Politica
Governo, non decollano i costruttori. O torna Renzi o si va dritti alle urne
Italia Viva centrale, decisivo il voto in Parlamento sulla relazione sulla giustizia del ministro Bonafede. Il caso Cesa-Udc irrompe sulla crisi
Primo punto: il Presidente Sergio Mattarella ha chiesto al premier Giuseppe Conte tempi veloci per la costituzione della cosiddetta quarta gamba del governo, dopo l'uscita di Italia Viva, e il rafforzamento della maggioranza. Punto secondo: la data chiave da segnare in rosso sul calendario è quella di mercoledì 27 gennaio quando in Parlamento si voterà la relazione sulla giustizia del ministro grillino Alfonso Bonafede che rischia seriamente di essere bocciata. Matteo Renzi ha chiesto ai suoi 4-5 senatori pronti a uscire per sostenere il presidente del Consiglio, o tornando nel Partito Democratico o andando nel nuovo gruppo contiano, di aspettare il voto sul Guardasigilli per bocciare la relazione di Bonafede e dimostrare all'intero governo (e soprattutto al presidente del Consiglio) che Italia Viva è indispensabile per sostenere l'esecutivo.
Il problema è che da quanto filtra questa mattina da Montecitorio il Quirinale avrebbe dato tempo solo fino a lunedì 25 per trovare i numeri per andare avanti, anche per evitare lo showdown sulla giustizia. A Conte servono almeno dieci senatori per poter proseguire con questo governo. Si parte dai 156 ottenuti con la fiducia a Palazzo Madama martedì scorso ai quali ne va aggiunto uno, 5 Stelle, malato di Covid. Ma poi si devono togliere i tre senatori a vita che, come noto, non partecipano sempre ai lavori parlamentari, soprattutto nelle commissioni. Si scende quindi a 154 e con gli ipotizzati dieci in arrivo si raggiunge quota 164, appena sofficiente per sopravvivere. Ma c'è più di un problema. La senatrice di Forza Italia Virginia Tiraboschi si è chiamata fuori proprio con un'intervista ad Affaritaliani.it (clicca qui) e quindi si scende a 163, mentre le dimissioni da leader dell'Udc di Lorenzo Cesa, a seguito della bufera giudiziaria di oggi, probabilmente impediranno ai tre senatori centristi di aggiungersi alla maggioranza (almeno così spiegano fonti governative qualificate). E così si scende drammaticamente a quota 160, sotto il quorum della maggioranza assoluta.
L'unico modo, quindi, per evitare il ritorno alle elezioni anticipate a maggio-giugno, evocate da Goffredo Bettini in caso di fallimento dell'operazione costruttori-responsabili, è recuperare i renziani, ma con un accordo con l'ex premier e non con l'uscita dei senatori di Italia Viva. Renzi in questo scenario chiederebbe un cambio radicale dell'esecutivo, anche se lui e Maria Elena Boschi farebbero probabilmente un passo di lato non entrando nella squadra. L'ipotesi più plausibile è quella di Teresa Bellanova che ritorna al ministero delle Politiche Agricole, Ettore Rosato che va alla Difesa e poi un dicastero per Davide Faraone, attuale capogruppo a Palazzo Madama. Nel mega-rimpasto per far rientrare Italia Viva, poi, ci sarebbe lo spostamento di Bonafede a Palazzo Chigi come sottosegretario con delega ai Servizi Segreti, che il premier cederebbe, e il ritorno del Dem Andrea Orlando in Via Arenula come Guardasigilli. Certo che soprattutto per i grillini, che da giorni dicono 'mai più con il traditore Renzi', sarebbe un grosso boccone amaro da ingoiare. Ma tutto piuttosto che tornare alle urne...