M5S, distruggere la Lombardi. Caso De Vito, lo zampino di Dibba e Di Maio
Il disegno di Di Battista, Di Maio, Taverna, Casalino e Baroni dietro il siluramento romano di Marcello De Vito che finì per favorire l'ascesa della Raggi
Frongia aveva portato addirittura a sostegno delle sue accuse un parere legale, che tuttavia non mostrò mai; e poi Virginia Raggi, ora sindaca, ed Enrico Stefàno. Fra i municipali, Marco Terranova (ora in Comune), Giovanni Boccuzzi (ora presidente del V municipio), Giuseppe Mannarà, Alessandra Agnello (ora in Comune) e Monica Lozzi (ora presidente del Settimo), gli altri erano perlopiù pesci in barile. In pochissimi difesero De Vito dopo lo scardinamento delle accuse: Teresa Zotta (ora consigliera comunale), Paolo Ferrara (sempre consigliere comunale e capogruppo) e alla fine Tamburrano disse una frase che non dimenticherò mai: ‘Ragazzi, ho visto cose che non mi piacciono. Se si votasse domani, io non vi voterei’.
“Ci fu poi una successiva riunione, in cui Frongia mostrò i muscoli dicendo che erano coperti, che potevano stare tranquilli, perché avevano dietro Rocco Casalino. Zotta e Ferrara si inalberarono e quest’ultimo disse che avrebbe chiesto l’espulsione di Frongia. Poi ovviamente non se ne fece nulla. Ma qual era lo scopo della congiura contro De Vito, e perché vi presero parte anche i parlamentari – a parte la Lombardi – e lo stesso Rocco Casalino? “Perché lo scopo ultimo” dice la fonte, “era quello di distruggere Roberta Lombardi e limitarne il potere, che sarebbe divenuto smisurato se il suo protetto fosse diventato sindaco di Roma, come si prospettava dai sondaggi.
Un potere, quello della Lombardi, che avrebbe messo in ombra e detronizzato deputati/e, aspiranti premier, senatrici idoli delle folle e anche comunicatori meno idolatrati ma pur sempre influenti. “De Vito mi raccontò personalmente che, prima della riunione/processo, fu convocato in parlamento, dove gli vennero mosse accuse a bruciapelo cogliendolo alla sprovvista davanti ai parlamentari (senza la Lombardi) e a membri fantomatici dello staff, che Marcello non aveva mai visto. Lui non seppe difendersi poiché colto di sorpresa. I parlamentari erano convinti che fosse colpevole di falso, di abuso d’ufficio, di peculato, cose di cui De Vito era innocente come poi dimostrò. In Campidoglio, in seguito chiesi a De Vito cosa sarebbe successo dopo che si era scagionato.
Lui mi rispose: ‘Io potrei denunciarli, ma mi hanno assicurato che prenderanno provvedimenti dall’alto e che chi mi ha accusato pagherà”. Ma Marcello fu ingenuo: l’idea di promuovere la Raggi a sue spese continuò e, alla fine, fu Virginia a prevalere nelle comunarie interne per poi diventare sindaca di Roma, con Frongia addirittura vicesindaco. A dimostrazione che dietro c’erano Casalino e altri, con lo scopo appunto di eliminare la Lombardi.
(Segue...)