andrà da Xi, dopo aver sentito Biden affermare che è impaziente di stringere più rapporti con il partner che giudica, solito incosciente che è, il più affidabile. Affidabile uno che ha portato in guerra un popolo davvero pacifista e senza consultarlo? Un popolo a torto o a ragione, famoso per aver iniziato le ultime due guerre da una parte e finite dalla parte opposta?