La diaria per il rimborso del soggiorno nella Capitale è di 3.500 euro al mese
La diaria per il rimborso del soggiorno nella Capitale è di 3.500 euro al mese per eletto. Si potrebbe risparmiare sui 68 romani, ma chi ha chiesto di rinunciare è stato respinto.
«E io pago...», direbbe Totò. Pur in epoca di spending review i nostri parlamentari continuano a chiudere un occhio se si tratta del loro portafoglio. Nelle pieghe della lenzuolata di legge che stabilisce il quantum del loro stipendio, resta una voce che fa lievitare la rabbia oltre che il conto in banca di deputati e senatori.
La voce in questione è «diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma» che va sommata, ovvio, allo stipendio base.
L' ammontare dell' aiutino?
3.503,11 euro a cranio per 12 mensilità. Che fa 42.037,32 euro all' anno a testa; che moltiplicato per 952 (630 deputati più 322 senatori) fa 40.019.528,64. Un fiume di denaro pubblico. L' obolo aggiuntivo ha una sua ratio: il parlamentare di Caltanissetta o di Bolzano, per seguire i lavori in Parlamento, deve soggiornare gran parte della settimana a Roma. E la Capitale costa: casa, bollette, cibo, bevande, ecc... Si badi bene, scrive il giornale: i collaboratori, gli uffici, il telefono, internet e collaborazioni varie fanno parte di un' altra fetta aggiuntiva di stipendio, chiamata «rimborso delle spese per l' esercizio di mandato». Ma torniamo alla diaria per il soggiorno a Roma. Si diceva che per chi è stato eletto lontano dalla Capitale ha un senso; ma gli eletti nelle circoscrizioni Lazio 1 e Lazio 2, presumibilmente già residenti in zona, perché dovrebbero acchiappare la mancia? E dire che sono un micro esercito: 26 senatori e 42 deputati (68 parlamentari) e azionando la forbice lo Stato potrebbe risparmiare un bel po': 2.858.537 di euro l' anno, 14.292.688,8 per tutta la legislatura.