Politica
Made in Italy, in arrivo la legge in Cdm: di cosa si tratta
L'obiettivo del governo è quello di rilanciare le imprese italiano, non solo puntando sul brand e il marchio, ma lavorando sulle "problematiche"
Si è molto ironizzato sulla nuova denominazione data al ministero dello sviluppo economico, guidato da Adolfo Urso. Ma dopo i primi sei mesi forse qualcuno si sarà dovuto ricredere, dal momento che il dicastero ha già ottenuto importanti risultati sia per i provvedimenti messi in campo e sia per le prospettive su quelli futuri, alcuni ormai in dirittura di arrivo. Come per esempio la nuova legge sulla microelettronica, che dovrebbe vedere la luce il prossimo febbraio.
Perché obiettivo del governo è quello di rilanciare le imprese italiano, non solo puntando sul brand e il marchio che da sempre contraddistinguono le eccellenze italiane nel mondo, ma anche sulle note deficienze che il mondo delle imprese è costretto a fare i conti. Innanzitutto cominciando con quella che pare essere diventato un mantra per il ministro Urso, e cioè quello di riuscire a rendere il nostro paese autosufficiente dal punto di vista energetico e del reperimento delle principali materie prime.
D’altra parte i numeri sono confortanti per quanto riguardo l’export dei nostri prodotti nel mondo Nel 2022 l’export Made in Italy ha registrato, secondo i dati ISTAT, un incremento del 20% rispetto al 2021, superando la quota di 600 miliardi di euro.Nel 2021 erano stati raggiunti i 516 miliardi di euro, con un +7,5% rispetto al 2019 pre-pandemia e un + 18,2% rispetto al 2020 (dati Rapporto ICE 2021-2022). Ma come si sa tutto ciò deve affrontare problematiche da decenni legate ad una burocrazia pletorica, una tassazione tra le più elevate in Europa in cambio di servizi certo non all’altezza. Una recente ricerca di Assolombarda ha stimato che «il costo della burocrazia varia dai 108 mila euro per una piccola impresa ai 710 mila euro per un’azienda di medie dimensioni”.