Politica
Pd, dalla rottura con Conte al duello con Meloni: così si chiude l'era Letta
Enrico Letta cede il testimone alla guida del partito, ma assicura di rimanere e dare una mano. L'analisi dei due anni da segretario
Come riporta l'Agi, il 21 giugno, Luigi Di Maio lascia il Movimento 5 Stelle per fondare Insieme per l'Italia. Enrico Letta, dallo studio di Porta a Porta, si dice niente affatto sorpreso: "Noi abbiamo una certa esperienza di scissioni. Il Pd ha una storia di scissioni molto marcata", ricorda con una buona dose di autoironia il segretario dem. E aggiunge: "Quello che succederà lo capiremo nelle prossime settimane. Io sono massimamente rispettoso dei travagli delle altre forze politiche, spero soltanto che tutto questo non vada a vantaggio del centrodestra, che è già avvantaggiato domenica ai ballottaggi e alle prossime elezioni. Spero che ognuno giochi la partita essendo il più efficace possibile". La speranza del segretario che, proprio in quei giorni vede levitare il consenso del Pd, risulta mal riposta. A un mese di distanza dallo strappo di Di Maio, Conte innesca la crisi di governo sul termovalorizzatore di Roma annunciato dal sindaco Roberto Gualtieri e inserito nel decreto aiuti del governo. Si tratta pero', con ogni evidenza, di un mero 'casus belli', perchè i rapporti fra leader M5s e premier sono ai minimi da tempo.
Conte, ancor prima dello strappo in Senato, invia al presidente del Consiglio un memorandum in cui segnala nove punti irrinunciabili dell'azione di governo per il M5s. Non c'è traccia del Termovalorizzatore. Letta cerca di mediare, rimarca il lavoro dal Pd, con Andrea Orlando, per aprire un tavolo con i sindacati sul salario minimo, norma compresa nei novi punti di Conte. Il 21 giugno, tuttavia, al senato si consuma l'ultimo atto del governo Draghi. Letta accorre a palazzo Madama, dove è presente anche il ministro Dario Franceschini.
LEGGI ANCHE: Elezioni Lazio, Conte strappa col Pd: “Tenetevi D'Amato”, FdI “festeggia"